Pietro Folena lancia la ‘’Costituente delle idee’’

 Cosa bolle a sinistra, un convegno di ‘’Laboratorio Politico’’

ROMA – Una bussola per orientarsi nel labirinto della sinistra italiana. Una Carta dei valori ispiratori e fondanti della sinistra. Riscoprendo e rilanciando quelli originari , ora un po’ negletti: la centralità del lavoro, la lotta alle ingiustizie sociali , alla disuguaglianza e alla povertà; l’allargamento degli spazi di democrazia favorendo la partecipazione dei cittadini alla vita del Paese; la tematica dei meriti e dei bisogni; la tutela dei vecchi e nuovi diritti. Ma prima di tutto una messa a fuoco del radicamento, dell’ispirazione politica e ideale dei vari soggetti della sinistra che si propongano una riforma intellettuale e morale del Paese, nonché una fuoriuscita della crisi economica e sociale che l’attraversa.
 
Per dare un contributo alla elaborazione di questa ‘Carta’’ è stata lanciata la proposta di una Costituente delle idee. Se n’è fatto promotore, con un convegno a Roma, il Laboratorio politico diretto dall’on. Pietro Folena, un passato nel Pci, poi in Rifondazione, e ora organizzatore culturale e politico, che segue da vicino l’evoluzione magmatica della sinistra in Italia. Presenti tra gli altri il presidente della Regione Toscana, uno dei promotori della scissione del Pd, l’on. Alfredo D’Attorre, uscito dal Pd già prima della scissione, l’ex europarlamentare Luigi Vinci, e numerosi esponenti periferici del Movimento Articolo 1- Democratici e Progressisti . E anche alcuni che nel Pd sono rimasti. Ne è venuto fuori un interessante confronto , fatto di riflessioni e proposte, e alla fine Folena ha tirato le conclusioni. Lavoro, Democrazia, Europa: su queste tre direttrici si è sviluppata la relazione introduttiva di Franco Lotito. Forte mobilitazione sociale per il lavoro, non solo come spinta sindacale ma anche come iniziativa politica. Contro lo sfruttamento e lo schiacciamento dei diritti: prima lo sfruttamento era alla catena di montaggio, ora si materializza attraverso la precarizzazione diffusa, e i voucher ne sono la vistosa e scandalosa espressione.
 
Quanto all’altro tema, c’è una forte necessità di espandere la partecipazione dei cittadini alla vita del proprio Paese, non solo attraverso la mobilitazione, come è successo nel referendum, ma anche attraverso altre forme associative diffuse sul territorio. Senza partecipazione non c’è governabilità, non c’è democrazia. La riforma renziana è fallita, tuttavia resta l’esigenza di un riassetto istituzionale tramite una riforma incisiva. La legge elettorale deve essere fatta all’insegna del principio ‘’ tutto nelle mani degli elettori, nulla nelle mani delle segreterie dei partiti’’ Sulla scia della relazione introduttiva di Lotito, è intervenuto D’Attorre che ha messo al centro del suo intervento tre punti. L’Europa: si può e si deve poter criticare questa Europa e non per questo essere tacciati di populisti, protezionisti, sovranisti. Quanto al lavoro, bisogna destrutturare certe parole e certi slogan. Si dice che il lavoro non esiste, di solito chi lo dice è perché pensa di pagarlo poco. C’è invece una drammatica esigenza di lavoro in tanti settori del Paese. Chi se la prende con l’innovazione tecnologica dimentica che nella storia le nuove tecnologie hanno sempre tolto posti di lavoro ma ne ha creati altri. La sinistra deve essere la sinistra del lavoro. Sulla legge elettorale: il ventennio del maggioritario è finito, e la strada può essere quella del proporzionale corretto con una soglia minima del cinque per cento: una soglia così alta avrebbe già un indiretto effetto maggioritario, e porterebbe a una semplificazione degli schieramenti politici. °°°°°°°° Fresco reduce dalla scissione, Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ha spiegato che l’atmosfera nel Pd era ormai diventata irrespirabile, il dialogo impossibile e che nell’ultima assemblea sono intervenuti i ‘’bastonatori’’ pronti a colpire chi osava criticare il segretario. Chi è uscito dal Pd – ha detto Rossi – guarda comunque con attenzione a cosa succederà in quel partito, con le primarie e il congresso. Poi saranno fatte le conseguenti valutazioni. Rossi ha tenuto a precisare che il movimento che ha contribuito a fondare dovrà avere una ispirazione socialista, e guardare a un campo largo, dialogare con portatori di tradizioni diverse, e ha fatto il nome del Papa, ricordandone l’impegno contro le brutture del capitalismo, lo scempio dell’ambiente e la tutela della dignità umana. Temi – ha detto Rossi – su cui siamo in buona compagnia nelle battaglie che dobbiamo fare. Cosa faranno gli scissionisti se vincerà Orlando? A questa domanda Rossi ha risposto con un’altra domanda che prefigura possibili clamorosi nuovi scenari: siete sicuri che se vince Orlando Renzi resterà nel Pd? Ha fatto osservare che il blog dell’ex segretario ha il titolo ‘’In cammino’’. E rivolto a Folena che ha la madre francese, ha detto: traduci tu lo slogan di Emmanuel Macron, candidato alle elezioni presidenziali francesi: è lo stesso; lo slogan è ‘’En marche’’ . Che viene cronologicamente prima di quello renziano. Macron è un candidato indipendente con un suo movimento social-liberal. °°°°°°°°° Alcuni dei tanti spunti significativi emersi dal dibattito. Una signora romana ha detto: sono rimasta nel pd, e voterò Orlando. Ma sono entrata un po’ in crisi quando ho sentito dire da Orlando che Lotti può stare tranquillo e deve restare al suo posto ( il ministro è indagato, NdR). Se Orlando quindi vuole il mio voto e quello di tanti che voteranno con me , ora se lo deve guadagnare. Un giovane dirigente piemontese del Mdp ha detto: parliamoci chiaro, la scissione è stata fatta male, ed è frutto di un percorso non proprio lineare della minoranza. Invece di Articolo 1 lo avrei chiamato articolo 3 ( per marcare la lotta alle varie disuguaglianze). Poi ha invocato il superamento degli steccati e delle riserve psicologiche e storiche che hanno ostacolato negli anni in Italia un lavoro comune tra socialisti e comunisti (o ex comunisti); questa difficoltà di convivenza esiste solo in Italia, in Europa lo hanno già risolto. Un intervento appassionato e veemente di Bruno Gravagnuolo ha messo al centro l’assoluta necessità di riprendere in mano la bandiera del lavoro , del lavoro sfruttato, vilipeso, non retribuito, del lavoro negato, e ha proposto che diventino macerie i partiti apparato e i partiti solo strumenti di potere e chiusi in se stessi. Alla fine – tirando le conclusioni – Folena ha spiegato che il problema numero uno da affrontare è quello di recuperare i valori per i quali la sinistra si è sempre battuta. Questi valori – ha detto – sono evaporati. Per questo occorre riconciliare, ritrovare quella parte della società italiana che non ci sopporta, che ci odia, occorre abbattere questo muro di rancore sociale. Bisogna rimontare questa china. Ma per ottenere risultati, c’è da fare un lavoro di lunga lena. Intanto occorre uscire dalla logica che c’è ancora dentro di noi da 30 anni : la logica di premere, spingere, agitarsi per giungere al potere. Non dico che non si deve avere una cultura di governo, dico invece no a una lotta per il potere da raggiungere a tutti a tutti i costi. E dico no alle nomenklature, alla formazione di gruppi ristretti e autoreferenziali, che portano alla incomunicabilità con il resto del Paese. La costituente delle idee – ha spiegato Folena – intende dare il suo contributo per costruire una tensione, una cultura, un’idea ; essere uno strumento per creare una rete di relazioni tra soggetti diversi nell’ambito della sinistra, di una sinistra plurale di ispirazione socialista,, laburista che non escluda anche altri orientamenti politici e culturali. Per creare una realtà di alto livello a sinistra occorre coltivare la cultura della aggregazione, dell’inclusione. Folena ha ricordato, per fare un esempio, il congresso di Epinay, del 1971, dove Mitterrand pose le basi della sua rincorsa al governo del Paese e alla vittoria dei socialisti: ci riuscì perché aggregò pezzi diversi di società francese nel segno di un impegno socialista e di una forte spinta verso il progresso, sapendo recuperare il meglio della tradizione, anche gollista. 

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