Guantanamo. 10 anni di violazioni dei diritti umani e fallimento dei valori democratici

ROMA – Come ci ricorda il reportage pubblicato in questi giorni da Amnesty, oggi ricorre il nefasto anniversario della nascita del campo di prigionia di Guantanamo, la struttura detentiva di massima sicurezza statunitense interna all’omonima base navale, sull’isola di Cuba. Fu aperto l’11 gennaio 2002 dall’amministrazione Bush, per la reclusione di prigionieri catturati in Afghanistan e ritenuti collegati ad attività terroristiche.

Dalla data della sua apertura ad oggi sono tristemente noti tutta una serie di accadimenti e scandali che hanno portato alla luce come le modalità di reclusione violino ogni diritto umano.
I primi 20 prigionieri di guerra partirono da Kandhar 10 anni or sono, incatenati ai sedili dell’aereo e sedati, per atterrare al “Campo Raggi X” (definito così perché le celle, più simili a gabbie per animali, che misurano due metri per due, sono senza pareti e le guardie hanno una visione completa di ogni singolo movimento dei detenuti), da allora gli incappucciati in tuta arancione (in 780 hanno vestito quei colori), oggi 171, sono divenuti il simbolo di un vero e proprio fallimento dei valori democratici.

Le immagini rilasciate dallo stesso Pentagono in questi anni, di esseri umani umiliati, mani e caviglie legati, orecchie coperte con cuffie isolanti, la bocca chiusa da bende di garza, gli occhi bendati da occhialoni scuri, avrebbe dovuto costare agli USA molto più del prestigio civile che ha perso. La guerra globale al terrore, combattuta secondo giustizia e nel nome della civiltà giuridica Occidentale, diventa nuovamente e sotto tutti i punti di vista  basata su false premesse. I detenuti non hanno potuto nemmeno usufruire delle garanzie di trattamento  della Convenzione di Ginevra sui detenuti di guerra, perché considerati “combattenti fuori legge”.
La domanda principale rivolta dalla comunità internazionale e da tutte le associazioni di diritti civili in questi anni è sempre la stessa :“Chi sono quei prigionieri e con quale diritto gli USA li tiene in cattività?” Se sono terroristi e non prigionieri di guerra dovrebbero aver avuto e dovrebbero avere una incriminazione formale davanti ad tribunale che li giudichi, con la possibilità di difendersi dalle accuse.  Gran parte dei prigionieri sono stati rimandati dopo qualche anno nei paesi d’origine, mentre altri sono stati accolti in diverse nazioni su richiesta americana. (L’Italia accettò due tunisini, che furono rinchiusi in carcere al loro arrivo).

“…capitolo triste della storia americana”, così definiva Guantanamo Barack Obama durante la campagna elettorale per la presidenza. Nonostante la sua promessa (e la firma di un documento che prevedeva la chiusura del campo entro gennaio 2010) di chiudere la “Gitmo” –  nomignolo usato dai marines – il campo è ancora lì. Il Presidente Americano si è scontrato con la volontà del Congresso, che impedisce il trasferimento dei detenuti su suolo americano. Per ora, di certa c’è solo la ratifica sulla detenzione a tempo indeterminato di 48 dei senza nome di Guantanamo.  Ciò si scontra pienamente con la possibilità di chiudere il campo detentivo.
Anche se l’amministrazione Obama, ha vietato l’utilizzo di mezzi degradanti ed inumani di interrogatorio, come il waterboarding (simulazione di affogamento) e lo scorso novembre si è aperto un “regolare” processo contro i presunti responsabili dell’attacco terroristico contro la portaerei Uss Cole, per Amnesty International, la mancata chiusura di Guantanamo da parte del governo degli Stati Uniti lascia “un’eredita’ velenosa ai diritti umani”.

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