Election day. Aspettando l’America

ROMA – Sarà una lunga notte. Gli occhi del mondo sono puntati sugli States, sul duello fra Obama e Romney  il cui esito influenzerà la vita, il futuro,  di qualche  miliardo di donne e uomini. 

Gli americani  hanno votato per eleggere il Presidente, ma anche per  rinnovare la Camera dei rappresentanti, parte del Senato, governatori e poi tanti referendum .  E’ una democrazia mista : i cittadini eleggono  i rappresentanti degli Stati che , a loro volta, eleggeranno il Presidente. In diversi Stati chi vince prende tutto, in altri il calcolo avviene in base a percentuali. Per diventare presidente ci vogliono 270 voti di delegati. In ogni stato la vigilanza è molto stretta. Ci sono già schiere di avvocati pronti a presentare denuncie, a chiedere la verifica voto per voto. Bush vinse contro Gore per 270 voti grazie a una decisione della Corte Usa, a prevalenza repubblicana.  C’è il rischio, anche questa volta, che  per eleggere ufficialmente il Presidente, per decidere chi ha vinto, non ci sia la certezza prima della fine di dicembre.

E’ una  gigantesca macchina che si mette in moto. Giorni e giorni di campagna elettorale, carovane che vanno e vengono, concerti, comizi, piazze, teatri, palloncini che volano, scritte giganti , bandiere a stelle e strisce che  fanno bella mostra nelle grandi città, nei piccoli centri,  scontri televisivi all’ultimo sangue fra i due candidati che hanno vinto le  convenzioni dei rispettivi partiti, il democratico e il repubblicano. E poi scendono in campo i vice. Un ruolo speciale lo hanno le mogli dei candidati, le possibili first  lady. La signora Obama, Michel, oggi in carica ha fatto meraviglie. Le famiglie, figli e figli, nipoti, cani, gatti quando ci sono ,tutti protagonisti dello spettacolo più bello del mondo. Ma è lo “spettacolo della politica” e non fine a se stesso. Non accompagna i candidati ma , con loro, è parte della battaglia politica, uno scontro duro che si combatte fra democratici e repubblicani, senza esclusione di colpi. Tutto accompagnato dalla guerra dei sondaggi, dallo schierarsi da parte dei media in modo visibile. Non surrettiziamente, facendo finta di essere giornali e giornalisti indipendenti, autonomi. Insomma un confronto politico che coinvolge milioni di persone.

 

Ciò non significa però che la partecipazione al voto corrisponda allo  spettacolo. L’astensione spesso raggiunge punte  molto  elevate ed è proprio sulla partecipazione che,dicono gli analisti, si gioca la partita, sul filo di lana. Ma anche su questo le opinioni sono diverse. C’è chi dice che in tanti ai seggi è favorevole ad Obama. Vuol dire che anche chi è deluso, “ il presidente doveva fare di più”, si presenta al<seggio. Chi invece pensa il contrario. Le ultime ore del  voto negli ultimi stati hanno visto dure contestazioni fra i  due staff. Si parla di brogli. La Florida sembra ancora al centro dello scontro. Sabato si sono concluse le operazioni  di voto anticipato,code lunghissime, a seggi chiusi sono stati moltissimi gli elettori che non hanno potiuto votare. Contestazioni, risse verbali, e anche qualcosa di più. Ma questa è l’America. Dice Obama: “America credi in me, o sarà il disastro”. Romney: “ C’è una vita migliore ve lo dimostrerò”. L’ Europa, l’Asia, l’Africa, tutto l mondo attende di sapere se la linea “liberal” di Obama continuerà, si rafforzerà, se gli Usa rimarranno vicini all’Europa, se  la crescita, lo sviluppo saranno gli obiettivi, i mezzi per affrontare la crisi, la recessione. Oppure se gli Usa si chiuderanno, metteranno il  lucchetto ai mercati, se Wall street  dominerà lo scenario economico-finanziario. Guardano al voto i paesi del  “ brics”, Brasile, Russia,  India, Cina, Sudafrica, che con gli Usa tengono nelle mani le redini dello sviluppo .   Nella nuova situazione con l’America che ha perso parte con paesi emergenti, garantendo stabilità oppure tonerà ad essere una potenza arcigna, aggressiva, militarista. Un interrogativo non da poco. Aspettando l’America.

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