L’Italia è un paese da rifare. Ma nessuno ha il coraggio di mettere la parola fine

ROMA – Ormai lo capiscono anche i bambini che qualcosa in questa povera Italia non funziona più. Come un vaso cinese frantumato, in cui qualcosa si è irrimediabilmente rotto, non ci sono più colle che tengano per rimettere insieme i cocci. E così tra benpensanti della politica alla ricerca dei loro tornaconti personali, al menefreghismo del “tanto nulla cambia”, sta crescendo una larga fetta di quella parte di popolazione italiana, quella dei cosiddetti “incazzati”, “indignati”, “stanchi”.

Insomma chiamateli come volete sono sempre loro, ovvero gli esasperati da questo misero teatrino politico che, come in una fiction, ci ripresenta il conto salato da pagare a causa della loro incapacità.
Non è dato a sapersi se tutti  abbiano la convinzione di quello che sta attraversando il paese, crisi economica in primis,  e non esiste neppure un parametro che misuri come viene percepita e metabolizzata una data situazione e soprattutto quali potrebbero essere le reazioni per invertire la rotta.

Tuttavia è sempre più facile imbattersi con uno degli “arrabbiati” in svariate circostante: al bar nel primo mattino dove alla fine ti sbrodoli il cappuccino sulla camicia bianca; nei supermercati mentre scrutano il prezzo più conveniente; nelle sale attesa degli aeroporti o delle stazioni ferroviarie, mentre tengono in mano il giornale appena acquistato con l’intento di far sapere agli altri che quello che leggono dice un sacco di verità altrimenti censurate; sotto l’ombrellone del vicino, perchè esauriti i discorsi sul  calcio, sulle femmine e sul cibo si finisce sempre per parlare di politica; negli uffici postali dove anche a ferragosto c’è la fila per pagare la bolletta; nei centri commerciali, affollati anche nei mesi estivi perchè vista  l’aria condizionata sparata a “palla” si può prendere una boccata d’aria fresca.
Insomma questo popolo di incazzati, ognuno a modo suo, è proprio ovunque e spesso succede che addirittura i pensieri viaggino tutti sulla stessa frequenza d’onda. Verrebbe da dire: “Accidenti con questa unità d’intenti potremmo cambiare il mondo”.
I problemi denunciati sono per lo più quelli economici, che si ripercuotono sulle fasce sociali più deboli, ma anche su quelle che un tempo rappresentavano la classe media e che ora rischiano di finire nel calderone dei poveri, sui giovani precari, sui disoccupati, sugli anziani, ma anche sui piccoli imprenditori costretti a chiudere i battenti. E poi le famiglie, quelle che al momento giusto vengono elogiate dai nostri politici come il pilastro della società per poi essere abbandonate al loro triste destino. E non parliamo delle politiche sociali inesistenti. Si potrebbe aprire un capitolo a parte.

E’ evidente che politica e vita reale sono due cose ormai così distanti tra loro che si fa fatica a comprendere l’eletto a Montecitorio. Forse vivrà in un altro paese, magari in un paradiso fiscale dove i suoi lauti guadagni sono al riparo dagli occhi del fisco.
Non c’è più da meravigliarsi in un paese dove le eccezioni spesso arrivano addirittura a cancellare le regole, perchè il furbo dalle buone conoscenze, chissà perchè,  l’ha sempre vinta. Non è un caso se siamo scivolati al 67° posto tra i paesi più corrotti al mondo preceduti dal Rwanda. Sarà mica anche questa una coincidenza sortita subdolamente da Transparency International?
E’ inutile negarlo, ma nessuno a questo particolare sembra farci più caso.

Anche con la recente manovra del governo viene da chiedersi chi abbia votato l’attuale governo, ma anche questo è un calcolo che potrebbe mettere in crisi i principi basilari della matematica. Succedeva anche con la Democrazia Cristiana. Ricordate? Se chiedevi a qualcuno se aveva votato lo scudo crociato, la risposta era sempre un secco “No. Mai!”
Eppure. Anche questi sono i misteri italiani.

Sarà colpa della televisione  che con i suoi talk show politici da strapazzo, con conduttori  compiacenti non fa altro che alimentare la confusione. Un depistaggio vero e proprio per sotterrare, se non cancellare del tutto verità inconfutabili. E allora adesso tutti ad aspettare con ansia Report, la stessa trasmissione che  molti parlamentari  di Montecitorio detestano da sempre. Verità troppo scomode? Sì, sarebbe da dire scomodissime, tant’è che delle volte fanno così indignare che potrebbero benissimo scatenare delle sommosse popolari.  E mica vorremmo assistere alla prossima stagione televisiva indignandoci  la domenica sera, vomitando bestemmie il lunedì per poi scordarci il motivo dell’incazzatura per il resto della settimana? Perchè per ora le cose sono andate esattamente in questo modo.
Se vivessimo basandoci sul concetto  dell’ “uno per tutti, tutto per uno” chi ci governa e anche chi sta all’opposizione avrebbe capito da tempo che questo popolo vive di una coscienza civile,  difende e viene difeso dalla stessa cerchia a cui appartiene, perchè ha ancora una dignità sociale che appartiene alla collettività. Invece al momento – come il gioco impartito prevedeva – siamo schegge solitarie  impazzite, sempre incazzate per carità,  ma ognuno a modo suo,  pronte sempre  a difendere con i denti il proprio orticello personale. E poi, forse, si vedrà.
Una brutta abitudine, ereditata da un passato torbido, capace di distruggere l’agognata unità e smorzare ogni reazione sul nascere. Così l’Italia resta schiava e senza dignità. Peccato che l’incazzatura rimane. Ma quanto potrà durare? Di solito –  la storia insegna – quando si ragiona a stomaco vuoto le percezioni cambiano radicalmente.

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