Manovra Tremonti. Decurtate le pensioni. La Cgil si mobilita il 15 luglio

ROMA – Perfino all’interno del Pdl non tutti sono convinti dell’equità della manovra di Giulio Tremonti che, come al solito, colpisce innanzitutto i livelli pensionistici, lasciando intatti i privilegi della casta politica. Anche gli esperti del centro-destra, come il vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl) ritengono necessaria una correzione. È così possibile che si arrivi ad una mediazione sul testo durante l’unico passaggio utile a modifiche cioè quello di Palazzo Madama. Il testo arriverà intanto al Quirinale per uno screening anche tecnico delle moltissime misure inserire. E mentre di alcune non si conosce esattamente la tempistica (leggi i tagli alla politica e ai gettoni dei ministri), altre sembrano saltare nonostante l’ok del Cdm (vedi l’intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull’Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme, scomparse dalle bozze in entrata al Cdm sembrano destinate a tornare. Come il taglio del 3% alle bollette dell’elettricità che però inciderebbe notevolmente sugli investimenti per la ricerca e quindi sulle fonti rinnovabili. Una scelta «autolesionista», dice l’opposizione.

PENSIONI, SULLA STRETTA SI TRATTA. La norma contestata è quella che colpirebbe la rivalutazione dell’assegno per un pensionato su quattro. Interviene l’Inps a precisare che le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo – nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili – saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo – ovvero superiori a 2.380 euro mensili – saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. Protesta Susanna Camusso: “Si colpiscono pensioni nette da 1.000 euro”.

MOBILITAZIONE DELLA GCIL. La Cgil «ha preannunciato una mobilitazione del 15 del sindacato pensionati: sarà una mobilitazione di tutti i territori per le pensioni, ma anche per la sanità è sui temi della crescita». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso che, intervistata dal Tg3, conferma la mobilitazione del sindacato sui temi della manovra economica. Il segretario della Cgil ha quindi sottolineato l’iniquità della manovra per quanto riguarda il taglio alle rivalutazioni pensionistiche:«quando si parla dei mille e quattrocento euro si parla di mille euro netti. Sono le pensioni di operai, impiegati che spesso hanno raggiunto i 40 anni di lavoro, quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e quindi dei consumi. Si tratta di un ceto che è stato gaì penalizzato con riduzioni delle pensioni che spesso gli servono anche a proteggere figli disoccupati». Per trovare risorse per fare la manovra «noi diciamo da lungo tempo innanzitutto che per prendere soldi bisogna rimettere in moto la crescita. E poi si deve prendere a chi guadagna di più»osserva ancora il segretario della Cgil che aggiunge: «non è vero che non ci sono situazioni dove non si potrebbero trovare risorse quando il 10% famiglie italiane detiene il 47% della ricchezza nazionale». Per questo, conclude Camusso, «noi diciamo che serve un riequilibrio. Si colpisca chi ha determinato questa crisi e si utilizzino le risorse per far stare meglio chi sta peggio e per far ripartire la crescita».

DAMIANO (PD): “COLPITI GLI OPERAI”. «Forse Tremonti non lo sa, ma toccare pensioni da 1.400 euro lordi mensili vuol dire non colpire i redditi dei cittadini più ricchi, ma quelli degli operai». Ad affermarlo in una no ta è l’esponente del Pd, Cesare Damiano. Infatti, sottolinea, «significa diminuire del 55% una indicizzazione già debolmente collegata all’andamento del costo della vita di pensioni nette mensili di 1.050 euro, guadagnate duramente dopo 35/40 anni di lavoro di fabbrica. Non c’è che dire: una eccellente manovra all’insegna dell’equità! Per questo chiediamo il ritiro di queste misure e una profonda correzione di una manovra caratterizzata dalla mancanza di efficacia ai fini dello sviluppo nel Paese e dall’ingiustizia sociale». Il tema delle pensioni, conclude Damiano, «non può essere, ancora una volta, oggetto di un decreto ma deve passare al vaglio preventivo della concertazione con le parti sociali».

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