Inter squadra di metà classifica. Come si dilapida il patrimonio di Mourinho

ROMA – I tifosi juventini, romanisti e milanisti godono, dopo la pesante sconfitta di ieri sera dell’Inter contro una Lazio portentosa, che ha trovato nella fantastica accoppiata Hernanes-Zarate la quadratura del cerchio. Ma, in realtà, la vicenda di una squadra campione d’Europa e d’Italia soltanto cinque mesi fa dovrebbe essere un’occasione di riflessione per tutti. Come si dilapida un patrimonio che pochissime altre squadre avevano conquistato in meno di mezzo anno. Possiamo proporre qualche risposta ad un quesito che sta interessando milioni di tifosi nerazzurri.

L’allenatore

Che Massimo Moratti non sia mai stato un entusiasta ammiratore di Rafa Benitez lo si sapeva. A giugno fu costretto a prenderlo per assoluta mancanza di un concorrente con l’esperienza dello spagnolo. Erano pure state prospettate alcune alternative: il serbo Siniša Mihajlović (poi andato alla Fiorentina senza ottenere grandi risultati, anzi sempre sul filo del rasoio del licenziamento), l’ex Walter Zenga (tuttora tenuto in conto come soluzione d’emergenza in caso di licenziamento di Benitez). Moratti premeva per ingaggiare il coach che più desidererebbe a Milano: Pep Guardiola, l’illustre inventore del gioco stellare dei “baugrana” ma la strada era totalmente chiusa. Certo è che, della débacle nerazzurra, Benitez non può dirsi estraneo. È pur vero che mancano all’appello ben undici titolari ma rimangono fortissimi dubbi sulla efficacia degli allenamenti condotti dallo spagnolo, dato che l’assoluta maggioranza degli atleti si “ rompe” per stiramento. Il coach rigetta con sdegno la prospettiva: “Sono 25 anni che siamo sulla piazza e qualcosa abbiamo vinto. Gli infortuni non sono mai addebitabili ad una sola causa, come ben sanno gli addetti ai lavori”. Sarà, ma i dubbi rimangono.

Il presidente

Anche Massimo Moratti non può chiamarsi fuori da qualche responsabilità nel disastroso avvio di stagione. Da che esiste il gioco del calcio, non si è mai vista una squadra che domina Campionato e Champions League che si astenga dal mercato estivo. C’è solo l’Inter che, questa estate, non ha deciso di lasciare la squadra così com’era (“è già fortissima”) ma ha ceduto un giocatore che ora sarebbe emerso come fondamentale, Mario Balotelli, quindi l’ha indebolita. Tolto il ragazzo ribelle, l’Inter è rimasta praticamente con due soli attaccanti “puri”, Milito ed Eto’o, perché né Pandev, né Babiany lo sono. Era più che logico ritenere impossibile affrontare un calendario calcistico come quello attuale con due sole punte e le conseguenze si stanno vedendo. Versione ufficiale: esigenze di bilancio hanno impedito ai nerazzurri di operare sul mercato. Esigenze che evidentemente le altre squadre (Milan, Juve, la disastrata Roma) non hanno avuto.

L’allontanamento di Lele Oriali

Intanto, mentre la stampa specializzata si occupava del mercato estivo, Moratti, in accordo con il dirigente Marco Branca, liquidava Lele Oriali, storica figura di casa a Milano, già campione del mondo in Spagna nel 1982 e primo responsabile sportivo della squadra. Oriali aveva svolto un ruolo fondamentale nel team nerazzurro ma i suoi dissapori con Branca erano noti. Moratti ha scelto quest’ultimo. È stata una scelta giusta?

Il vivaio nerazzurro

È pur vero che, a dispetto delle critiche, l’innamoramento di Moratti e della sua dirigenza per tutto ciò che proviene dall’estero (giocatori ed allenatori) ha fino ad ora dato i suoi frutti ma è altrettanto vero che, fino ad ora, i “debutti” dei giovani italiani non hanno reso come si sperava: il diciottenne Felice Natalino è stato disastroso contro la Lazio ieri sera, il pur bravo Santon non riesce a ripagare la fiducia che si ripone in lui. Il neo-acquisto Andrea Ranocchia è stato subito dirottato al Genoa, comproprietario del suo cartellino. A luglio erano acquistabili sia Fabio Quagliarella (poi trasferitosi alla Juve), sia Giuseppe Rossi (attualmente al Villareal, che non a caso Guardiola vorrebbe al Barcellona). Erano acquisti abbordabili per una squadra del livello dell’Inter. Eppure sono stati abbandonati al destino di altre squadre. Ora, forse, recuperare al mercato di gennaio sarà più dispendioso e probabilmente inutile.

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