Sciopero generale, successo della Cgil. Camusso: “In piazza Italia che non si piega”

NAPOLI – In piazza «c’è l’Italia che non si piega, non si arrende». Dal palco allestito in Piazza Dante, nel centro di Napoli, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, parla ai manifestanti che hanno sfilato in corteo in occasione dello sciopero indetto dalla sua organizzazione. Una manifestazione partita da Porta Capuana, poco dopo le 9.30, che ha attraversato le strade centrali della città. Alta la partecipazione anche se la Cgil cifre non ne fornisce. Striscioni, bandiere del sindacato, canzoni e gruppi organizzati provenienti anche da altre parti della regione. A salutare la Camusso anche Antonio Bassolino, ex presidente della Giunta regionale campana.

In corteo anche altri esponenti politici come consiglieri di Regione, Comune e Provincia. «Noi questo Governo non lo meritiamo – ha sottolineato la Camusso – Loro pensano che sia una proprietà privata e ci considerano sudditi a cui spremere risorse». Uno alla volta, la Camusso spiega i motivi in base ai quali «questo Governo dice solo bugie». A cominciare dai «problemi che aveva detto di voler risolvere qui a Napoli e invece li sta utilizzando in campagna elettorale per scaricarli sulle istituzioni locali». Le «bugie» sulla Libia perchè, a suo avviso, «è stato detto che l’arrivo di persone che venivano qui in cerca di libertà e democrazia, sarebbe stata una occupazione, ma è stato raccontato solo per creare paura». «Un Paese civile – ha affermato – si schiera al fianco e non contro i venti di libertà che spirano nei paesi del Mediterraneo». Poi è il turno del Piano Sud che «è stato presentato tante volte». «All’inizio avevano detto che si sarebbe trattato di 100 miliardi – ha ricordato – poi che erano fondi europei e sappiamo benissimo che nella notte sono continuate le contrattazioni con la Lega Nord per spostare di nuovo risorse destinate al Mezzogiorno in quella parte del Paese». Precari, giovani, lavoratori della scuola: la Camusso non esclude nessuno e per ognuno il Governo dovrebbe «garantire certezza». «Saremo in ogni luogo in cui sarà difesa la Costituzione – ha proseguito – Per difendere la scuola, l’unità del Paese, per la legalità». Tante le sigle e le categorie. Come i lavoratori della sanità che hanno portato in corteo una barella con un manichino e il cartello «Fate presto stanno per finire». Un corteo pacifico quello che ha attraversato Napoli. In piazza Bovio, davanti al comitato elettorale di Gianni Lettieri, candidato sindaco del centrodestra, dove la scorsa settimana è stata fatta esplodere una bomba carta, le forze dell’ordine erano schierate in tenuta antisommossa. Ma non si sono registrati momenti di tensione oltre a qualche slogan contro il centrodestra.

Landini (Fiom): “Continuare la battaglia sui diritti”

«La riuscita dello sciopero generale e la straordinaria partecipazione che si è avuta nelle piazze in cui si sono svolte le nostre manifestazioni ci chiedono di continuare questa battaglia per il lavoro, la democrazia, i diritti e il Contratto nazionale, oltrech‚ per cambiare il Governo di questo Paese e contrastare le azioni confindustriali». Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini al termine del comizio a Reggio Emilia affermando che siamo di fronte a una «emergenza democratica». «Dobbiamo difendere – ha detto – la nostra Costituzione. Occorre rappresentare i giovani e combattere la precarietà. Per questo la Cgil deve offrire un terreno di riunificazione delle lotte e dei diritti nel lavoro. Bisogna combattere la pratica degli accordi separati. Servono un’intesa e una legge sulla rappresentanza. La democrazia, cioè il diritto e dei lavoratori di votare in modo libero le piattaforme e gli accordi, è la condizione per ricostruire l’unità sindacale».

Nichi Vendola: “Esaltata la centralità del lavoro”

«Il riuscitissimo sciopero della Cgil ha riportato all’attenzione di tutti la centralità del lavoro»: lo ha detto a margine di una manifestazione politica di Sel oggi, a Ronchi dei Legionari, il leader del partito, Nichi Vendola. «Ma pare – ha aggiunto – che il Parlamento non si sia accorto di nulla, perchè è stato separato scientificamente dalle domande della società. Questa classe dirigente è paralizzata e i ministri di questa Repubblica irridono a un fatto democratico fondativo dello spirito pubblico, come è lo sciopero generale». Secondo Vendola, allora, il problema diventa la necessità di costruire un’alternativa e al riguardo ha citato il Capo dello Stato: «Dobbiamo creare un’alternativa credibile, affidabile e praticabile – ha detto – sulle questioni che interrogano pesantemente la vita dei cittadini, quali quella del lavoro. In un Paese come il nostro, che dovrebbe far fronte a sfide gigantesche, ci si barrica invece dietro una politica malata di provincialismo, esperta solo di risse. Siamo di fronte alla necessità che la politica batta un colpo».

Di Pietro (Idv): “Le ragioni dei lavoratori”

«Oggi milioni di lavoratori hanno aderito allo sciopero generale indetto dalla Cgil. Manifestano in tutte le città d’Italia e anch’io ho manifestato con loro, a Milano. Molti criticheranno questo sciopero, accuseranno la Cgil, che lo ha organizzato, e i lavoratori che aderiscono, di essere rimasti al secolo scorso e di non capire la modernità. Ma la verità è che hanno capito anche troppo bene cosa s’intende per ‘modernita» e scioperano perchè rispetto al Novecento vogliono andare avanti, non tornare indietro fino all’Ottocento, quando i lavoratori erano schiavi senza diritti«. È quanto scrive sul suo blog il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. »Hanno ragione a scioperare – afferma Di Pietro – perchè da anni sono stati lasciati soli a reggere il peso della crisi, mentre il governo che aveva il dovere di fronteggiarla e di aiutarli era troppo occupato a salvare il presidente del Consiglio dai processi per pensare ai cittadini messi in ginocchio dalla crisi. Hanno ragione a scioperare perchè vivono in un Paese in cui una piccola parte dei cittadini, il 10%, è molto ricca e diventa sempre più ricca mentre il resto, il 90% è sempre più povero. Hanno ragione a scioperare perchè vivono in un Paese in cui i salari sono i più bassi d’Europa, ma la disoccupazione, specialmente tra i giovani, è la più alta«. Per Di Pietro, i lavoratori »hanno ragione a scioperare anche perchè capiscono che un governo che ammazza la ricerca, distrugge la scuola e non è capace di immaginarsi politiche economiche nuove, condanna al declino l’intero Paese, gli toglie anche la speranza, lo deruba del futuro. Questo governo, corrotto e incapace, è il tappo che impedisce al Paese e all’economia di ripartire. Per questo il miglior augurio che posso fare ai lavoratori in sciopero e a noi tutti è che la protesta e la mobilitazione di oggi siano l’inizio della fine per questo governo«.

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