Rapporto Transparency, Italia sempre corrotta al 61° posto

ROMA – L’Italia è sempre tra gli stati più corrotti al mondo. E’ questo quanto emerge dal Rapporto sulla corruzione della pubblica amministrazione pubblicato da Transparency International.  

Rispetto allo scorso anno si assiste ad un piccolo miglioramento nel giudizio sul nostro Paese, che guadagna un punto (da 43 a 44) e otto posizioni nel ranking mondiale (da 69 a 61). Pur migliorando a livello globale rispetto agli anni precedenti, la posizione dell’Italia rimane purtroppo in fondo alla classifica dell’Unione europea: siamo penultimi, seguiti solo dalla Bulgaria e dietro altri Paesi generalmente considerati molto corrotti, come Romania e Grecia entrambi in 58esima posizione con un punteggio di 46.L’indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International offre la misurazione della corruzione nel settore pubblico e politico di 168 Paesi nel Mondo. I risultati della ventunesima edizione del CPI vengono presentati oggi a Roma presso la sede di Unioncamere, da Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e Ivan Lo Bello, Presidente di Unioncamere. A livello di G20 l’Italia si piazza al decimo posto, dopo Canada, Germania, Regno Unito, Australia, Stati Uniti, Giappone, Francia, Corea del Sud e Arabia Saudita. Nell’Unione europea, invece, a

guidare la classifica dei paesi con l’indice di percezione della corruzione più basso sono Danimarca, Finlandia e Svezia. All’interno  degli ecosistemi mondiali il dossier sottolinea il crollo del Brasile, duramente colpito dal “caso Petrobras”, che ha perso 5 punti ed è passato dal 69esimo posto al 76esimo, mentre al vertice e in coda alla classifica la situazione rimane pressoché invariata: Afghanistan, Somalia e Corea del Nord si confermano anche quest’anno come i due Paesi più opachi, mentre la Danimarca è nuovamente campione di trasparenza.

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