Di doman non c’è certezza

ROMA – Quando Renato Brunetta si arrabbia perde  le staffe e la testa. Diventa paonazzo, sembra che stia per scoppiare, gesticola, sgambetta, sbotta e dice la verità. Cosi è accaduto l’altra sera in tv, dove,  sembra stia di casa. “

Macché Iva, macché Imu. Io ho sostenuto  il governo  Letta.  Credevo davvero alla pacificazione e ci credo ancora. Ma come possiamo stare insieme al governo con chi vuol far decadere nel più breve tempo possibile, Silvio Berlusconi, il nostro  presidente. “ E attacca Epifani perchè avrebbe anticipato che i senatori del Pd votavano per la decadenza. Non è stata nemmeno presa in considerazione la nostra proposta di chieder il parere delle Corte Costituzionale sulla legge Severino”.  Ha detto la verità ed ha scoperto  il gioco. Ingenuo, parla in un momento di rabbia. 

Il pregiudicato isolato. Dai leader europei agli Usa ondata di critiche

Certamente ma, forse, visto lo stato dei rapporti esistenti  fra le varie anime del Pdl, visto lo schieramento dei “falchi” che sono pronti a prendere nelle mani Forza Italia, visto che Berlusconi è riuscito a mettersi contro  i leader europei con in testa quelli che fanno parte del Partito popolare,  il Dipartimento degli Stati Uniti, autorità economiche,   a partire dall’ Ocse, per non parlare di tutte le grandi e piccole organizzazioni sindacali italiane, da Confindustria a Cgil, Csl, Uil, visto l’andamento della assemblea dei parlamentari dove ha parlato solo il pregiudicato, visto tutto questo è cominciato lo smottamento dentro il Pdl-Forza Italia.  La notte porta consiglio ed il risveglio ha dato coraggio ai vai Alfano, ai cinque ministri dimissionari per ordine del cavaliere a uno come Fabrizio Cicchitto, tante volte in ginocchio davanti al dio Silvio. Aveva la sua provato a dire la sua nella assemblea dei parlamentari, ma gli era stato impedito. Non c’è dibattito gli era stato detto e Berlusconi, con tono paterno, gli aveva detto “ me lo dici stasera a cena”. “Una cena che- fa presente l’ex craxiano”- non c’è mai stata”. E lui si è recato a Palazzo Chigi per parlare con Enrico Letta. 

 

L’umore  sempre più nero del cavaliere

Intanto il pregiudicato  apriva le porte di Palazzo Grazioli e arrivavano  i  cortigiani. IL cavaliere era di umore nero, anche perché i sondaggi della Ghisleri, la sondaggista di famiglia non segnavano bel tempo. Anzi.  Poi se ne andavano , uno alla<volta,alla spicciolata mentre arrivavano boatos sempre più frequenti della inquietudini di senatori e deputati. C’erano i “ capipolo “ in movimento. Girava la voce della nascita di un nuovo partito soci fondatori quelli che non avevano proprio voglia di traslocare in Forza Italia agli ordini della pitonessa, di Verdini, Bondi, Capezzone. Giovanardi , sì proprio lui, dava i numeri nel senso reale<della parola. Annunciava che nella<nuova formazione erano pronti ad entrare una quarantina di senatori .A Palazzo Grazioli intanto rimanevano soli Berlusconi e Alfano. Filtrano notizie, il<vicepresidente mette Berlusconi con le spalle al muro, si è stufato di essere indicato come un debole, incapace di dare del filo da torcere a Letta.

 

Alfano: tutti i parlamentari votino la fiducia a Letta

Si racconta abbia posto al pregiudicato due problemi: tutti i parlamentari votano la fiducia a Letta, io coordinatore unico di Forza Italia, la pitonessa in un angolino. Berlusconi è rimasto interdetto. Addirittura pensava di inserire alla testa di Forza Italia,<lui presidente,la figlia Marina in accoppiata con la pitonessa. A questo punto iniziava un lungo pellegrinaggio a Palazzo Chigi che durava tutto il giorno. Fra i primi  Gianni Letta, lo zio di Enrico che sta preparando la relazione da svolgere mercoledì mattina al Senato e nel pomeriggio alla Camera. Un segnale di armistizio?  Forse qualcosa di più. Azzardiamo : il pregiudicato messo in minoranza, costretto a fare marcia indietro.Poi arrivavano i cinque ministri dimissionari, una alla volta, Alfano, Lupi. Quagliarello,  Lorenzin e De Girolamo. A conclusione di questi incontri Letta annuncia di aver respinto le loro dimissioni. Il che cambia il qualdro della crisi. Ancora Cicchitto. Il vicepremier ribadiva: tutti i parlamentari del Pdl devono votare la fiducia. Poi l’annuncio di un nuovo incontro a Paazzo Grazioli e anche la riunione dei palamentari del Pd. Previsioni? Mai come in questo momento valgono i versi scritti da Lorenzo de’Medici nella seconda metà del ‘400 . “ di doman non c’è certezza”  I colpi di coda, i più pericolosi sono sempre possibili

 

Il cavaliere si può dedicare a tempo pieno a Dudù e Francesca

Una speranza: che il pregiudicato possa mettersi l’anima in pace e dedicarsi a tempo< pieno a Dudù e Francesca.Lasci stare cose che non sono più per lui . Dia ascolto a Giovanardi.< Altra certezza:il Paese non ha bisogno di pezze per rattoppare una situazione ,ma di un governo con un programma chiaro, solido, magari anche dettagliato, che guardi e affronti i problemi reali, il lavoro, la redistribuzione del reddito come chiedono i sindacati, le forze sociali, la legge elettorale mandando a casa il Porcellum che piace tanto sia a Berlusconi che a Grillo.  Un impegno sottoscritto per la stabilità per cui dopodomani , quando la Giunta per le elezioni voterà la decadenza del senatore, non ricomincia il balletto. E che dia i sette giorni a Berlusconi.  Se lo dice Giovanardi…..

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