
Di sicuro la filosofia hegeliana non risulta semplice e renderla fruibile e comprensibile, attraverso una costellazione di visioni artistiche, rappresenta una sfida non da poco. Proprio da questo che potrebbe sembrare un“azzardo” nasce invece “With Hegel in the XXI century. A Philosophical Exhibition”, un’interessante e insolita mostra, allestita fino al 7 ottobre 2021, nella sede dell’Università degli Studi di Roma Tre (Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo), a cura di Francesca Iannelli, Frédérique Malaval, Chiara Anastasia Moda e Maria Stadirani.
Una iniziativa particolarmente significativa, oltre che innovativa se non addirittura quasi unica nel suo genere, in cui la “ri-lettura iconografica” della filosofia hegeliana, integrata alle nuove forme espressive della contemporaneità, diventa una rara e imperdibile occasione di visita. L’aspetto inafferrabile della filosofia prende forma e decreta la propria esistenza anche attraverso l’immagine, conferendo a sua volta a queste ultime una nuova identità, scompaginandone la linearità di percezione e aprendo a diversi spunti di riflessione.
“La mostra nasce dall’intuizione di Francesca Iannelli, docente di Estetica all’Università degli Studi di Roma Tre”, – spiega la co-curatrice Maria Stadirani. “Ideata prima dell’emergenza sanitaria da Covid-19, è stata inaugurata solo il 23 settembre scorso, dopo essere stata posticipata per ben due volte”.
L’esposizione si sviluppa nell’ambito di un progetto più ampio, dal titolo “Hegel Now!“, concepito in occasione dei 250 anni dalla nascita del filosofo tedesco, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tre, insieme alla Friedrich-Schiller Universität Jena, l’Universidad Autonoma de Madrid, la University of Debrecen, l’Université Nantes, l’Université Paul Valery Montpellier 3, il Circulo de Bellas Artes di Madrid, la Società Filosofica Romana, il Goethe-Institut, il Network artistico ST_ART, 999 Foundation e a Hegel Art Net, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania.
Una rilettura dei principali temi hegeliani, dal tema della duplicazione alla morte dell’arte
Il progetto espositivo è piuttosto complesso e il suo concepimento non è stato sicuramente agevolato dalla pandemia, a causa della quale la curatela e il confronto con gli artisti e la comunità filosofica si è svolta perlopiù da remoto. Il risultato è però un lavoro molto rigoroso e sicuramente non convenzionale, “anche se a primo acchito sembra a tutti gli effetti una normale mostra di arte contemporanea”.
“Il progetto – racconta Stadirani – ha coinvolto filosofi da varie parti del mondo, che hanno prodotto dei testi su Hegel, confluiti poi nel catalogo (Artemide, 2021) che accompagna l’esposizione, mentre artisti, italiani e internazionali, sia emergenti che affermati nel panorama artistico contemporaneo, evocando i temi principali della filosofia hegeliana, hanno realizzato opere ad hoc. Unica eccezione è Tito Amodei (Colli a Volturno,1926 – Roma, 2018 n.d.r), i cui tre dipinti in mostra sono frutto di un prestito della Fondazione a lui intitolata”.
Dal tema della duplicazione (Verdopplung), alla nozione di spirito, fino alla controversa tesi della fine o morte dell’arte, la mostra è suddivisa in diverse sezioni, nelle quali confluiscono i lavori di: Andrea Volo (Italia) Felice Cimatti (italia) Agostino Bonaventura (Italia) Maeva Gardenat (Francia) Didymos (Italia) Tito Amodei (Italia) Francesca Tulli (Italia) Bettie Elghanian (USA) Magdalena Cichon (Germania) Cendrine Rovini (Francia) Manu Invisible (Italia) Anastassia Tetrel (Francia/Russia) Elodie Costa (Francia) Olivia Vieweg (Germania) Marco Locatelli e Raffaele Moretti (Italia/Germania) Chiara Anastasia Moda, Maria Stadirani e Francesca Iannelli (Italia).
“Revisited Hegel ”, “Virtual Hegel”, “Urban Hegel” sono ulteriori sezioni dedicate alle contaminazioni tra la filosofia di Hegel e i linguaggi artistici del nostro presente, dalla Street art ai social.
A completare/integrare l’esposizione è il murale di Manu Invisible, (sezione Urban Hegel), dal titolo Spirit, a cura di Stefano Antonelli, direttore della 999 Foundation, realizzato nell’agosto 2020 nella corte interna dell’Università di Roma Tre. L’opera, riportando la celebre frase di Hegel: “Al mondo nulla di grande è stato compiuto senza passione”, condensa gli intenti del progetto, ovvero sollecitare il pubblico a confrontarsi con alcuni messaggi universali custoditi nella filosofia hegeliana e fruibili a più livelli di approfondimento.
In mostra sono presenti quasi tutti i linguaggi artistici: video, fotografia, affresco, dipinto, disegno, scultura, installazione, etc., con ruolo determinante anche delle arti performative. “Una performance, dal titolo ‘I’m right’ con Riccardo Malaspina, curata da Joshua De Loa e Tayisyia Libokhorska con la supervisione di Chiara Anastasia Moda , liberamente ispirata al testo ‘Decolonizing Hegel’s Aesthetics. A Philosophical Play’ di Francesca Iannelli, si è svolta il 27 settembre, mentre in rassegna è presente anche una performance multimediale” – rammenta la co-curatrice.