ROMA – La ventunesima giornata di campionato, nella sostanza molto più importante di quello che non sembrasse, per le prime classificate, si presentava al grido del “se ci sei batti un colpo”. La sola risposta arriva dalla Juventus con un super Pogba.
L’unica squadra che non solo ha dato segni di vita, bensì di grande vitalità, è stata proprio la Juventus la quale, a causa delle precedenti due battute d’arresto, aveva ingenerato qualche (pia) illusione di una possibile crisi. Nulla di tutto questo, anche se superare l’Udinese non è stato così semplice come il risultato inviterebbe a credere, perché per quasi l’intero primo tempo la squadra di Conte, piuttosto rabberciata per assenze importanti, non riusciva a concretizzare la evidente supremazia territoriale. Poi, ci pensava Pogba prima a fiondare la rete avversaria con un tiro alto, imprendibile per qualsiasi portiere, da antologia calcistica, e, poi, nella ripresa, a raddoppiare con un tiro rasoterra. Il giovane sostituto di Pirlo, da autentico campione, apriva la breccia ad un successo che poi veniva arrotondato da altre due reti.
Delle inseguitrici vince solo il Milan (a 14 punti)
Messaggio chiaro, netto, preciso: la Juve, nonostante qualche momento di appannamento e alcune assenze rimane ancora la più forte di tutte perché, delle altre prime cinque inseguitrici, l’unica a vincere è stata la….sesta ossia il Milan. Infatti, né la Lazio a Palermo né il Napoli a Firenze sono usciti vittoriosi, se non altro per mantenere il passo della capolista che, ora, si è appostata a cinque punti di distacco. A questo punto, forse è il caso d’incominciare a pensare che un vero e proprio avversario per la Juve, quest’anno, a differenza del campionato precedente quando fu il Milan a dare filo da torcere fino alla fine, non solo non c’è ma neppure lo si intravede.
Bianconeri senza avversari ?
Se si ha la fortuna o il merito di ridurre un distacco da 8 a 3 punti e poi, quando c’è da difendere la posizione si perdono colpi, allora è indispensabile valutarne bene le cause, senza rassegnarsi mai allo strapotere avversario ma senza cullare eccessive illusioni. Certo, ci sono ancora 17 giornate da giocare e, frase fatta, tutto può succedere anche perché la Juventus sarà super impegnata in Champions, ma, mentre la potenza bianconera si è vista confermata proprio nel momento cruciale, quella delle più dirette inseguitrici, tralasciando le altre più distanziate, ha manifestato dei limiti che solo un prossimo futuro potrà rivelare se sono insuperabili oppure quelli definitivi, oltre i quali non è più sperabile andare.
Lazio penalizzata dall’arbitro, ma un po’ sotto tono
La Lazio a Palermo si è fatta rimontare e c’è voluto un rigore per portare a casa il pareggio ma s’è visto chiaramente che la prestazione non è stata all’altezza delle precedenti, anche se, va precisato, gli è stato annullato un gol regolare, al quale, comunque, un obiettivo e sereno Petkovic non ha attribuito la causa del mancato successo.
Fiorentina bella ma non concreta, Napoli rimedia ma non si dimostra grande
Il Napoli, in svantaggio per una papera del portiere, contro la Fiorentina, ancora una volta più spettacolare che redditizia, ha rischiato spesso di capitolare e solo la fretta e l’ansia di riscatto dei giovani viola, dopo tre sconfitte, hanno impedito il ritorno al successo. La squadra di Mazzarri è riuscita a pareggiare grazie ad un rigore che ha consentito a Cavani di mettere a segno il suo centesimo gol in campionato, a coronamento di un primo traguardo personale di una strepitosa carriera da bomber, ambito, per la sua quotazione, solo da poche, grandi società europee, facilmente immaginabili.
Roma-Inter, un punto per uno ma il Milan avanza
Altro scontro diretto, che, finendo sul pari, non ha maturato scelte e, ora, le due squadre, seppure con un punto in più, sentono, forte, il fiato del Milan che, superata la Roma, ora è a due lunghezze dalla Fiorentina. I rossoneri, pur denotando notevoli miglioramenti nel gioco, hanno faticato un bel po’ per avere ragione del Bologna grazie alla ritrovata vena di Pazzini che, con una doppietta, ha ancora una volta infierito sui malcapitati avversari, già bastonati all’andata con un tripletta. Il Milan attende ora di definire in settimana il ritorno di Kakà che, a quanto pare, ha già suscitato notevoli entusiasmi nella tifoseria che aspetta anche la conclusione del caso Balotelli, definito prima mela marcia da Berlusconi e poi, notizia dei giorni scorsi, oggetto di una seria trattativa di acquisto con tanto di cifre spifferate alla stampa. Nessuna meraviglia, il tutto rientra nella prassi caratteriale del cavaliere…. si tratta solo di attendere per vedere come andrà a finire.
Nei bassifondi….
Molto grave, sia a livello di classifica che di morale, la sconfitta interna del Genoa contro un Catania, consolidatosi nella fascia medio alta; senza neppure pensarci su al rientro negli spogliatoi il presidente Preziosi ha licenziato Del Neri richiamando Ballardini il quale già nel 2011, subentrato a Gasperini, aveva conquistato una sofferta salvezza. Sarà così anche adesso ? Il Siena, fanalino di coda, ha finalmente vinto ma non è bastato ad evitare al presidente Mezzaroma una pesante contestazione da parte dei propri tifosi, ugualmente insoddisfatti. A Pescara, contestato, ma civilmente, l’arbitraggio di Mazzoleni per la convalida di una rete palesemente in offside e per l’espulsione di Weiss per duplice cartellino giallo per simulazione. L’allenatore Bergodi, però, con obiettività e serenità ha riconosciuto che il Torino aveva meritato i tre punti e, questo, con l’aria che tira è già tanto.
Nuovo presidente per la Lega, anzi no
La settimana era stata oggetto di polemiche per l’elezione del nuovo Presidente della Lega che, poi, alla fine, è rimasto lo stesso, il tanto contestato Maurizio Beretta al quale sono, però, andati 14 voti su 20 ma la vera novità è stato l’insediamento di Galliani quale vice presidente. Andrea Agnelli, alla fine si è lamentato perché grandi società con grandi bacini d’utenza quali Juventue s Inter (finalmente uniti, almeno in questa circostanza) non hanno avuto loro rappresentanti uin Consiglio ma sull’esito di una regolare e democratica votazione si può non essere d’accordo poi, però, lo si deve accettare, se le regole sono state rispettate, come in questo caso. Ha colpito il fatto che fra gli oppositori di Beretta a votare no ci sia stata anche la Roma la quale, fra i suoi soci, ha il gruppo Unicredit del quale lo stesso Beretta è un alto dirigente. Si è trattata di una scelta per evitare il conflitto d’interessi oppure veramente la proprietà della Roma non credeva più in Beretta presidente di Lega ? Forse non lo sapremo mai perché questi sono i classici giochi sotterranei nella gestione del potere.