ROMA – Grazie al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri ha partecipato con un applauditissimo discorso al meeting annuale del tempio degli affari cattolici di “Comunione e Liberazione”, anche l’opposizione ha le sue colpe per la drammatica crisi economica che imperversa nel nostro Paese. le parole esatte di Napolitano sono state le seguenti: “Possibile che da parte delle forze di opposizione ogni criticità della condizione attuale del Paese sia stata ricondotta ad omissione e colpe del governo, della sua guida e della colazione su cui si regge? Lungo questa strada non si poteva andare e non si è andati molto lontano”.
CERTE COSE SUCCEDONO SOLO IN ITALIA. Infatti, è la prima volta nella storia delle democrazie occidentali – dove esiste una maggioranza ed un’opposizione – che la più alta carica dello Stato addossa una parte delle responsabilità (quanto? Il 10-20 per cento o di più?) del disastro economico che imperversa in Italia a partiti che non hanno avuto alcun modo di intervenire sulla politica economica. È come se, durante un’operazione chirurgica, il chirurgo si dimentichi il bisturi nello stomaco del paziente e lo accusi di essere in parte responsabile del fatto perché non se n’è accorto.
NAPOLITANO HA FORNITO COSÌ ALLA DESTRA UN’OCCASIONE D’ORO per scaricare le colpe dell’inconsistenza dell’attuale governo e delle sue profonde lacerazioni al Partito democratico, all’Idv e all’Udc, che, come qualsiasi persona di normale intendimento ben comprende, non hanno alcuna responsabilità del disastro provocato interamente dal berlusconismo e dal suo profeta economico, cioè Giulio Tremonti.
SONO ALMENO DUE ANNI CHE PIERLUIGI BERSANI E ANTONIO DI PIETRO, insieme ai due segretari della Cgil (Guglielmo Epifani e Susanna Camusso) lanciano grida di allarme contro la crisi economica e finanziaria che avrebbe inevitabilmente colpito come uno tsunami anche l’Italia, mentre Berlusconi e Tremonti si trastullavano raccontando le barzellette sulla solidità del nostro sistema bancario, sul livello eccelso del nostro risparmio privato, sulla coesione politica della maggioranza, invitando stolidamente gli italiani consumare o a comprare i titoli delle aziende del premier. Per due anni, indefessamente, l’opposizione non si è limitata a lanciare grida di allarme ma, come nel caso di Di Pietro, ha formulato proposte concretissime (ad esempio, sbloccare i pagamenti agli imprenditori da parte della pubblica amministrazione per dare fiato alle loro imprese, ovvero detassare la tredicesima per spingere i consumi, lotta totale all’evasione fiscale) suscitando negli incapaci di governo risatine, sordi ottundimenti, e, nel solito Tremonti, un aumento della sua già notevole alterigia.
ZAPATERO IN SPAGNA SE NE VA A CASA, non ripresentandosi alle elezioni anticipate di novembre e nessuno in Spagna ha avuto il coraggio di addossare all’opposizione una parte della responsabilità. Ma si tratta di un Paese serio, non certo l’Italia.