La Ue sta alla Turchia, come l’Italia stava a Gheddafi

“Stiamo pagando la Turchia per evitarci un problema che non siamo stati in grado di risolvere”

ROMA – “La politica che l’Unione europea sta mettendo in atto nei confronti della Turchia richiama alla memoria quella che l’Italia aveva portato avanti negli anni Novanta con la Libia di Gheddafi. Stiamo pagando la Turchia per evitarci un problema che non siamo stati in grado di risolvere”, afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international Italia, commentando la richiesta di Ankara all’Ue di altri tre miliardi di euro per affrontare l’emergenza emigrazione verso le coste della Grecia. “L’Unione europea – continua Noury – si è messa così nella condizione di farsi chiedere qualsiasi cosa dalla Turchia ed essere poi quasi costretta ad accettarlo. Stiamo pagando la Turchia per evitarci un problema. E questo consentirà alla Turchia di avere il coltello dalla parte del manico sul tema di diritti umani. Al di là della progressiva eliminazione della libertà di informazione, la sensazione è che l’Unione europea possa cedere sul diritto d’asilo e sarà un brutto colpo per il nostro continente”.

A giudizio di Noury “si farà, mutatis mutandis, quello che ha fatto l’Italia con la Libia di Gheddafi: soldi, materiali, infrastrutture, considerando che in Turchia ci sono già strutture equivalenti ai nostri Cie, che hanno dotazioni e suppellettili finanziate dall’Unione europea. In tutto questo, per l’Unione europea l’ultimo dei problemi sarà quello di verificare come sono trattati i rifugiati: l’unica cosa che importa è che non arrivino alla frontiera marittima greca. Davanti a questa politica cinica, sono certo che non ci sarà alcuna particolare attenzione per la sorte delle persone che troveranno in Turchia con il rischio di essere rimandate, come è già successo, in Siria o in Iraq, cioè in zone di guerra”. “L’interesse della Turchia – sottolinea il portavoce di Amnesty – è quello di mettersi in una posizione di forza dal punto di vista ‘contrattuale’ e rendersi così indispensabile in modo da evitare critiche troppo forti sulla situazione interna dei diritti umani interna, non solo dal punto di vista della libertà di informazione. Al momento la Turchia non è in grado di proteggere i diritti umani di buona parte dei suoi cittadini, c’è da chiedersi come potrà fare a difendere i diritti umani di persone ancora più vulnerabili come i rifugiati”.

 

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