Governabilità. Confronto con 5 Stelle. Cosa fare nei primi 100 cento giorni

ROMA – Non possiamo permetterci di lasciare il Paese senza Governo,come anche voi avete scritto e neppure immaginare di tornare subito al voto. Penso che occorrerà aprire un dialogo franco e costruttivo con il Movimento 5 Stelle per tentare di individuare cosa fare nei prossimi 100 giorni.

Aspettavamo le elezioni per vedere se si creavano le condizioni per una svolta che chiudesse l’esperienza berlusconiana dell’ultimo ventennio e poter governare il Paese per uscire dalla crisi con meno povertà e più uguaglianza, ma soprattutto lavoro, sviluppo, crescita, perché senza questo tutto è più difficile.

Al primo posto il lavoro e la giustizia sociale

Ora il risultato complica il futuro e le scelte saranno il frutto della capacità del Parlamento di mettere al primo posto il bene del Paese e la giustizia sociale., il lavoro Il 30%degli italiani ha ridato irresponsabilmente e incredibilmente la fiducia ad una coalizione che ha portato il nostro Paese nel baratro, oltre ad essere umiliato e deriso nel mondo perdendo ogni minima credibilità. Il 25% ha scelto un “rivoluzionario” voto di protesta.
Il centro-sinistra, guidato da Bersani, ha ottenuto la maggioranza nei due rami del Parlamento ma mentre alla Camera il premio di maggioranza consente di governare, al Senato non sarà così. Il 31,6% non consente di avere la maggioranza e quindi di governare.
Il che fare è una domanda di emergenza, perché non possiamo permetterci di lasciare il Paese senza Governo, e neppure immaginare di tornare subito al voto.

Legge elettorale, conflitto di interessi e falso in bilancio

Penso che occorrerà aprire un dialogo franco e costruttivo con il Movimento 5 Stelle per tentare di individuare cosa fare nei prossimi 100 giorni.
Noi rimaniamo dell’idea che le priorità devono rimanere il lavoro, la crescita, l’occupazione la redistribuzione dei redditi, la tutela delle pensioni e un sistema socio sanitario in grado di permettere livelli di prestazioni che abbiano il segno del diritto e dell’efficienza per tutti, nessuno escluso.
Per fare questo il punto rimane la governabilità per cui a Grillo occorre chiedere e concordare per procedere alla riforma della legge elettorale, e a tutto ciò che grida vendetta perché lesiva della legalità e della democrazia di cui il conflitto di interessi e il falso in bilancio sono la contraddizione più lampante.

Bersani  ci provi utilizzando  al meglio il risultato del centrosinistra

 
Bersani, persona capace e onesta, può assumersi la responsabilità di provarci supportato da un voto importante seppur limitato.Il risultato di Grillo denota, come sapevamo, quanta protesta, quanta insoddisfazione, quanta voglia di cambiare e di ribellarsi ad un sistema generale che non ha saputo affrontare i temi urgenti del Paese, era presente nella pancia e nella testa di tante persone.
Ma soprattutto, quando le persone stanno male e le condizioni di vita peggiorano, quando non ne possono più, la fiducia se ne va per sempre, sale populismo ed antipolitica e si alzano due sentimenti che hanno accompagnato la campagna elettorale:
1. Sono tutti uguali, quindi tutti a casa;
2. Aggrapparsi alle false promesse di chi racconta le frottole ma che ti fanno almeno sperare.
Il senso di responsabilità rimane in un angolo, timoroso di rivelarsi

Il senso di responsabilità non va confuso con il masochismo
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Ma il senso di responsabilità, non va confuso con il masochismo, né tantomeno con la vocazione di portare al martirio il ruolo democratico della sinistra.
Per cui, malgrado il complesso risultato non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca e nel nome di tante persone che hanno a cuore il futuro del paese di giovani e di anziani, proviamo ad utilizzare al meglio il risultato ottenuto dal centro-sinistra e un modo nuovo di fare politica, di essere rappresentanti della politica.
Dare continuità al cambiamento è obbligatorio, vale per tutti, politici e governanti.
Se non sarà così, ci sarà sempre di più una novità elettorale che proverà a fare ciò che la politica tradizionale, anche quella pulita, che c’è, non ha voluto né saputo fare.
Lo Spi si è speso in questa campagna elettorale con la passione e la serietà che contraddistinguono la nostra generazione, quella generazione che ha sempre combattuto per la giustizia e la solidarietà e per conquistare un governo democratico che abbia nel suo DNA la libertà, l’uguaglianza e i diritti di cittadinanza.
Lo Spi, ovunque, lo ha fatto con grande rispetto verso l’autonomia del sindacato, una autonomia che non significa mai disimpegno, anzi significa farsi carico delle condizioni di vita di tantissime persone che il sindacato rappresenta.

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