Marò. L’India accusa l’Italia, un Paese che non mantiene la parola

AMBURGO – Il caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri di Marina accusati dell’omicidio di due pescatori indiani nel Kerala, è giunto ieri al Tribunale Internazionale del Mare di Amburgo, al quale nella prima udienza le delegazioni hanno presentato le memorie scritte oltre alle esposizioni orali delle rispettive posizioni.

Questa mattina si è aperta al seconda udienza, nella quale proseguirà la discussione; il dibattimento dovrebbe concludersi alle 18. Nel documento presentato in tribunale il governo italiano sottolinea il proprio diritto di “giurisdizione esclusiva” sull’incidente dell’Enrica Lexie, ivi compresa la giurisdizione criminale sui fucilieri di Marina imbarcati a bordo della nave; nonché il diritto all’immunità – rispetto alla legge indiana -di cui godono i militari in quanto “funzionari dello Stato nell’adempimento di compiti ufficiali legalmente autorizzati”. Roma sostiene dunque che la condotta tenuta dalle autorità e dalla magistratura indiane viola i diritti italiani in modo duplice: in quanto esercizio di giurisdizione non applicabile e in quanto interferenza illegale nell’esercizio di giurisdizione da parte italiana. In particolare, il governo italiano sottolinea come Girone venga “a tutti gli effetti pratici trattato come un ostaggio e trattenuto in India nonostante la mancata presentazione di alcun capo d’accusa” da parte della magistratura indiana.

Le richieste italiane sono dunque che Nuova Delhi rinunci a qualsiasi misura amministrativa o penale nei confronti dei due militari, e si astenga dall’esercitare ulteriormente qualsiasi forma di giurisdizione sulla vicenda, restituendo ai due fucilieri la libertà di movimento. Il documento indiano da parte sua accusa l’Italia di avere fatto tutto quanto in suo potere per rallentare il procedimento giudiziario, e dunque di non potersi presentare allo steso tenmpo come vittima di tali ritardi; inoltre, ricorda come già due volte Roma abbia violato gli impegni assunti con Nuova Delhi, prima vietando agli altri fucilieri di Marina presenti a bordo dell’Enrica Lexie di testimoniare in tribunale, e successivamente trattenendo in Italia i due militari – fatti rimpatriare per poter votare alle elezioni politiche del febbraio 2013 – nonostante la promessa del loro immediato ritorno, poi avvenuto nel marzo successivo.”Il tentativo italiano di presentarsi come vittime”, conclude la memoria indiana, “è totalmente infondato”: “Le vere vittime dell’incidente sono i due pescatori uccisi dai fucilieri di Marina italiani, non i militari che da parte loro hanno sì sopportato alcuni inconvenienti legati al loro status di accusati omicidio; inconvenienti tuttavia in linea con il loro status e non paragonabili alla sofferenza e alla perdita sofferte dalle vittime e dalle loro famiglie”. Ma non è tutto l’India.

L’Italia è stata accusata dall’India di essere un Paese che non mantiene la parola. “Questa accusa è del tutto inaccettabile”, ha replicato l’ambasciatore Francesco Azzarello. Gli impegni presi in India sul caso sono sempre stati onorati”.

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