Il Bayer nella bufera, autorete per il Presidente

ROMA – Il Presidente del Bayer Monaco è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione senza condizionale. Il numero uno di uno dei club più rinomati e prestigiosi al mondo è stato imputato per frode fiscale, per oltre 27 milioni di euro.

Il giudizio non è ancora esecutivo, e qual’ora volessero, il Presidente Uli Hoeness e il suo difensore Hanns Feigen, assieme al pubblico ministero, possono ricorrere al tribunale supremo tedesco. È stato lo stesso Uli Hoeness ad autodenunciarsi, circa un anno fa, addebitandosi una frode di 10 milioni. Ciononostante le autorità tedesche hanno applicato la legge per filo e per segno; il pubblico ministero, Achim von Engel, aveva anche chiesto, inizialmente, una pena di cinque anni e mezzo di reclusione senza condizionale, attribuendo al Presidente del Bayer poca credibilità, già ai tempi in cui fu indagato, e poi dichiarando la sua autodenuncia come una conseguenza in quanto la legge gli era già addosso. Chissà se davvero ha sentito il fiato sul collo; il suo avvocato Hanns Feigen ha cercato di persuadere i giudici sulla sincerità del pentimento del suo cliente e puntando l’accento sulle diverse opere benefiche che ha sempre sostenuto. Ciò non toglie che, comunque vada a finire il processo, l’autorevolezza e la persona di Uli Hoeness avranno una luce diversa. Lui, che ha fatto brillare il Bayer, dopo aver sostituito Franz Beckenbauer, vincendo tutti i trofei immaginabili, adesso agli occhi di molti non è più lo stesso. Aveva iniziato giocando, nello stesso Bayer e anche in nazionale, poi facendo il manager e infine divenendo il vertice della squadra. A lui si deve l’Allianz Arena, il modernissimo e costosissimo stadio del Bayer, dove nel 2006 l’Italia ha alzato la coppa del mondo. Stadio che ora dovrà cogliere un nuovo spettatore dalla tribuna d’onore.   

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