Il voto delle città per rafforzare il centrosinistra

ROMA – Il 6 e il 7 maggio 10 milioni di italiani sono chiamati a rinnovare il governo di 770 comuni e di 22 capoluoghi di provincia. I cittadini dell’Aquila, di Genova, di Palermo, di Taranto, di Pisa, di Brindisi, di Parma, di Verona e di tante altre città, dal nord al sud, decideranno da chi dovranno essere governati per i prossimi cinque anni.

Il voto è locale e le dinamiche politiche per la scelta saranno certamente segnate dalle singole particolarità e dai concreti rapporti locali.
Tuttavia, è innegabile che la crisi economica intrecciata al disfacimento del regime politico berlusconiano incideranno, e molto, sugli orientamenti del voto.
Anche per il governo Monti sarà un test importante in quanto i cittadini non potranno non esprimere le proprie opinioni sulla politica di rigore e sulle incertezze del futuro.

Un “sondaggio” sugli  orientamenti degli italiani

Il voto sarà quindi un “sondaggio”  vero sugli umori e gli orientamenti degli italiani.
La competizione elettorale con la sua estrema frammentazione di liste e di candidati rispecchia ancora l’inadeguatezza e le degenerazioni del sistema politico attuale, basato sulla personalizzazione, sull’elettoralismo, sulla prevalenza degli interessi di gruppi economici o di persone a discapito dell’interesse collettivo (valori e programmi). I fenomeni di sfiducia, di voto di protesta e di astensionismo sono sempre più marcati e la loro dimensione e segno politico, tra pochissimi giorni li vedremo in diretta.
Ma la campagna elettorale ha rappresentato per le forze democratiche e di sinistra l’occasione per fare chiarezza sull’urgenza di superare definitivamente l’egemonia delle destre anche nel governo locale.

Il superamento del patto di stabilità

L’idea centrale su cui, per esempio, il partito democratico ha battuto è quella che dalle città può venire un valido aiuto al contenimento della drammatica recessione attraverso il superamento del patto di stabilità, la ridiscussione dell’IMU (istituita dal governo Berlusconi) e politiche di investimenti locali per l’efficienza energetica, la ristrutturazione degli edifici, la riorganizzazione della mobilità, la tutela dell’acqua, la riorganizzazione dei sistemi idraulici, il recupero e il riuso delle aree urbane e industriali, il rinnovamento dei servizi alla persona, l’avvio di una nuova fase dello stato sociale locale ispirato dai valori di solidarietà e di uguaglianza. E ciò in un quadro di nuove politiche europee e nazionali dedicate alla crescita, all’occupazione e a più alti livelli salariali.
Per l’affermazione di queste nuove politiche economiche, sociali e ambientali, patrimonio delle forze di centro sinistra, il voto sarà importante.
Le vecchie alleanze di centro destra sono in crisi e profondamente divise e anche per questo tantissimi elettori sono delusi e smarriti. I personaggi della Lega e di Berlusconi sono semplicemente poco credibili. Come altrettanto poco credibile è il martellante tormentone che tutti i partiti sono uguali e ugualmente responsabili della crisi e della degenerazione del sistema politico.

Chiarezza sulle prospettive di cambiamento

Ma ciò non va assolutamente sottovalutato. Anzi. Le forze di centro sinistra sono chiamate ad alzare il livello del confronto politico e della chiarezza sulle prospettive di cambiamento. Come ha fatto la Francia, in cui la politica, i partiti, i due candidati, si sono confrontati in piena crisi con i cittadini e hanno presentato i propri programmi.
Viceversa, in Italia si è scelto una via diversa, quella del governo dei tecnici, imposta dalla drammaticità della crisi in cui ci avevano trascinato le destre. Il voto di domenica prossima darà delle indicazioni precise sugli orientamenti degli elettori. E sarà inevitabile per il governo Monti e per tutti i partiti tenerne conto. Arrivando anche a mutare i rapporti, il quadro politico e superando l’assurda situazione per cui con la crisi in atto, diversamente dalla Francia e dalle altre democrazie europee, i partiti sono fuori dalla porta delle decisioni e i responsabili della crisi sono sullo stesso piano di chi la crisi l’ha sempre denunciata e contrastata. Così il cambiamento viene offuscato e questo ibrido politico diviene una delle cause della sfiducia e dell’antipolitica. E non è con la nomina di tre “subtecnici” che si risolve un problema democratico e politico come la rappresentanza di governo.
Se domenica le forze del cambiamento segneranno un passo in avanti tutta la situazione politica sarà rimessa i movimento. Ciò anche in Europa se come ci auguriamo vincerà Hollande.

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