I renziani all’assalto dell’Articolo 18

ROMA – Aveva detto Matteo Renzi che  “l’articolo18 non è all’ordine del giorno”. Ed in molti avevano tirato un sospirosi sollievo. Certo se fosse stato il neo segretario del Pd a mettere in discussione questo diritto dei lavoratori, già colpito dalla legge Fornero,  le conseguenze sarebbero state molto gravi.

Che il sindaco di Firenze non abbia un buon rapporto con il sindacato,la Cgil in particolare, è noto a tutti. Ma che si aprisse un fronte di vero e proprio scontro fra un partito che, dice lo stesso Renzi si iscriverà al Partito socialista europeo,e organizzazioni che rappresentano circa dieci milioni  di persone,avrebbe significato una profonda frattura nel tessuto sociale del Paese. Forse insanabile. Maurizio Landini che aveva avviato un colloquio con Renzi,la cui strumentalità era apparsa evidente, e poi anche Susanna Camusso  aveva preso per buona la smentita del sindaco di Firenze. Anche nel Pd dove vi erano state reazioni forti al ventilato attacco all’articolo 18.,si era tirato un sospiro di sollievo.Problemi,grane in vista tante, ci mancava anche questa. Forse, ci permettiamo di dire, troppo affrettatamente,senza leggere attentamente le dichiarazioni del segretario

Per il segretario del Pd si tratta di un “ totem ideologico”

Lui considera “non rilevante”una storica conquista del movimento sindacale, un tassello importante del mosaico costituito dalla nostra democrazia. Parla di un “ totem ideologico” Ammette che “oggi non serve cambiare le regole per creare lavoro”  Ancora:”L’articolo 18 interessa solo agli addetti ai lavori. Non ho mai conosciuto un imprenditore o un operaio che ne facessero una questione dirimente.” “ Se si riparte con il derby sull’articolo 18 è finita”.Chiarissimo:non è una priorità ma essendo “non rilevante” si può pensare di abolirlo,magari non subito. E  lo staff ” che sta operando per presentare entro la fine di gennaio un “job act”, in inglese fa più effetto, ma si tratta di un “piano per il lavoro” ha proprio in mente l’abolizione graduale dell’articolo18.  Sarebbe anche da chiarire chi ha nominato questo gruppo di lavoro, quando avvenuto, dove è avvenuto. In realtà forse tratta di uno dei gruppi che alla Leopolda, che non è il Pd,ma la sede politica dei renziani, ha operato nella campagna per le primarie

Per i nuovi assunti  prevista  la libertà di licenziamento

Le indiscrezioni , evidentemente autorizzate che stanno comparendo sui giornali fanno capire che si tratta di una solenne bufala, di un imbroglio degno dei furbetti del quartierino.La parola d’ordine è”contratto a tempo indeterminato per tutti”, via la precarietà, si ricompone il mondo del lavoro, si sana la frattura fra garantiti e non garantiti. Ormai,questo, un ritornello sempre più spuntato: un miliardo di ore di cassa integrazione, questa la “garanzia” per i lavoratori,poi il buio. La proposta degli “studiosi renziani” prevede sì il contratto a tempo indeterminato per i nuovi assunti,ma nei primi tre anni scompare l’articolo 18.Il datore di lavoro con una minima somma ti può cacciare quando vuole,non esiste più la giusta causa.

Landini:Renzi ripristini un “ diritto di civiltà”

E’ la proposta da tempo avanzata da Ichino, Boeri, Garibaldi, respinta dai sindacati, dallo stesso Pd. Non è un caso che fra gli sponsor dell’abolizione dell’articolo18 vi sia un consulente di Renzi che si chiama Oscar Farinetti, il patron di Eataly.,il quale sostiene che chi ha voglia di lavorare un posto lo  trova. Quello che viene cacciato avrà un sussidio di disoccupazione universale,farà formazione e poi si vedrà. Il problema vero, come  sostengono i sindacati ,la stessa Confidustria,è creare posti di lavoro. Il problema non è la flessibilità, questa sì un totem Ci vuole una politica del lavoro,a partire dall’Unione europea, di cui non si vedono segnali certi.E neppure confusi. Dice Landini,il segretario generale della Fiom.”Se Renzi vuole fare una cosa intelligente, ripristini l’articolo 18 per impedire i licenziamenti ingiustificati. Ripristini un diritto di civiltà”.

 

 

 

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