L’Europa della solidarietà contro la crisi

ROMA – Venerdì prossimo 4 aprile si terrà a Roma un importante convegno il cui titolo” L’Europa della solidarietà contro la crisi” indica di per sé stesso l’obiettivo che si propone: contribuire a promuovere in vista delle elezioni europee un dibattito serio su cosa e come deve cambiare l’Europa. Promosso  dalle associazioni Network per il socialismo europeo e Laboratorio politico e dalla Fondazione Friedrich Ebert, l’iniziativa che vede la partecipazione di altre importanti associazioni dell’area della sinistra politica e sindacale, sarà anche l’occasione per un confronto con intellettuali e ricercatori del socialismo tedesco e scandinavo.

Non c’è dubbio che il fatto che per la prima volta il Pse presenti con Martin Schulz un candidato comune alla direzione della futura Commissione Europea  dia alle prossime elezioni una dimensione più politica di altre volte e rafforzi gli impegni del suo programma per un cambiamento significativo degli indirizzi europei finora dominanti.  Un cambiamento che auspichiamo sarà appoggiato anche dalla lista Tsipras, che si muove  anch’essa su una linea di riforma dell’Europa, rifiutando l’ antieuropeismo che caratterizza i movimenti populisti e nazionalistici che stanno crescendo in tutta Europa. 

Concepita dai nostri padri, dopo l’ennesima tragedia della seconda guerra mondiale, come  strumento di unificazione, di pace e solidarietà dei popoli europei, capace di garantire i valori della democrazia ,  della giustizia e del progresso sociale, l’Unione Europea, dopo la adozione della moneta unica, sta subendo un processo di  crisi drammatica che  aggrava gli squilibri fra i vari paesi e le contraddizioni sociali al loro interno,  indebolendo le istituzioni democratiche a favore delle sedi tecnocratiche e del potere dei mercati finanziari.

L’Euro è stato  adottato senza la costruzione preliminare o almeno contemporanea di un adeguato governo economico e finanziario dell’Eurozona. La Banca Centrale non è stata organizzata sul modello della FED o della Banca d’Inghilterra, responsabilizzandola anche per l’obiettivo della piena occupazione e dell’assistenza agli stati membri nella gestione del debito pubblico. Il tutto non è stato il frutto di sviste o dimenticanze, ma dell’egemonia culturale e politica delle teorie neoliberiste che dominano l’orizzonte teorico dell’occidente dai primi anni ’80 e che hanno ispirato l’architettura dell’Euro.

 Ora i nodi sono venuti al pettine. L’arrivo nel 2008 della crisi finanziaria partita dallo scoppio della bolla dei mutui subprime degli Stati Uniti, ha fatto emergere i gravi squilibri fra i paesi europei che hanno il loro perno nello straordinario surplus commerciale della Germania. L’assistenza alle banche europee colpite dalla crisi finanziaria ha trasferito il debito privato sulle spalle degli Stati, facendo  esplodere la crisi dei debiti sovrani su cui si è scatenata la speculazione finanziaria internazionale, ben poco contrastata dalla BCE per i limiti posti dal suo statuto e non contrastata dalla Unione Europea per il rifiuto di mutualizzazione dei debiti sovrani.

La cura che continua ad essere sostenuta  dalle forze conservatrici in sede europea è quella dell’austerity e delle riforme strutturali, ossia di politiche di svalutazione interna dei paesi più colpiti dalla crisi, attraverso tagli ai bilanci pubblici, privatizzazioni, ulteriori destrutturazioni del mercato del lavoro e riduzione dei salari. Di questo passo possono solo aumentare la disoccupazione e la recessione  fino al rischio concreto e ravvicinato della deflazione

Non c’è da stupirsi se lo sviluppo di questi processi negativi sta mettendo in discussione la stessa sopravvivenza dell’Euro, sta minando negli strati popolari di molti paesi la fiducia nell’Europa e se ciò colpisce in particolare le forze politiche di sinistra e socialiste, che vedono diluirsi il consenso delle loro tradizionali basi sociali. Per questo, lo ribadiremo anche nel nostro convegno, il cuore delle prossime europee non sarà il fronte degli “europeisti” contro gli “antieuropeisti”, ma l’idea di un’Europa socialista e progressista contro l’Europa delle destre e del neoliberismo. Se le sinistre si facessero catturare in un fronte indistinto di europeismo retorico subirebbero una drammatica e forse definitiva sconfitta. Le elezioni francesi sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

L’Europa della solidarietà  deve innalzare la bandiera della difesa del lavoro e del Welfare, con l’obiettivo di rilanciare la occupazione e di sfruttare la innovazione scientifica per orientare lo sviluppo nella direzione del benessere delle persone e della difesa dell’ambiente e del territorio.  La campagna elettorale deve parlare alle aspettative del mondo del lavoro e dei ceti popolari, che devono sentire che c’è una forza politica europea che li richiama in primo piano e confida sul loro protagonismo. Questo è sempre stato e deve tornare ad essere lo spirito del socialismo.

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