“Il lavoro precario vi rende liberi”

ROMA – Chi ha assistito ieri sera alla trasmissione di Santoro, ‘Servizio pubblico’, sarà rimasto scioccato e si sarà allarmato nel vedere il reportage sulla situazione sociale in Grecia.

Ebbene è bene allarmarsi perché, se non si rifiuta il debito pubblico creato dalla finanza internazionale per i propri fini, quella sarà la nostra sorte: avremo anche noi persone che diranno “io ormai sono morto” o “siamo come gli zombi”; avremo anche noi il problema di malattie causate da carenze alimentari, avremo anche noi, come nei paesi del terzo mondo, l’impossibilità di accedere alle cure mediche e alle medicine.
Anche a noi ci succederà ciò che avvenne a Cuba nei due decenni successivi alla caduta del muro di Berlino sia perché l’Unione Sovietica non mandava più aiuti al popolo cubano, sia perché gli Stati Uniti avevano pensato bene di stringere ancor più la gola alla popolazione con un embargo criminale: l’Italia, con altri paesi europei, diverrà un paese del terzo mondo.

Nonostante questo sia chiaro a tutte le menti pensanti i nostri geniali comandanti della nave da crociera Italia stanno diritti e sorridenti sul ponte di comando esibendosi in astratte quanto tragiche manovre linguistiche. L’ultima e più famosa è quella del comandante supremo: “ … diciamo la verità, che monotonia, un posto fisso per tutta la vita. È bello cambiare, avere delle sfide, purché siano accettabili”.
Forse non ci si dovrebbe preoccupare. Forse, queste sono solo facezie e gaffe dovute alla sindrome di ‘eccitazione da telecamera’. Ma volendo fare i pignoli queste parole non appaiono esattamente come pensieri verbali senza senso scivolati quasi inconsapevolmente dalla bocca di un uomo famoso per la sua sobrietà. E quindi ci si dovrebbe allarmare per queste frasi che solo a prima vista appaiono come innocue cadute di stile. E allora si dovrebbe cominciare a pensare che questo è un tentativo, non solo suo ma di tutta una classe dirigente, di modificare il pensiero dei cittadini italiani. Lo ha detto surrettiziamente il comandante, e lo ha detto più chiaramente un suo ufficiale in seconda l’altra sera a ‘8 e mezzo’ quando di fronte alle domande incalzanti di Lilly Gruber e Concita De Gregorio, le quali facevano notare che un dipendente 65enne non può che occupare un posto di un vent’enne, la Fornero, anziché spiegare a noi poveri ignoranti la logistica di questa prassi apparentemente assurda, ha detto tre parole che dovrebbero far tremare i polsi, ovvero: “Vorrei indurre un pensiero …”.

Ebbene questa frase se analizzata spiega molto bene il lavoro ai fianchi che la nostra classe dirigente, coadiuvata dal verbo vaticano, da anni sta facendo alla mente degli italiani per piegarla ai propri scopi. La parola ‘indurre’ non ha mai avuto una benché minima contiguità con la realtà e con la natura delle cose. Indurre significa “condurre dentro, spingere dentro”; significa “persuadere” ma anche “costringere, piegare”.
Coloro che vogliono fortemente indurre un pensiero anziché spiegare, se c’è, il proprio pensiero, sono come quei religiosi che vogliono far credere a tutti costi che una donna vergine è rimasta incinta e ha partorito, ma che poi, di fronte al fermo rifiuto di una mente pensante, dicono “ci devi credere perché è un dogma”. I nostri attuali Messia, investiti dalla grazia divina dei padri delle banche internazionali, mutuando dal credo religioso le forme pubblicistiche dell’economia, usano il verbo mediatico non per svelare la natura delle cose ma per crearle ex nihilo. L’assunto che dice: “Il precariato è ciò che salverà l’Italia dal baratro, quindi lo si deve creare ancor più abolendo l’articolo 18” è divenuto un dogma metafisico.
L’ordine occulto è partito: “I cittadini devono astrarsi dalla realtà di tutti i giorni per aderire ad un disegno divino presente solo nelle parole dei nostri dirigenti politici … pardon tecnici”.

Sono queste le modalità mediatiche con cui chiedono ai cittadini di rinunciare a pensare attraverso l’esperienza e il dato empirico per poi credere a eminenti economisti che ora stanno al governo e che fino all’altro giorno venivano pagati dalle banche internazionali. Oppure si chiede al popolo di credere a ‘ricerche’ e ‘sondaggi’ che si svolgono nelle Fondazioni private finanziate dal gotha della finanza. E solo un psichiatra esperto, che sia anche una persona particolarmente sensibile, è in grado di avvertire nello sguardo dei nostri governanti il nulla di un pensiero economico-religioso che si vorrebbe forzatamente incuneare nella mente di agnostici recalcitranti e di persone dotate di buon senso comune.

Sdoganando la percezione delirante sulla realtà, non è più necessario cercare il modo di cambiare lo stato delle cose. È sufficiente alterare la percezione che i cittadini hanno della situazione economica e sociale. Il ‘ragionamento’, immerso nella dissociazione mentale, è questo: “Per quale motivo affannarsi cercando una via d’uscita dalla crisi sistemica, quando possiamo cambiare la visione che i cittadini hanno di questa crisi. Basta prima ammalarsi di pseudologia fantastica credendo che il precariato creato dall’abolizione dell’articolo 18 sia la panacea per risolvere la crisi e poi indurre questo ‘difetto di pensiero’ in milioni di menti paralizzate dall’angoscia. E il gioco è fatto”.

Certo per far questo non è sufficiente avere un pensiero delirante che fa di ciò che è ciò che non è, e di ciò che non è ciò che è, ma si deve essere ben consci che la maggioranza del popolo italiano è preda dell’alienazione religiosa che inconsciamente lo costringe a credere a ciò che non è. Se questi maghi della parola riusciranno nel loro intento, andrà a finire che si starà malissimo ma si penserà di stare benissimo aspettando il paradiso terrestre che verrà perché pronosticato non solo dai religiosi, complici del sistema, ma anche dai politici. Basterà solo resettarsi con un piccolo déclic del pensiero e saremo tutti felici. La Chiesa cattolica ha dominato per quasi due millenni con il verbo divino indotto nei credenti, volete che il governo Monti, coadiuvato da ‘grandi giornalisti’ come Scalfari, non riesca a resistere neppure un quarto di legislatura? Ma andiamo!
Però una domanda è d’obbligo: “Dove verranno messi quei milioni di disoccupati ‘non esistenti socialmente’  perché, non solo non producono PIL, ma sottraggono risorse alla ‘razza ariana’ dell’economia globalizzata? Si troverà anche per loro una risoluzione stile teutonico tipo: “Soluzione finale del problema disoccupazione”? E perché no, visto che i cittadini sono ormai considerati meri strumenti inanimati da resettare con pseudo pensieri indotti al momento opportuno.

Come coloro che arrivando a Auschwitz trovarono sopra il cancello del campo di ‘lavoro’ la cinica scritta “Arbeit macht frei” le orde di pendolari precari verranno accolti, nelle stazioni e nei caselli autostradali, da enormi manifesti e mega video dai quali ragazze con sorrisi stereotipati ripeteranno ossessivamente “IL LAVORO PRECARIO VI RENDE LIBERI”.

Per resistere all’induzione di un credo che serve solo a smembrare ciò che resta della rete sociale non resta che rimanere aggrappati a quella robusta zattera di salvataggio che è la realtà contingente che viviamo ogni giorno. Il ragionamento di Monti che si potrebbe sintetizzare in questo modo “Il lavoratore precario è un fortunato che non si annoierà mai” è, nella forma, identico a quello che costò la testa a Marie Antoinette d’Austria regina di Francia, la quale venuta a sapere che il popolo di Parigi non aveva più nemmeno il pane disse la stolida frase: “S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche”.

Sembrerebbe che ai nostri governati, che essendo molto cattolici sono in grazia di dio, manchi il rapporto con la realtà di chi lavora e vive male e si ammala di depressione perché i suoi pensieri sono rapiti dall’angoscia del domani. Queste persone che stanno sulla plancia di comando non si avvedono del fatto che stanno costringendo milioni di essere umani ad azzuffarsi e a ringhiare come cani affamati quando il kapò del padrone tira loro un misero osso. Queste persone che governano non sanno e non vogliono sapere che le figlie, le madri, le fidanzate e le mogli degli italiani stanno già da anni in fila davanti a quegli squallidi uffici di caporalato che con un eufemismo vengono chiamate ‘Agenzie interinali’. Sono lì da anni a mendicare un contratto davanti ad un lascivo omuncolo libidinoso che spessissimo chiede favori sessuali in cambio. Anche questo lo abbiamo visto ieri sera a ‘Servizio pubblico’.
Ed infine questi geni della finanza non vogliono capire che anche quando due giovani fidanzati i quali, a qualsiasi prezzo e rinunciando alla propria identità umana, si sono lasciati sfruttare da persone indegne di appartenere al genere umano, vanno a chiedere un mutuo in banca si sentono sempre rispondere: “Ci dispiace ma il mutuo lo diamo solo a quelli hanno un posto fisso”. Quelli che, come dice Monti, si annoiano.

E allora se siamo arrivati a questo punto, se á la guerre comme á la guerre, possiamo anche dire che se uno stolido tiranno dimostra di fregarsene dell’angoscia nascente di chi è riuscito finora a mantenere la spina dorsale diritta di fronte alla violenza ricattatoria degli sciacalli della nuova economia globalizzata, questi, vedendosi scippato anche l’ultimo scudo protettivo rappresentato dall’articolo 18, potrebbe anche esprimere il proprio pensiero e dire: “Prima di perdere quel che mi resta della dignità umana …”. Il lettore completi la frase.

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