Jobs Act. Ok dal Cdm. Cuperlo, il governo eviti la fiducia. Damiano, scelta schizofrenica

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera per il voto di fiducia sulla Jobs Act. Sarà quindi il  ministro delle Riforme e del’Attuazione del Programma, Maria  Elena Boschi a portare la questione in Parlamento.

Il governo dovrebbe evitare la fiducia sul Jobs act, ribatte Gianni Cuperlo. Il parlamentare Pd risponde così quando gli viene chiesto quali possono essere le «conseguenze politiche» annunciate da Stefano Fassina in caso di fiducia sulla riforma: «Mi concentrerei sul merito, importante è fare una buona riforma. Non penso che il problema sia bloccare o rallentare una riforma del lavoro che è assolutamente necessaria. Però bisogna fare una buona riforma: io

faccio un appello ancora in queste ore al presidente del consiglio affinché si eviti il voto di fiducia su una materia delicata e complessa come la riforma del lavoro».  «La sala verde – aggiunge – si riapre forse un pò in ritardo, ma si riapre. Se si vuole discutere, utilizziamo queste ore per migliorare su punti di merito la riforma ed evitare il voto di fiducia. Ne uscirebbe rafforzato il governo, il Parlamento e soprattutto il Paese».

Sempre più critico Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro: «La scelta di mettere la fiducia sulla delega lavoro è grave e contraddittoria. Il governo chiude la porta alla discussione in parlamento, mentre apre – giustamente – il confronto con le parti sociali. Mi sembra un atteggiamento schizofrenico».

Intanto  il governo lavora per definire il maxiemendamento che dovrebbe presentare domani, un testo nel quale, secondo quanto si apprende, non comparirà il passaggio che garantisce il reintegro per i licenziamenti

disciplinari. Da diverse fonti Pd si assicura che quel passaggio, il punto chiave dell’ordine del giorno votato dalla direzione democratica lunedì scorso, verrà affidato solo ad una dichiarazione pubblica e solenne del governo, forse del ministro Giuliano Poletti in Aula o dello stesso Matteo Renzi. Un impegno verbale a prevedere, nei decreti attuativi, il mantenimento del reintegro per «alcune fattispecie particolarmente gravi» di licenziamento disciplinare.

Il governo, spiega una fonte Pd, non poteva mettere la fiducia sul testo già uscito dalla commissione Lavoro, perché la minoranza Pd non lo avrebbe accettato, ma non poteva nemmeno recepire nel suo maxi-emendamento l’ordine del giorno votato dalla direzione democratica, perché si opponeva Ncd. Per questo, si è scelta una soluzione di compromesso: solo un impegno verbale sui licenziamenti disciplinari e accoglimento di alcuni emendamenti della minoranza nel maxi-emendamento. 

In particolare, dovrebbero il governo dovrebbe far propri emendamenti della minoranza Pd sui voucher, sul controllo a distanza e sulla necessità di varare contestualmente alla riforma dell’articolo 18 per i nuovi assunti anche i decreti attuativi per i nuovi ammortizzatori sociali.  Secondo fonti Pd del Senato il governo già domani sera potrebbe porre la fiducia sul nuovo testo corretto con il maxi-emendamento. Una tempistica che permetterebbe a Renzi di presentarsi al vertice sul lavoro di mercoledì a Milano con l’ok del Senato sul Jobs act.

Fiducia traballante

Tuttavia il presidente del Consiglio dovrà far leva su tutta la maggioranza per ottenere il più ampio consenso. Per questo motivo sono in  programma diversi incontri con gli esponenti della maggioranza al Senato. «La fiducia è un passaggio obbligato” – afferma il senatore del Pd Andrea Marcucci. E poi: “Il jobsact è una priorità, il Parlamento deve approvare la riforma al più presto per fornire al Governo Renzi gli strumenti per cambiare il mercato del lavoro. Nel Pd prevarrà il senso di responsabilità, la legge delega verrà incontro a molte delle questioni indicate dal documento della direzione dem». 

Diversa l’opinione di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera: “La delega è generica e confusa. La minoranza del Pd promette battaglie, nessuno vuole la fiducia, Renzi la vuole per fare bella figura a Milano al prossimo meeting europeo. Con queste premesse non si va da nessuna parte».  

Incontro con i sindacati

Nel frattempo domani mattina  il premier Matteo Renzi incontrerà alla Sala Verde a Palazzo Chigi, i segretari generali delle organizzazioni sindacali, Susanna Camusso per la Cgil, Raffaele Bonanni per la Cisl, Luigi Angeletti per la Uil e Geremia Mancini per l’Ugl. All’incontro partecipa il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti. «Si può anche non essere d’accordo, a me basta concludere», ha ribadito  Renzi . E popi: «Mi dà un po noia l’idea che si chiacchiera intorno a questi tavoloni, io voglio concludere con i sindacati », osserva Renzi. «Anche loro devono cambiare.  Vorrei che i sindacati dessero una mano, non voglio come dice qualcuno scardinare il mercato del lavoro». «Anche i sindacati – aggiunge – hanno un pò perso il rapporto col territorio». 

Condividi sui social

Articoli correlati