Ricerca. Un piccolo numero di cellule tumorali consente al cancro di diffondersi

Solo un piccolo numero di cellule trovate nei tumori può attivare e reclutare altri tipi di cellule nelle vicinanze, permettendo al cancro di diffondersi in altre parti del corpo.

E’ questo quanto riferiscono gli scienziati del Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center, il centro oncologico situato nel campus medico della Georgetown University di Washington DC.

Gli scienziati, infatti, hanno scoperto che le “cellule abilitanti” comprendono circa il 20 percento delle cellule in un tumore aggressivo; il loro piccolo numero può spiegare il motivo per cui spesso vengono persi quando le analisi dei tessuti di massa vengono utilizzate per informare le decisioni terapeutiche.

La scoperta è apparsa su Cancer Research, una rivista dell’American Association for Cancer Research.
“La nostra nuova scoperta va oltre la comune comprensione della progressione del cancro, rispetto alla selezione darwiniana, in cui la ‘sopravvivenza del più adatto’ significa che il tipo predominante di cellula in un tumore ne determina l’esito”, ha precisato Anna Riegel, Professore di Oncologia e Farmacologia a Georgetown Lombardi e autore dello studio.
“Questo potrebbe avere importanti implicazioni per la nostra comprensione nel modo migliore di diagnosticare e trattare alcuni tipi di cancro, poiché bloccare le sottopopolazioni chiave di cellule che promuovono il cancro potrebbe essere un modo per sconfiggere il cancro”.

L’avvento della tecnologia avanzata di sequenziamento genico, insieme all’uso di CRISPR, (acronimo di Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, ndr) uno strumento che consente un facile editing genetico, ha reso possibile questa scoperta. Scoperta raggiunta grazie ad uno sforzo collaborativo con i ricercatori della Ohio State University e del John Theurer Cancer Center della Hackensack University Medical Center, una parte del Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center. Questi strumenti hanno aiutato gli scienziati a sviluppare le loro conoscenze sullo splicing alternativo, o taglio, di geni in base al quale un singolo gene può essere unito per codificare più proteine.

Il lavoro dei ricercatori utilizzando CRISPR sia nel pesce zebra che nei topi si è concentrato sulle sottopopolazioni cellulari responsabili dell’attivazione delle metastasi. Ciò ha portato i ricercatori alla scoperta di un singolo evento di splicing dell’RNA nel gene AIB1 (amplificato nel cancro al seno 1). Una variante di splicing del gene ha prodotto la proteina AIB1-Delta4, che è risultata responsabile della promozione della comunicazione e del reclutamento delle cellule circostanti, portando infine alla metastasi.

“Pensiamo che il rilevamento di queste cellule abilitanti nei tumori al seno in fase iniziale possa prevedere quali tumori sono più aggressivi e destinati a metastatizzare”, ha affermato Ghada M Sharif, ricercatrice presso il Georgetown Lombardi e autore di questa scoperta. “Il targeting terapeutico delle vulnerabilità scoperte nelle cellule abilitanti, come le varianti di splicing, potrebbe rappresentare un nuovo approccio per prevenire la progressione maligna del cancro al seno”.

Questa scoperta è particolarmente rilevante nei tumori al seno triplo negativo che possono essere aggressivi e difficili da trattare. Questi tipi di cancro di solito iniziano come tumori non maligni, chiamati carcinoma duttale in situ (DCIS), ma in circa il 5-10 percento delle donne possono evolvere rapidamente in tumori maligni. I ricercatori hanno scoperto che AIB1-Delta4 si trova a livelli aumentati nelle donne con DCIS ad alto rischio.

Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di condurre varie analisi di singole cellule in campioni di tessuto umano. “Siamo a un punto di svolta nel modo in cui analizziamo i campioni di tumore”, ha affermato Riegel. “Era impensabile e poco pratico solo pochi anni fa esaminare ogni singola cellula in un campione di tessuto. Ma la tecnologia sta andando avanti e crediamo che nei prossimi anni, esaminare ogni cellula ci permetterà di determinare quali cellule, anche se sono di piccolo numero, stanno veramente guidando la progressione del cancro».

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