Jobs Act, ok dal Senato a delega. Spaccatura nel Pd

ROMA  – La commissione Lavoro del Senato ha dato l’ok finale alla legge delega sul lavoro. E’ stato quindi approvato anche l’emendamento all’articolo 4 presentato dal governo, che introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e modifica sull’articolo 18. Forza Italia si è astenuta. Sel e M5S erano uscite dalla commissione prima del voto per protesta. Il testo andrà in Aula martedì prossimo. 

L’obiettivo del governo è l’approvazione della legge delega anche in Parlamento, tuttavia il percorso non sembra essere facile soprattuto per quel che concerne l’art. 18.  Proprio in relazione  a questo sono fioccate critiche e si è venuta a creare una spaccatura all’interno del Partito Democratico.  Il vero nodo della questione  è che il provvedimento in discussione consentirebbe di superare l’articolo 18, inoltre il nuovo testo prevederebbe per le nuove assunzioni, con contratto a tempo indeterminato, tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. Maurizio Sacconi, Ncd, presidente della commissione Lavoro al Senato e già ministro del Lavoro, che  non ha mai fatto mistero del suo desiderio di abolire l’art. 18 dello Statuto, aveva detto di essere soddisfatto: “Il Jobs act, come emendato dal governo, consegna ad esso la possibilità di scrivere quel testo unico semplificato, la riforma dello Statuto dei lavoratori, che avevamo auspicato, cambiando tre articoli chiave: il 4, il 13 e il 18. Un terno secco”. E ancora: “E’ la migliore soluzione che io potessi auspicare. L’indennizzo in caso di licenziamento sarà proporzionato all’anzianità di servizio. Sparisce il reintegro”. “Mi auguro che entro novembre la legge delega sul lavoro sia consegnata al Governo”, ha detto Sacconi.

Riguardo la questione oggi il presidente del Pd, Matteo Orfini, su Twitter è stato molto chiaro: “I titoli del Job act sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo”. Ancor più netta è la posizione di Gianni Cuperlo che sottolinea: “Se gli innovatori sono la destra che pensa di uscire dalla crisi riducendo i diritti e la dignità di chi lavora, io penso sia giusto stare dall`altra parte. Se invece l`innovazione è mettere al centro l`estensione di quei diritti anche a chi ne è privo si apre non un sentiero ma un`autostrada. In termini di principio e strategie. Qua nessuno vuole arrestare l`azione del governo. Ma vogliamo capire cosa ci sarà scritto nel testo della legge delega sul lavoro e nei decreti attuativi”. Anche l’ex segretario Pd,  Pierluigi Bersani attacca sulla possibilità di abolire l’articolo 18, parlando di “intenzioni surreali”  che vanno chiarite”.  E dice: “In alcuni casi si descrive un’Italia come vista da Marte”. “Io vorrei ricordare che in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia, in Germania, esiste, ancorché non obbligatoria, la reintegra. Quindi non ci raccontassimo cose che non esistono», sottolinea Bersani. Ma il governo deve smentire l’intenzione di voler abolire l’articolo 18 per decreto? “Il governo deve chiarire quali sono i contenuti precisi, perché l’emendamento che è stato presentato, sulla carta, lascia aperta qualsiasi interpretazione”. Conclude Bersani.

A smorzare i toni del dibattito è comunque il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini dichiarando che la delega è in corso di perfezionamento e che il Partito democratico, nonostante le discussioni, si troverà assolutamente unito. Fiduciosa anche Debora Serracchiani: “Il tema del lavoro è delicato ma il Pd ha dimostrato di avere raggiunto una maturità importante come dimostrato sulla riforma del Senato e del Titolo V, per la quale abbiamo tenuto e bene. Anche sul lavoro lo faremo. Siamo andati avanti sul ddl delega e c’è stato un accordo su alcuni delicati articoli. Non sarà semplice ma siamo determinati a farlo”.”Può darsi – riconosce la vicesegretaria Pd – che non saremo tutti d’accordo ma questo non significa che non siamo in grado di trovare una sintesi da portare in Parlamento e dare agli italiani come il cambiamento che aspettano”.

Sul piede di guerra sono invece i sindacati, che hanno parlato di una possibile mobilitazione unitaria. Il segretario generale Maurizio Landini, intervenendo oggi ad un convegno a Cattolica organizzato dalla Spi-Cgil Lombardia, ha  annunciato che,  visti i recenti sviluppi sull’ipotesi dell’abolizione dell’articolo 18 nella riforma del lavoro, la manifestazione nazionale programmata dalla Fiom il 25 ottobre a  Roma “potrebbe essere anticipata”.

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