G8. Diaz,15 anni per accertare quello che tutti sapevano

ROMA – Dopo la condanna di tortura da parte della Corte Europea sulle violenze compiute la notte del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova, si è riacceso il dibattito su uno dei fatti più brutali in cui pochi hanno ancora pagato.

“Le condanne italiane prima ed europee ora – ha detto Francesco Caruso, portavoce della Rete No Global all’epoca del G8 di Genov, – confermano quello che denunciammo gia’ poche ore dopo le torture subite da manifestanti inermi nella scuola Diaz“. “Quindici anni per accertare quello che tutti sapevano e’ un tempo vergognosamente troppo lungo – aggiunge – Renzi tace e anche questo e’ vergognoso. L’omicidio di Carlo Giuliani e’ rimasto impunito e questa e’ la ferita maggiore che rimarra’ indelebile nella memoria collettiva di una generazione che ha avuto il coraggio di denunciare gia’ allora gli effetti nefasti della globalizzazione neoliberista, oggi sotto gli occhi di tutti, e proprio per questo hanno provato a terrorizzarci con le torture, gli arresti e l’omicidio di Carlo”.

Ed è anche la madre di Carlo, Heidi Giuliani ad interventire: “I fatti della Diaz  fecero emergere con evidenza l’uso di un ‘sistema Genova’, cioè la criminalizzazione di chi protesta, che ancora oggi viene usato spesso come dimostrano i fatti di Niscemi e della Val di Susa”.

“Le mamme di Niscemi che protestano contro il Muos sono state picchiate e adesso hanno avuto dal tribunale ragione perchè il Mous non poteva essere installato in Sicilia. Il ‘sistema Genova’ viene usato anche in Val Susa – ha detto ancora Haidi Giuliani – dove i cittadini che si oppongono a un’opera assolutamente inutile, se non ad arricchire i soliti noti, vengono criminalizzati”. “Quelli che protestano, vecchietti, sindaci, residenti, vengono assaliti, denunciati, picchiati e dovranno pagare cifre esorbitanti per i danni. Salvo che, tra dieci anni, salterà fuori che l’opera è inutile e dannosa. E badate, non è vero che si dice solo no. In Val Susa ci sono molte proposte alternative” ha detto ancora la mamma di Carlo Giuliani. “Oggi la nuova protesta è quella dei ‘no triv’ che vogliono impedire di fare diventare le coste italiane un gruviera per trovare gas e petrolio. Fotovoltaico e eolico naturalmente restano all’ultimo posto”.

Anche i Verdi sono intervenuti dopo la sentenza. “Alla luce della sentenza della Corte di Strasburgo è sconvolgente pensare che chi si è reso responsabile delle atrocità della Diaz, una delle pagine più cupe per la storia italiana in cui si è verificata una vera e propria sospensione del nostro stato di diritto, svolga ancora le proprie funzioni e che chi politicamente ha dato copertura a quelle atrocità abbia ancora un seggio in parlamento”. Lo dichiarano i co portavoce dei Verdi Luana Zanella e Angelo Bonelli che concludono: “Il Parlamento italiano approvi immediatamente una legge per introdurre nel nostro ordinamento il reato di tortura: vergogne come quella a cui abbiamo assistito durante il G8 di Genova non devono mai più ripetersi”.

“L’odierna condanna dell’Italia – dichiarano invece i membri M5S della commissione Giustizia,  –  consegna l’Italia alla lista dei Paesi non democratici. E’ una vergogna che ad oggi non ci sia un reato di tortura, ma sarebbe ancora più vergognoso concludere una legge inefficace come quella formulata con l’attuale testo che presto verrà votato alla Camera. Ma è possibile rimediare”.  “Domani, alla Camera dei Deputati svolgeremo una conferenza stampa affinché la legge sul reato di tortura in votazione giovedì 9 possa essere ripulita da incisi che in combinazione tra loro renderanno l’accertamento del reato difficile se non impossibile. Proponiamo che i nostri emendamenti vengano accolti per avere da una parte una legge efficace verso uno dei crimini più odiosi, e dall’altra parte per dare un segno di unità delle forze politiche su un reato che non ammette divisioni, specie dopo l’accettazione non facile, da parte del M5S, della formulazione del reato comune con aggravante, rispetto a quello del “doppio binario”, formulata dal Professor Padovani. Un passo avanti importante verso la maggioranza, ci auguriamo che a questo punto ci sia una reale volontà di lavorare insieme”, chiudono i deputati M5S. 

Contro l’Italia tuona Amnesty International: “La sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha qualificato come ‘tortura’ le violenze compiute la notte del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova, è un monito alle istituzioni italiane a fare presto e bene, dopo oltre un quarto di secolo di ritardo nell’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano” ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.  “Un ritardo rilevato e stigmatizzato dalla stessa Corte europea, nella sentenza che ha dato ragione al ricorso di Arnaldo Cestaro, una delle vittime dei pestaggi seguiti all’irruzione notturna nella scuola Diaz, uscitone in barella con diverse fratture. Il collegamento tra la violazione dei diritti umani e l’assenza del reato di tortura emerge con evidenza dalla lettura della sentenza.  Dal 1989, quando venne pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la legge di ratifica della Convenzione Onu contro la tortura, Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani chiedono al parlamento di onorare l’impegno assunto all’epoca.   Le cronache dei 25 anni successivi ci parlano di rinvii, annacquamenti, emendamenti vergognosi ai vari tentativi, tutti vani, di introdurre il reato di tortura nel codice penale.Ciò che successe alla Diaz, e con ancora maggiore evidenza e gravità nella caserma di Bolzaneto nelle ore e nei giorni immediatamente successivi ci dice che la presenza del reato di tortura nel codice penale avrebbe, allora (e in seguito in ulteriori casi), fatto la differenza: evitato la prescrizione, fatto emergere anche sul piano della sanzione la gravità degli atti commessi dai pubblici ufficiali giudicati responsabili (ma di altri reati…).   All’esame dell’Aula della Camera vi è ora un testo che ha certamente qualche limite ma che rappresenterebbe, se fosse approvato anche dal Senato, un grande passo avanti rispetto alla situazione attuale. E non possiamo certamente permetterci che un’altra Legislatura fallisca nel compito fondamentale di assicurare che una delle violazioni più gravi dei diritti umani sia adeguatamente punita.   L’auspicio è che il parlamento italiano voglia cogliere l’ennesimo appello, proveniente stavolta dal massimo organo di giustizia europeo, a fare presto e bene” – ha concluso Marchesi.

Arriva la condanna anche per Bolzaneto

Ma non è tutto. Le sentenze della Corte europea dei diritti umani sui fatti avvenuti a Genova dopo il G8 non sono ancora finite. Davanti ai giudici di Strasburgo pendono altri due ricorsi presentati da 31 persone che affermano di essere state torturate nella caserma di Bolzaneto.     Questi ricorsi – che portano il nome di Azzolina e altri contro Italia e Kutschkau e altri contro Italia – sono stati notificati

al governo contemporaneamente a quello presentato da Arnaldo Cestaro. La Corte non ha ancora deciso ufficialmente  quando emetterà le sentenze, ma fonti di Strasburgo interpellate dell’Ansa affermano che non tarderanno molto ad arrivare.

Nei due ricorsi sono descritte, per ciascuno dei 31 ricorrenti (donne e uomini di varie nazionalità), le lesioni e le angheria subite dalle forze dell’ordine a volte – secondo quanto sostenuto nelle azioni legali – anche grazie al comportamento del personale medico.  I ricorrenti chiedono alla Corte di Strasburgo, come ha fatto Cestaro, di riconoscere che nei loro confronti sono stati compiuti maltrattamenti equivalenti a torture. Inoltre domandano che l’Italia sia condannata per non aver rispettato l’obbligo di inserire nel suo ordinamento il reato di tortura, una lacuna che avrebbe finora consentito ai responsabili di rimanere impuniti.

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