L’Economist: Berlusconi, l’uomo che ha fottuto l’Italia

LONDRA – L’Economist torna ad attaccare Silvio Berlusconi. E lo fa dedicandogli la copertina che oggi è in edicola con un eloquente titolo: «l’uomo che ha fregato un intero Paese». Il settimanale britannico, per quanto di area liberale, non è mai stato tenero con il Cavaliere e sono passati ormai dieci anni da quando l’ha definito «unfit», cioè «inadatto», suscitando gran clamore. Il nuovo numero ribadisce quel giudizio, rincarandone la dose. Non un colpo a salve, sembrerebbe, visto che per la presentazione del numero è stata messa in piedi una conferenza stampa in Italia, che ha creato «attesa» senza svelare anticipatamente contenuti e titolazioni.

Forse guardando all’ultima tornata elettorale e in vista del voto referendario, il settimanale sembra sentire aria da «fine di un’era», come spiega lo stesso autore dello speciale dedicato all’Italia anche se subito mette le mani avanti dicendo di non voler fare «l’errore di predire la fine di Berlusconi», ricordandone l’abilità politica e anche quelle «di sopravvivenza» mostrate sino ad ora. Ma Berlusconi, è il nuovo giudizio, «nonostante i suoi successi personali è stato un disastro alla guida del Paese». John Prideaux punta il dito contro un Paese fermo che paga con la «crescita zero» e mancate riforme. «L’Italia ha tutte le cose che le servono per ripartire, quello che serve Š un cambio di governo» sentenzia. Scandali sessuali e «intrallazzi finanziari», scrive l’Economist, seguono però il «peggiore dei suoi difetti: la sua totale indifferenza per le condizioni economiche del suo paese» a cui non è riuscito a porre rimedio «in quasi nove anni come primo ministro». «Di conseguenza – aggiunge – lascerà dopo di sè un paese in grave difficoltà ». Il settimanale contiene, uno speciale sull’ «Italia di Silvio Berlusconi», pensato avendo un occhio anche alle celebrazioni per l’unità d’Italia. «Il Paese – conclude così – ha un bisogno disperato di un nuovo risveglio, come quello che portò all’unificazione 150 anni fa».

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