Buona Scuola. Il 5 maggio in piazza una legge sbagliata

ROMA – Un grande sciopero della scuola. E’ quanto annunciano i sindacati uniti, che oggi si sono riuniti in Piazza Santi Apostoli.

Il 5 maggio il mondo della scuola incrocerà le braccia contro il disegno di legge su “La Buona Scuola”, che – a detta dei sindacati – va rivisto radicalmente. Lo hanno annunciato i segretari generali di FLc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda e Snals che insieme a 5 rappresentati sindacali di scuola hanno parlato alla manifestazione. Lo sciopero del 5 maggio al quale hanno già aderito i segretari generali di FLc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda e Snals, “sarà un punto d’arrivo, ma non certo la fine, di una mobilitazione che è già in corso, e che è iniziata a marzo con iniziative territoriali, lo sciopero delle attività non obbligatorie, la discesa in piazza delle RSU di tutta Italia di questa mattina: una mobilitazione che non si fermerà se le cose non cambieranno”. “Non è una riforma (né tantomeno una buona scuola) quella che si fa senza coinvolgere veramente i lavoratori che ci lavorano ogni giorno, ascoltando i loro bisogni”, denunciano i sindacati. “Non è la “vera scuola”. I grandi assenti di questo disegno di legge, come un reale piano di investimenti e un piano di assunzioni anche per il personale ATA, rischiano di compromettere il futuro della scuola italiana. “I sindacati e i lavoratori chiedono l’immediata stabilizzazione dei precari – ha dichiarato Domenico Pantaleo, segretario generale FLC CGIL –, il rinnovo del contratto, e che si realizzi, finalmente, una scuola autonoma, libera da molestie burocratiche e basata sulla partecipazione e la cooperazione tra i soggetti che operano nella scuola e nel territorio. Del disegno di legge va cambiato tutto e noi non possiamo più aspettare”. 

“Anche gli universitari riempiranno le piazze del 5 maggio” – afferma Alberto Campailla, portavoce di Link Coordinamento Universitario – “La riforma della scuola rispecchia le indiscrezioni che stanno emergendo sulla futura riforma dell’università: l’aumento della quota premiale fino al 30%, che aumenta la competizione tra Atenei, e la probabile implementazione del “Prestito d’Onore”, significa continuare a favorire le disuguaglianze e non capire nulla delle reali esigenze dell’università italiana. Come sulla scuola occorre ripartire dal diritto allo studio universale!”

E’ necessario costruire una riscossa democratica a livello europeo che parta dalla gratuità dell’istruzione, dal reddito minimo, da un lavoro di qualità e pagato, dalla definizione di un modello di sviluppo fondato sulla giustizia ambientale, sulla democrazia dei territori, sulla rottura con le politiche di austerità – conclude Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – “Il Governo non può pensare di compiere ulteriori forzature democratiche. Stiamo mobilitando non solo il mondo della conoscenza ma tutto il Paese a favore di un’idea nuova di scuola, democrazia e lavoro.

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