Prato, il lutto fa scoprire una Comunità ai margini

Le sette vittime condannate a morte da un sistema di vita e lavoro alienanti. Il ministro Giovannini: “Non ci sono risorse per ispezioni e controlli”

 

Prato sarà in lutto domani, per onorare le sette vittime cinesi che hanno perso la vita nell’incendio della ditta ‘Teresa Moda’ nel Macrolotto 1. Un altro episodio raccapricciante, che mette in luce una realtà, quella del lavoro in nero, sottopagato e alienante, fin troppo spesso trascurato. Le bandiere, saranno alzate a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici, la campana civica di Palazzo Pretorio suonerà a lutto all’inizio del consiglio straordinario delle 15.30. La speranza è di unire una Comunità ai margini, come quella cinese, con la italiana, che fa fatica a metabolizzare le presenze orientali, anche se ormai è da decenni che Prato è meta privilegiata per l’economia cinese, che da questo maxi Comune toscano si sviluppa, poi, nel resto d’Italia. Tornando alla cronaca spicciola, va detto che ancora non si è fatta piena luce sulla vicenda. Colpe, mancanze, responsabilità sono tutte da assegnare. 

 

Lo si è detto anche oggi alla Camera dei deputati, dove il ministro Giovannini ha detto chiaro e tondo che non ci sono le risorse per le ispezioni. Questo a causa della spending review, che ha visto tagliare un po’ qua e un po’ là, in settori sempre essenziali nella vita del cittadino.  Meno risorse si traduce, quindi, in meno controlli da parte delle forze dell’ordine. Quindi il ministro del Lavoro proverà a chiedere risorse per sopperire a tali mancanze, perché non può e non deve arrestarsi il contrasto al lavoro irregolare. La fabbrica di Prato non rispettava le misure di prevenzione e anti-incendio. Non c’erano nemmeno uscite di sicurezza né maniglioni antipanico. Una vera e propria trappola, insomma. Il ministro del Lavoro, nell’informativa alla Camera ha poi aggiunto che negli ultimi due anni il gruppo interforze ha svolto 1.571 controlli su immobili adibiti ad imprese. “L’impegno del ministero – ha sottolineato Giovannini – è attestato dagli esiti dell’attività di vigilanza. Nel 2012 sono state fatte 996 ispezioni, il 50% su aziende gestite da cinesi. Quest’anno sono state 780 le ispezioni, oltre la metà su imprese cinesi. Lo scorso anno sono state contestate 1.084 maxisanzioni per lavoro nero e 674 quest’anno. I lavoratori clandestini rintracciati sono stati 253 l’anno scorso e 166 nei primi dieci mesi di quest’anno. Sono stati inoltre adottati 206 provvedimenti di sospensione dell’attività lavorativa e 155 nel 2012”. Sulla vicenda poi si è espresso anche il Presidente della Repubblica Napolitano, rivolgendosi direttamente al presidente della giunta regionale Toscana, Enrico Rossi, attraverso una lettera in cui sollecita “un insieme di interventi concertati al livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento – senza porle irrimediabilmente in crisi – realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico toscano e italiano”. Ma senza mai allontanarsi dalla legge.  A proposito di Giustizia: il procuratore capo di Prato Piero Tony spiega che  “La procura si appresta a indagare due-tre persone”. Si tratterebbe della titolare e dei due gestori della ditta. La Procura però non esclude  che potrebbero essere coinvolti nella vicenda anche dei cittadini italiani. 

 

In campo scendono anche i sindacati. “Ogni volta che si muore per il lavoro, per noi è una sconfitta”, sono le parole di Susanna Camusso, leader della Cgil, in una intervista all’Unità. Camusso si chiede come mai non è stato possibile intervenire prima sulla fabbrica, che fine abbiano fatto le verifiche dell’Inps… “Forse dobbiamo adeguare le nostre capacità di intervento, ma ci sono già gli strumenti, di prevenzione e controllo, per far rispettare le leggi anche ai cinesi” dice Camusso. Quindi aggiunge: “c’è una sensazione di impotenza che coinvolge tanti, politica istituzioni amministrazioni. I cinesi sono presenti nel nostro Paese da molti anni, sono attivi a Prato da decenni, producono e fanno affari dentro un sistema sommerso che continua restare sommerso nonostante ci siano gli strumenti per farlo emergere, per costringerlo alla legalità. Noi della Cgil siamo stati spesso accusati di esagerare, di voler denunciare realtà economiche che non ci piacevano, proprio a Prato, perché vedevano e vediamo il pericolo di quelle condizioni di sfruttamento e di violenza”.

 

Intanto le segreterie regionali delle principali sigle sindacali chiedono a tutti i lavoratori di fermarsi domani “per esprimere la propria solidarietà e per ribadire che nel lavoro, non deve esserci sfruttamento, non deve esserci mancanza di diritti e di legalità, non deve esserci violazione della dignità della persona, indipendentemente dal colore della pelle, dalla nazionalità e dalla comunità di appartenenza”.

In tutti i luoghi di lavoro, insomma, si ribadirà “un no chiaro e netto allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo”.

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