Caso Battisti: Ingiustizia è fatta

ROMA – Il Supremo Tribunal Federal brasiliano, Stf, ha messo definitivamente la parola fine alla vicenda giudiziaria che riguardava l’ex terrorista rosso Cesar Battisti. Per l’Alta Corte brasiliana Battisti non è estradabile in Italia ed è stato anche scarcerato.

A deciderlo i 9 giudici della Corte suprema brasiliana riunitasi, in seduta plenaria, a Brasilia dalle 14.30, le 19.30 italiane, di ieri per giudicare il ‘caso Battisti’. Che Battisti sarebbe potuto presto tornare libero lo si era capito da sempre, tanti i segnali. Però, la conferma è giunta ieri quando verso le 19, le 24 italiane, i giudici hanno deciso di respingere il ricorso dell’Italia contro la decisione dell’ormai ex presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva che lo scorso 31 dicembre negò l’estradizione a Cesare Battisti. Una mossa con cui di fatto è stato poi, impedito al suo successore, Dilma Rousseff, che si era espressa a favore dell’estradizione, la possibilità di intervenire sul caso. Un estradizione che di fatto nel novembre 2009 la stessa Corte Suprema, dichiarando illegittima la concessione di rifugiato politico concessa all’ex terrorista, nel mese di gennaio dello stesso anno, dall’allora ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, aveva indirettamente concesso.

 

Stanotte uno dei giudici, Joquim Barbosa ha addirittura affermato che: “il caso è chiuso. Non c’è niente in cui lo Stato straniero possa immischiarsi”. Immischiarsi in cosa? Battisti è un ricercato perché condannato in Italia a 4 ergastoli per altrettanti omicidi commessi negli anni ’70 quando era un militante dei Proletari armati per il comunismo, Pac. Un altro giudice, Marco Aurelio Mello ha invece sottolineato che: “Sono nel Supremo da vent’anni e non mi sono mai trovato davanti ad una situazione in cui l’esecutivo si pronuncia su una questione riguardante la politica estera che viene poi messa in discussione da un governo straniero”. Mello è lo stesso giudice che ha proposto e fatto mettere ai voti per primo l’esame del ricorso avanzato dall’Italia. Una mossa a sorpresa, forse ben congegnata, e suffragata da un altro giudice, Luis Fux. Una mossa che ha anticipato il verdetto in quanto giuridicamente una volta respinto il ricorso dell’Italia, l’estradizione si intendeva di fatto negata. Però, fino alla fine in tanti hanno continuato a sperare. Poi è arrivata la decisione finale che ha spazzato via ogni speranza di giustizia. Di fronte al duplice ‘NO’ da parte del Tribunale Supremo federale del Brasile la dice lunga il fatto che la decisione è stata presa non all’unanimità, ma ha prevalso la maggioranza dei votanti, 6 contro 3, e chissà quali altri interessi. Il fatto che ci sono volute quasi 7 ore per arrivare alla decisione. La Corte, doveva anche decidere se Lula, con la sua decisione, avesse rispettato o meno il Trattato di estradizione in vigore tra Italia e Brasile dal 1989. Hanno votato contro i giudici Marco Aurelio Mello, Luis Fux, Carmen Lucia, Ricardo Lewandowski, Joquim Barbosa, e Ayres Britto.

 

Hanno votato a favore il presidente del Supremo Tribunale Federale (Stf), Cezar Peluso, il giudice relatore Gilmar Mendes e la giudice Ellen Gracie. Dopo oltre quattro anni di detenzione nel carcere di Papuda a Brasilia, Battisti, torna un uomo libero. Ingiustizia è fatta! Battisti sembra che intenda chiedere al Brasile un visto permanente di soggiorno per continuare a vivere nel Paese sud-americano. “Battisti mi ha detto che ha scelto di vivere in Brasile, probabilmente per lavorare come scrittore, qui ha molti amici”, ha spiegato il suo legale Luis Roberto Barroso. Bhe! Di certo un grande ‘amico’ l’ha trovato nel giudice Mello suo principale ‘difensore’. Per ora la reazione dell’Italia alla decisione presa dalla Corte suprema brasiliana appare ancora timida. Quando la notizia è giunta in Italia era notte fonda, ma ora man mano che passano le ore le reazioni sono crescenti e forti. Soprattutto prevale la rabbia e lo sdegno per quanto è accaduto e per come è accaduto. Le motivazioni addotte per il rigetto del ricorso dell’Italia sono semplicemente senza un fondamento perché non tengono conto di nulla, sono solo, apparentemente, figlie di una vergognosa retorica politica condita da forti pregiudizi e mistificazioni.

 

Il legale brasiliano dell’Italia, Nabor Bulhoes, ha annunciato che presenterà un ricorso, contro la decisione del Stf, alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. Questo, nel chiaro intento di perseguire la revisione di una decisione che non si ritiene coerente con i principi generali del diritto e con gli obblighi previsti dal diritto internazionale. Comunque sia l’intera vicenda, dall’inizio fino alla sua conclusione, ha solo destato sentimenti quali delusione, amarezza e contrarietà. A nessuno pare giusto che “un volgare assassino che sinora ha mascherato i suoi delitti dietro la lotta politica non possa essere finalmente consegnato alle patrie galere, scontando finalmente il suo debito con il popolo italiano”, come ha affermato il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni che ha anche rincarato la dose affermando: “Battisti non è un perseguitato politico, e nemmeno un politico, ma un criminale comune, un volgare assassino rimasto impunito per trent’anni”. In merito alla sentenza il ministro degli Esteri, Franco Frattini ha affermato: “Non posso non rilevare come la decisione odierna del massimo organo giudiziario brasiliano, oltre a offendere il diritto alla giustizia per le vittime dei crimini di Battisti, appaia contraria agli obblighi sanciti dagli accordi internazionali che legano i due Paesi, peraltro accomunati da profondi e antichi legami di amicizia e consanguineità”.

 

Reazioni che fanno sperare che almeno questa insana scelta fatta dal Brasile abbia delle ripercussioni politiche e diplomatiche nei rapporti tra i due Paesi. Anche perché il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi in una nota ha fatto sapere che il diniego all’estradizione di Cesare Battisti non tiene conto delle legittime aspettative di giustizia del popolo italiano ed in particolare dei familiari delle vittime dell’ex terrorista. Nella nota si dice a chiare lettere che l’Italia continuerà la sua azione e attiverà le opportune istanze giurisdizionali per assicurare il rispetto degli accordi internazionali che vincolano due Paesi accomunati da legami storici di amicizia e solidarietà. Mentre, il Quirinale è restato in silenzio. Un silenzio pesante in quanto in passato più di una volta il presidente Giorgio Napolitano si è speso in prima persona per una soluzione diversa da quella di oggi. Come nel dicembre scorso quando disse: “La decisione del Presidente Lula ha suscitato in me profonda delusione, amarezza e contrarietà”. Addirittura Napolitano definì le motivazioni addotte da Lula infondate quanto insensibili alle garanzie dell’ordinamento giuridico e alla tradizione democratica del nostro Paese. Stamani però, l’ex terrorista Cesare Battisti, passato dalla pistola alla penna, ora è un affermato e ‘ricco’ scrittore di romanzi noir, è tornato libero. Libero di riabbracciare soprattutto la sua fidanzata brasiliana, Joice Lima e certo che non pagherà mai il suo debito all’Italia. Sarebbe potuto tornare libero fin dal dicembre scorso quando Lula aveva negato la sua estradizione, ma il ricorso presentato dai legali dell’Italia, ha dovuto attendere in carcere la pronuncia finale del Stf.

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