Medioriente nella bufera. Dall’Egitto allo Yemen la protesta continua

Non si placano le manifestazioni in Medioriente tanto meno nel Maghreb. La cronaca di queste utlime ore

IL CAIRO – Migliaia di egiziani hanno manifestato in piazza Tahrir al Cairo per “l’Unità nazionale” tra musulmani e cristiani, dopo le violenze interreligiose che hanno fatto 15 morti la settimana scorsa .
Un enorme striscione, con una croce e una mezzaluna intrecciate, è stato appeso tra due palazzi della piazza.
Sabato scorso 15 persone sono state uccise e oltre 200 sono rimaste ferite quando i musulmani hanno attaccato alcune chiese nel quartiere di Imbaba al Cairo. La violenza esplosa ha fatto riaccendere le preoccupazioni circa la stabilità del Paese e ha sollevato un’ondata di proteste internazionali.

I manifestanti chiedono l’applicazione della legge e uno di loro brandiva un cartello proclama “La gente vuole lo Stato di diritto”. Tra la folla tante le bandiere siriane e libiche in segno di solidarietà con i popoli di questi paesi, ma anche bandiere palestinesi, a sostegno “della riconciliazione palestinese”.
Islamabad – Il bilancio delle vittime del duplice attentato odierno contro le Guardie di frontiera pachistane nel distretto di Charsadda, nel nord-ovest del Pakistan, è salito a 87 morti e oltre 100 feriti…
L’attacco “per vendicare Osama bin Laden” è stato rivendicato dal Tehrik-i-Taliban Pakistan (Ttp), la più importante organizzazione clandestina islamica pachistana, guidata da Baitullah Mehsud, molto vicina ad Al Qaida.

Miranshah (Pakistan) – La fine di un corso di formazione si è trasformato in tragedia per decine di reclute della Guardia di frontiera del Pakistan, vittime di un duplice attentato realizzato oggi dai talebani nell’area (tehsil) di Shabqadar, a circa 35 chilometri da Peshawar, capoluogo della provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa. Un bilancio provvisorio delle vittime parla di almeno 87 morti, praticamente tutte reclute, ed un centinaio di feriti, molti dei quali in gravi condizioni.

La cruenta operazione, a cui ha partecipato almeno un kamikaze, sembra essere la prima risposta all’uccisione il 2 maggio da parte di un commando militare americano di Osama bin Laden ad Abbottabad.
L’azione è stata rivendicata in una telefonata ad una agenzia di stampa internazionale dai talebani pachistani alleati di Al Qaida.
Da una prima ricostruzione dei fatti emerge che le esplosioni sono state molto ravvicinate e che la prima è stata causata da un attentatore suicida in motocicletta che si è schiantato contro l’ingresso dell’edificio delle Guardie di frontiera, da dove stavano uscendo le reclute che si accingevano a salire su alcuni autobus per un periodo di congedo. Qualche momento dopo è avvenuto un secondo scoppio di natura indeterminata. Il capo della polizia del distretto di Charsadda, Nisar Khan Marwat, ha indicato che le reclute erano tutte in abiti civili, appunto perchè si accingevano ad usufruire di un congedo di dieci giorni.

Damasco – La Siria ha vissuto l’ennesimo venerdì di protesta contro il regime di Bashar Al Assad. E come accade ormai da settimane, le forze di sicurezza hanno represso con violenza le manifestazioni.
L’attivista per i diritti umani Wissam Tarif ha raccontato che a Homs, dove ieri cinque persone erano morte sotto il fuoco dei carri armati, si sono formati cinque diversi cortei che hanno cercato di raggiungere la piazza principale detta del Nuovo orologio.

Manifestazioni si sono svolte anche nel nord, nelle città di Raqqa, Idlib e Manbji, nei pressi di Aleppo. Soldati e uomini dei servizi di sicurezza sono stati dispiegati in modo massiccio in tutte le regioni del Paese. Secondo un testimone, nella città costiera di Baniyas, nel nord-ovest, accerchiata da sabato scorso dall’esercito, più di 2.000 soldati hanno occupato la piazza, mentre gli abitanti manifestano nelle strade adiacenti.
L’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti dell’uomo ha ribadito quanto da tempo chiede al governo siriano, ovvero: interrompere le operazioni per “mettere a tacere gli oppositori”.
La repressione prosegue anche sul fronte degli arresti degli attivisti, da Deir Ezzor nell’est, a Lattakia nell’ovest, fino a Kamichli nel nord-est e a Deraa nel sud, dove ha avuto origine il movimento di contestazione.
Yemen. La protesta continua anche nello Yemen. Tre oppositori al presidente yemenita Ali Abdallah Saleh sono stati uccisi da un gruppo di militari a Ibb, a sud-est della capitale San’aa. Il presidente yemenita ha dichiarato ai comandanti militari che lo Yemen potrebbe giungere alla guerra civile, a causa di quelli che ha definito gli sforzi per “un colpo di Stato” contro il suo regime.
Da settimane oramai diversi alti gradi delle forze armate si sono schierarate a favore di coloro che chiedono un cambiamento democratico, chiedendo che Saleh, al potere da decenni, abbandoni il suo posto.
La risposta non si è fatta attendere, “ci difenderemo con tutte le nostre forze e con tutti i mezzi”, ha minacciato il presidente dello Yemen, mentre a Sanaa si radunava una folla di oppositori in occasione della preghiera del venerdì.

“Non resteremo con le mani in mano di fronte ai fuorilegge”, ha detto, definendo gli oppositori dei “sabotatori”. “Risponderemo alla sfida con la sfida. Chiunque vuole il potere dovrebbe recarsi alle urne…basta giocare con il fuoco”.
In Bahrain invece la stretta sulle proteste cresce. Il Kuwait ha inviato alcune navi a sostegno delle forze di sicurezza del Bahrein, non specificando le finalità din una sinmile presenza nelle coste dell’isola.
Le forze congiunte del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), alleanza politico-economica composta da Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Oman, sono già presenti in Bahrein dal 14 marzo con 1.000 soldati sauditi e 500 poliziotti degli Emirati.
Il segretario generale del Ccg, Abdul Rahman Al Attiyah, ha dichiarato che non esiste un calendario per la permanenza delle unità del cosiddetto “Scudo” in Bahrain, presenza duramente criticata dall’Iran e dalle comunità sciite della regione.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe