Pino Maniaci si difende: ma quali estorsioni?

PALERMO – “Non c”è stata nessuna estorsione. E per dimostrarlo ho messo a disposizione dei giudici tre anni di  telegiornale di Telejato. Non c”è un solo servizio che dimostri che io abbia abbassato la guardia nei confronti del sindaco di Borgetto o di  Partinico”.

Così Pino Maniaci, accusato di estorsione, conversando con i giornalisti. “C’è stata una dazione di denaro ma è dovuta a una  pubblicità che la moglie del sindaco mette in onda. C’è la fattura”, dice Maniaci. E sulla sua amante a cui avrebbe fatto avere un posto di lavoro dal Comune in cambio di una linea “più morbida”, dice: “Anche quella non è una estorsione, è dovuto al fatto che lei già lavorava al Comune con un contratto di servizio civico. Mi aveva chiesto  cortesemente se potevo parlare con il sindaco perché ha una figlia  di 7 anni con handicap grave, che ogni giorno porta a Palermo”.       

E infine: “Quella dei cani uccisi è una ferita che brucia ancora molto. In quella telefonata (intercettata ndr) ho cercato di fare sentire  in colpa una persona per avere il mio ritorno personale. Io posso dire tutte le minchiate che voglio. Per me i cani non li ha uccisi quel  signore che io ho citato nella telefonata, in quel momento mi serviva  per fare sentire in colpa una persona”. Così Pino Maniaci, il  direttore di Telejato, spiega ai giornalisti il contenuto della  telefonata in cui dice all’amante di sapere chi aveva ucciso i suoi  cani, affermando che avrebbero dato la colpa a Cosa nostra.

“La Procura di Palermo – dice il suo legale Antonio Ingroia – ha fatto un copia e incolla sulle informative dei carabinieri, non ha fatto  alcune indagine. Inoltre sono tantissime le richieste che il gip ha rigettato”.

Il giornalista è stato asoltato per due ore. Intanto continua il suo legale “Presenteremo svariate denunce per fatti legati a vicende locali. Ma, soprattutto una per la quale il corpo del reato lo conoscete tutti voi giornalisti. Ovvero

un video montato dai carabinieri in cui sono inseriti atti che noi ancora non conosciamo e che non sono presenti nel fascicolo”.  “Intercettazioni e altri atti – prosegue Ingroia – che servivano a distruggere l’immagine di Pino Maniaci che e’ stato crocifisso, costretto a stare lontano dagli studi televisivi ed in seguito al quale Maniaci e’ stato imbavagliato. Lui ha scelto di non parlare fino all’interrogatorio di garanzia ma ora lo fara’”.  L’ex pm, che parla di una giustizia che usa due pesi e due misure, attacca anche i magistrati di Caltanissetta: “Non possiamo non denunciare l’anomalia della Procura nissena – ha detto – che senta la necessita’ di precisare che l’indagine sulle misure di prevenzione di Palermo non e’ partita in seguito alle denunce pubbliche fatte con le inchieste giornalistiche di Maniaci”.

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