A Quarto il M5S si gioca la sua diversità

ROMA – Non metto in dubbio che Rosa Capuozzo, sindaco stellino di Quarto (comune in provincia di Napoli, già in passato pesantemente infiltrato dalla criminalità organizzata), sia una persona perbene; e non sto certo a dar retta alle campane piddine che, in modo più che strumentale, suonano a festa per il fatto che dopo tanti scandali in casa propria, finalmente l’ombra lunga della sporcizia, del lerciume e dei rapporti politici poco chiari sembra essersi allungata anche sul principale avversario in vista delle prossime tornate elettorali.

Non conosco bene la realtà di quella zona, non me la sento né di gettare la croce addosso a qualcuno né di mettere la mano sul fuoco a favore di qualcun altro e nelle mie considerazioni, dunque, mi atterrò unicamente all’ordinamento legislativo italiano secondo cui chiunque è innocente fino a prova contraria.

Questo, tuttavia, può andar bene finché rimaniamo sul piano prettamente giuridico: sul piano politico no, in quanto proprio il Movimento 5 Stelle ha sempre ribadito, a proposito dei guai e dei coinvolgimenti giudiziari altrui, che la politica deve venire prima e che un eletto deve adempiere alle proprie mansioni “con disciplina e onore”, come previsto dall’articolo 54 della Costituzione. Non solo: sempre il Movimento 5 Stelle ha ribadito in mille occasioni che un uomo politico non può essere gravato da alcuna ombra, nemmeno dal minimo sospetto di rapporti poco limpidi o di frequentazioni non consone al suo ruolo istituzionale; pertanto, ora non può cavarsela ribadendo di aver espulso per tempo il presunto consigliere reprobo e rivendicando a tastiere unificate che il sindaco è stato il primo a denunciare l’incresciosa vicenda, quindi è parte lesa.

Ragazzi miei, mi spiace, ma non basta. E non basta proprio perché si tratta di voi, cioè degli stessi che a Roma hanno chiesto a gran voce le dimissioni di Marino, pur sapendo benissimo che non era minimamente coinvolto nella cloaca di Mafia Capitale; non basta perché non avete fatto sconti a nessuno; non basta perché vi siete presentati alle elezioni al grido di “Tutti a casa!”, in nome dell’onestà e della trasparenza; non basta perché se si fosse trattato del sindaco di qualunque altro partito, ne avreste chiesto immediatamente le dimissioni.

Non basta, infine, perché voi avete elevato l’onestà non a condizione imprescindibile per occuparsi della cosa pubblica ma a programma politico cui attenersi scrupolosamente: votate per noi che siamo onesti, votate per noi che siamo limpidi, votate per noi che siamo cittadini come voi, questo avete sempre detto e su questa visione del mondo avete costruito il vostro strabiliante consenso; non potete adesso rimangiarvi tutto solo perché la situazione a Quarto è oggettivamente più spinosa ed intricata di quanto speraste.

Ribadisco: per me Rosa Capuozzo è innocente e, probabilmente, è anche vero che è stata vittima di una macchinazione e che ha avuto il merito di sventarla per tempo; fatto sta che in quel piccolo comune campano il Movimento 5 Stelle si gioca molto più di un sindaco o di un’amministrazione: si gioca la propria diversità.

Difendendo la Capuozzo a spada tratta, talvolta adducendo anche motivazioni da vecchia politica che più stantie non si potrebbe, il Movimento 5 Stelle dà l’impressione di aver ormai fatto propri i cliché contro cui si scagliava un tempo; anzi, peggio ancora, di essersi normalizzato, di essere divenuto una compagine come le altre, di aver perso la propria unicità e quel rigore morale stringente che hanno indotto milioni di persone ad abbandonare le antiche navi per imbarcarsi a bordo di questa scialuppa, pur non conoscendone la meta e pur non sapendo verso quale orizzonte le avrebbe condotte.

Oltretutto, il senso di fastidio misto alla volontà di parlar d’altro che stanno manifestando da giorni i vertici stellini non è poi così diverso rispetto agli atteggiamenti mediocri e, a tratti, intollerabili che abbiamo tante volte stigmatizzato nella politica tradizionale: una classe dirigente incapace di assumersi le proprie responsabilità e di fare i conti con i propri errori e con i propri limiti, infatti, è a nostro giudizio inadeguata a governare, proprio perché non può essere considerata una guida dal resto della nazione né tanto meno un esempio positivo da seguire.

Vale per Renzi, vale per Alfano, vale per Salvini e vale anche per il Movimento 5 Stelle: il discorso è universale e un giornalismo degno di questo nome non può fare sconti a nessuno, pur sapendo benissimo che la piccola smagliatura di Quarto non intacca minimamente la sanità di un corpo che ha comunque portato una ventata di freschezza e di novità nel nostro asfittico panorama politico.

Senza contare che non c’è modo migliore per attirare l’attenzione mediatica su di sé, e di conseguenza gli strali e le strumentalizzazioni degli avversari, che cercare di minimizzare, rivendicare i propri meriti a oltranza e far finta di niente in attesa che passi la piena: puoi anche essere un premio Nobel per la Pace ma quando sbagli sbagli e non c’è modo più semplice per trarsi d’impaccio che ammetterlo pubblicamente e chiedere umilmente scusa.

Quello sì che sarebbe un gesto davvero rivoluzionario: ammettere davanti a tutti che la Capuozzo è innocente ma qualcosa a Quarto non ha funzionato, assumersi l’impegno di selezionare meglio la propria classe dirigente (possibilmente accantonando “le magnifiche sorti e progressive” del web che, come dovrebbe essere ormai chiaro anche in ambienti stellini, può andar bene per fare un po’ di propaganda e tenersi in contatto ma non per far crescere una classe dirigente all’altezza) e chiedere al sindaco di dimettersi, aspettare che la vicenda sia stata pienamente chiarita e poi eventualmente ricandidarsi con liste a prova di bomba.

Di fronte ad un comportamento del genere, i “forcaioli della domenica” che hanno difeso personaggi assai più compromessi e indifendibili e che hanno alle spalle una serie di fallimenti, politici e amministrativi, per i quali dovrebbero solo andarsi a nascondere, gli stessi che hanno accantonato la “questione morale” di Berlinguer inserendo nel proprio pantheon Bettino Craxi, tutti costoro subirebbero una sconfitta etica, prima ancora che politica, dalla quale farebbero una gran fatica a rialzarsi.

In caso contrario, seguendo la strada della prudenza, prendendo tempo e parlando in politichese stretto come nemmeno il Forlani dei tempi d’oro, il Movimento 5 Stelle rischia di smarrire a Quarto la sua caratteristica più importante: quella sana carica innovativa e, per alcuni versi, quasi rivoluzionaria che ha indotto anche molti analisti e commentatori a ricredersi sul loro conto.

Fare un passo indietro per farne due avanti: avranno il coraggio di essere fino in fondo diversi e migliori?

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