Roma, Marino azzera cda Atac. Scoppia la polemica

ROMA –  Il sindaco di Roma Ignazio Marino incassa dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti l’assicurazione della copertura, entro il 30 settembre, di 301 milioni di fondi per i trasporti cittadini arretrati “negati al Comune dalle destre” e dalla Giunta altri 200 milioni nell’assestamento di bilancio e sceglie di ricapitalizzare l’azienda.

A fronte del salvataggio da mezzo miliardo di euro, però, convoca la stampa e detta le sue condizioni. Dopo aver porto le proprie scuse “ai romani e i turisti per gli inaccettabili disagi di questi giorni”, Marino ha annunciato di voler azzerare il Cda di Atac “dando mandato al direttore generale Micheli di rinnovare il management allontanando tutti i dirigenti responsabili delle inefficienze”. 

Soprattutto ha chiesto le dimissioni formali all’uscente assessore ai Trasporti Guido Improta, a fronte della “situazione drammatica per la qualità dei servizi e dei conti”, trovata due anni fa ma mai recuperata nonostante l’impegno della Giunta. La replica di Improta non si è fatta attendere: in una lunga nota l’assessore renziano ha scritto che “spiace constatare che (Marino, ndr) stia tentando in modo scorretto di accreditare il messaggio che i disagi che sta patendo la città siano responsabilità dell’assessore e del Consiglio d’amministrazione di Atac, dimenticandosi le valutazioni che abbiamo condotto in questi mesi e che coinvolgono anche altri livelli istituzionali. Sin dal 22 giugno scorso ho manifestato inequivocabilmente e in più occasioni l’intenzione di rassegnare le dimissioni da assessore”.

Improta, d’altronde, ha partecipato alla sessione di Giunta che ha deciso l’assestamento dei conti: “Marino ha dunque avuto la possibilità di far concludere in modo leale e rispettoso la nostra collaborazione – ha continuato l’assessore nella sua nota – comunicandomi in Giunta, o a margine di essa, di aver maturato la decisione di sostituirmi coerentemente alla situazione che io da tempo avevo a lui prospettato. Ha preferito invece abbandonare la riunione prima della sua conclusione e chiedermi a mezzo stampa le dimissioni, che ho già dato”. Ma c’è di più: se il Cda si dimette prima dell’apèprovazione del bilancio consuntivo 2014, la municipalizzata dovrebbe essere commissariata, vanificando tutto il lavoro fatto in questi due anni.

Sul caos del Trasporto pubblico a Roma intervenga la Procura per accertare le responsabilità. E’ quanto chiede il presidente di Adusbef Elio Lannutti in una nota. “Chi viaggia con i mezzi pubblici, romani, turisti e portoghesi, assiste ad un degrado dei trasporti che dura da almeno sei mesi, con una scadente qualità che fa inviperire ogni giorno decine di migliaia di passeggeri, ostaggi del braccio di ferro tra Sindaco, lavoratori, sindacati ed aziende pubbliche dei trasporti, che da tempo avrebbe dovuto trovare l”attenzione della Procura della Repubblica di Roma, sorda alle denunce di cittadini ed associazioni” afferma. “Roma secondo alcune ricerche recenti-in condizioni di ”normalità-, ha la più bassa dotazione di linee metropolitane rispetto alle altre capitali europee: 2 linee, 51 stazioni e 41,5 km coperti, niente a che vedere con Londra che guida la classifica con 13 linee che percorrono 460 km e fermano in 382 stazioni, ed è fanalino di coda anche nel trasporto su gomma, con 3. 500 km percorsi dai 2. 450 bus circolanti, quasi un decimo di quanto accade, per esempio, a Berlino”, rileva Lannutti.

Lannutti inoltre ricorda che “il bilancio dell”Atac ha chiuso il i primi 4 mesi del 2015 con 58 milioni di perdite, che si aggiungono al deficit di 141 milioni del 2014. Le entrate da biglietteria sono diminuite del 10%, quelle per i parcometri del 12%, quelle per le sanzioni del 12,4% mentre guasti e mancata manutenzione dei mezzi, ha drasticamente diminuito di ben 5 milioni i Km percorsi dai mezzi pubblici, al ritmo di quasi 14.000 Km al giorno: per la linea A della metro la perdita è del 15,2% e per la linea B dell”11,4%, per i bus di superficie del 10,9%”. Adusbef, conclude nella nota, “chiede che le autorità preposte, comprese quelle giudiziarie, intervengano per ripristinare un servizio accettabile”.

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