Virus e psicosi: una stagione di paura. Oltre 2mila contagiati

ROMA – È trascorsa una settimana dal primo caso di “Escherichia coli” (E.coli), il batterio intestinale che ha provocato 18 vittime, 17 delle quali in Germania e una in Svezia. L’ultimo caso riguarda una donna ottantaquatrenne di Amburgo, la città epicentro dell’epidemia. Aumentano anche i ricoveri da dissenteria emorragica. Il focolaio resta in Germania, dove i “contaminati” sono stimati in più di 1.500. A questi casi se ne devono aggiungere quasi 500 tra Svezia, Gran Bretagna, Olanda, Danimarca e Spagna, per un totale di circa 2000 casi.

Nelle ultime ore è stato accertato un nuovo caso nella Repubblica Ceca e si stanno facendo accertamenti su altri nove pazienti sospetti.
Tutti i contagiati erano rientrati da viaggi in Germania. Le cifre e soprattutto l’indeterminatezza della fonte dell’infezione preoccupano le autorità dell’Unione.
Di due giorni fa la scoperta del batterio incriminato, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha comunicato ufficialmente che, sebbene gli studi sull’origine del batterio siano da terminare, è stato identificato il ceppo che spaventa l’Europa: si chiama Stec 0104:H4.
L’Organizzazione mondiale della Sanità intanto spiega che la variante di E. coli trovata nei pazienti tedeschi contagiati “non è stata mai vista prima in un focolaio di infezione”.
Il ceppo, dice il responsabile dell’istituto di genetica di Pechino che ha sequenziato il Dna del batterio in collaborazione con i ricercatori dell’University Medical Center Hamburg-Eppendorf di Amburgo, è simile ad uno isolato in passato nell’Africa centrale.
Analisi comparative, infatti, hanno rivelato una similarità di sequenza pari al 93% con il sierotipo EAEC 55989 noto per essere causa di una grave forma di diarrea. “Questa variante – dicono – è altamente infettiva e tossica. E possiede geni di resistenza a diversi tipi di antibiotici. Anche a quelli più comuni: amminoglicosidi, macrolidi e beta-lattamici”.
“Caduta l’ipotesi del cetriolo contaminato, resta da chiarire quale sia il veicolo di trasmissione. L’unica certezza in questo momento è che le autorità sanitarie stanno indagando. E che bisogna capire se si tratti di un’epidemia a trasmissione interumana, con il contagio da persona a persona, o da sorgente unica, come l’intossicazione alimentare”, così qualche giorno fa l’epidemologo Gianni Rezza, dell’Istituto superiore sanità (ISS).
Intanto in giornata arriva una prima buona notizia dal fronte tedesco della battaglia al batterio killer. L’epidemia da Escherichia Coli sembra si stia “stabilizzando”, ha riferito un medico nella città di Amburgo, epicentro del contagio. “La situazione attuale è che il numero di nuove infezioni sembra si stia in qualche modo stabilizzando”, ha spiegato Reinhard Brunkhorst, presidente della società tedesca di nefrologia e responsabile del policlinico universitario della regione di Hannover, dove si è registrato il maggior numero di decessi.

Il medico ha definito questa epidemia come “la più estesa causata da un batterio negli ultimi anni”.
A confermare i progressi un’ulteriore “possibile buona” notizia:  la presenza del batterio di E. coli pare sia data da un tossina presente su un salame di cervo prodotto in Italia, sul quale si sta procedendo a effettuare le necessarie indagini.
“Qualsiasi correlazione con l’epidemia nella zona di Amburgo è comunque altamente improbabile sia per la tipologia del prodotto, sia per la zona di provenienza”, lo comunica in una nota dal ministero della Salute il ministro Ferruccio Fazio.
In ogni caso, come assicurato dal ministro, “sinora non è giunta alcuna segnalazione di infezione da parte di questo ceppo di batterio E. coli, né nella popolazione italiana residente, né in turisti provenienti dalla Germania”.
Fazio ha usato toni rassicuranti: “Nel nostro Paese non c’è nessun pericolo. Stiano tutti tranquilli. Si può mangiare la verdura, basta lavarla bene”.
“Questa non è come un’epidemia – ha spiegato il ministro – c’è una trasmissione di tipo alimentare. In Italia basta prendere le precauzioni igieniche normali, non c’è bisogno di nessuna precauzione eccezionale, dunque lavare le verdure, lavarsi le mani prima di mangiare e dopo essere andati in bagno”. Nel nostro Paese “il batterio non c’è, c’è solo l’eventualità – ha concluso Fazio – che qualcuno che abbia contratto l’infenzione in Germania torni qui, ma si tratta di contaminazioni al livello locale”.

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ieri sera ha difeso, in una conversazione telefonica con il premier spagnolo Josè Luis Rodríguez Zapatero – giorni fa aveva chiesto un risarcimento alle autorità europee competenti per le accuse infondate, l’Istituto di Igiene di Amburgo, infatti, inizialmente aveva rintracciato il batterio in una partita di cetrioli provenienti da due aziende di agricoltura biologica di Almeria e Malaga. L’allarme però è stato revocato lo scorso mercoledì dall’eurocommissario alla Salute e alla tutela dei consumatori -; per la gestione dell’emergenza da parte delle autorità sanitarie tedesche.
“Il governo tedesco creerà un’unità di crisi per occuparsi della situazione” ha detto la Merkel a Zapatero, e sempre al telefono spiega che le autorità tedesche  avevano il dovere di informare il pubblico “in tutte le fasi (dell’epidemia) e di trasmettere i risultati delle analisi al sistema di allerta rapido dell’Unione europea”.
La Merkel ha inoltre espresso comprensione per i problemi economici dei produttori di frutta e verdura spagnoli causati dal crollo dei consumi, ma ha sottolineato che anche i produttori tedeschi sono stati penalizzati.
Intanto la Russia crea un embargo contro i prodotti provenienti dalla Germania e dalla Ue in generale. La notizia arriva dal capo dell’agenzia di difesa dei consumatori, Gennady Onishchenko, che dice: “Il divieto di verdure ed ortaggi freschi, che riguarda tutti i paesi dell’Unione europea, ha effetto da questa mattina (giovedì). Le verdure e gli ortaggi già importati dall’Ue saranno sequestrati in tutta la Russia”.
L’ambasciatore dell’Unione europea in Russia, Fernando M. Valenzuela, ha dichiarato che il divieto russo alle importazioni di ortaggi, imposto ieri da Mosca, va contro le regole del Wto.
Ma il premier russo, Vladimir Putin, ha risposto duramente: la Russia “non avvelenerà” i suoi cittadini in nome dell’Organizzazione mondiale del commercio. In un comunicato, l’agenzia russa per la tutela dei consumatori ha chiesto poi che “le strutture competenti” in Germania o dell’Unione europea confermino con esattezza le “cause dell’epidemia” prima di qualsiasi rimozione dell’embargo.
Il commissario alla Salute John Dalli, ha spiegato che non ci sono critiche da fare al funzionamento del sistema Ue di allerta rapido e che i tedeschi avevano l’obbligo di informare gli altri Stati membri della presenza di agenti patogeni sui cocomeri andalusi.

In realtà, come hanno spiegato fonti comunitarie, i sistemi Ue di allerta rapida coinvolti in questa vicenda sono due: lo European Commission’s Early Warning and Response System (Ewrs), a cui la Germania ha notificato il 22 maggio un aumento improvviso e significativo dei casi di Hus e di diarrea emorragica causati da un E-coli, di cui ancora non era stato identificato il ceppo; e il Rapid alert System for Food and Feed (Rasff), al quale pochi giorni dopo, il 26 maggio, è arrivata un’altra notifica tedesca, quella dei cocomeri provenienti da Almeria su cui erano stati trovati «microorgansmi patogeni», secondo il laboratorio dell’Istituto per l’igiene e l’ambiente di Amburgo.
La notifica al Rasff chiedeva il ritiro dal mercato dei cocomeri come misura volontaria, informazioni da parte della Spagna e i risultati dei test dalla Germania. I tedeschi non indicavano i cocomeri come responsabili dei decessi (alla casella sul numero di persone colpite la risposta era: «ignoto»), ma alla domanda sul tipo di malattia provocato rispondevano chiaramente: «Diarrea – Sindrome emolitica-uremica».
La stampa tedesca e internazionale ha messo insieme le due informazioni, ed è nato il panico che ha colpito così duramente i produttori di ortaggi spagnoli (e non solo). Salvo scoprire, con il risultato delle analisi in Germania, che quei cocomeri non c’entravano: i microorganismi patogeni c’erano, ma potevano provocare al massimo qualche «normale» diarrea e sgradevoli mal di pancia, non le emorragie e persino la morte di cui è responsabile il terribile ceppo 0104, di cui si sta ancora cercando il focolaio d’origine.
In conclusione l’Unione europea, in una lettera ufficiale, ha definito “sproporzionato” il bando imposto dalla Russia e ha invitato Mosca “a ritirare immediatamente” il provvedimento. Ora si attendono conferme su come il batterio si trasmetta, e su chi lo trasmette.

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