Formula 1. Ayrton Senna, vent’anni del mito

 

Ayrton Senna da Silva, più semplicemente Ayrton Senna, più semplicemente  ancora il pilota più grande di sempre. A vent’anni da quel tragico 1 maggio 1994, il mito del pilota brasiliano è più vivo che mai

 

ROMA – Nato a San Paolo il 21 marzo 1960, Ayrton inizia all’età di tredici anni a gareggiare con i kart vincendo, neanche a dirlo, all’esordio e conquistando il campionato junior. L’impronta del campione è forte nel giovane dalla faccia pulita, ma che quando serviva sapeva tirare fuori una cattiveria, agonistica si intende, che solo i vincenti possiedono. La rivalità con Prost è l’immagine e la storia che meglio descrive il carattere del talento brasiliano. L’arrivo in Formula 1 arriva nel 1984, nel Gran Premio del Brasile, a bordo della Toleman-Hart, con la quale raggiunse risultati inimmaginabili per una scuderia di quelle proporzioni. Il connubio con la vettura inglese dura appena un anno, nel 1985 è la Lotus ad ingaggiare Senna. Durante l’esperienza con la Lotus si piazzerà due volte quarto e una terzo (1987) nella classifica piloti. La consacrazione definitiva di Ayrton come pilota arriva nel 1988 quando approda nella McLaren, vincendo per bene tre volte il titolo mondiale e arrivando per due volte secondo. Successivamente andrà alla Williams, è il 1994. La Williams, campione in carica proprio con Prost, non è l’avventura che Ayrton si immaginava: in quell’anno il regolamento cambia, vietando tutti i dispositivi elettronici, come il controllo di trazione, che erano il proprio il punto di forza del team. La monoposto, inoltre, non era solo più lenta rispetto al passato, era anche più stretta, il che comportava una difficoltà nella guida. Tutto ciò necessitava di miglioramenti che iniziarono a mettere in atto. Senna, comunque, inizia il mondiale collezionando tre pole position, anche se nelle prime due gare è costretto a ritirarsi.  La terza pole position è nel Gran Premio di San Marino.

GRAN PREMIO DI SAN MARINO – C’è un momento nella vita, nella storia stessa, dove bisogna per forza crede che dietro tutto, dietro anche il più piccolo dettaglio ci sia un disegno divino già scritto. Quel fine settimana, il weekend di Imola, è uno di quei momenti. Un punto fisso nel tempo.

La storia di Ayrton è una storia bellissima, una storia da copertina. Nato in una famiglia benestante trova successo nello sport che ama, come lui stesso più volte ha affermato. Il padre una presenza importante nella sua vita, imponente. Era la figura che lo teneva con i piedi per terra. Significativa la storia che racconta come abbia ripreso Ayrton per aver bagnato sul podio il principe di Monaco, “non si fa, è poco elegante!” disse. Una figura presente anche nella vita intima del pilota. Presente anche in quel tragico weekend.

Le prove del venerdì cominciano male: incidente per Rubens Barrichello, senza conseguenze però. Il sabato, invece, è tragedia: Ayrton e tutti gli altri assistono alla morte di Roland Ratzenberger alla curva Villeneuve. Il mondo della Formula 1 si gela. Senna cerca conforto in Dio, come spesso faceva. Cerca conforto nel Dio che sempre lo aveva accompagnato nella vita e che anche in quell’occasione era con lui a dirgli “devi correre”. Chiuso nella stanza 200 di un hotel di Bologna passerà la sua ultima notte. A peggiorare la situazione psicologica del pilota, il padre fece arrivare ad Ayrton le registrazioni della sua fidanzata che riallacciava rapporti con l’ex, come se quanto vissuto fino a quel momento non fosse già abbastanza. Dettagli che lasciano presagire qualcosa di terribile. La domenica prima della gara ha un’immagine: Ayrton, nella sua vettura, senza il casco. Era un gesto che non aveva mai fatto prima, un gesto che ha reso possibile vedere il suo volto, quell’espressione difficile da descrivere, ma che ti arriva con un senso di tristezza. Si parte. Alle 14:17 la vettura di Ayrton Senna perde il controllo e si schianta alla curva del Tamburello. Da li a pochi minuti morirà il Senna pilota e nascerà il Senna leggenda. Molti avevano chiesto ad Ayrton di non correre quel giorno, anche il medico del circuito aveva detto di lasciar perdere e andare via insieme. Ma Senna ha corso, e lo ha fatto perché doveva farlo. Del resto era sempre quel ragazzo che diceva: “Faccio questo perché mi piace, è la mia passione.”

1 Maggio 2014 – A vent’anni dalla scomparsa di Senna, nell’evento organizzato da FormulaPassion.it, molti piloti degli anni 80 e 90 più i due piloti della Ferrari, Alonso e Raikkonen, hanno partecipato al Senna Tribute, risalendo proprio la curva fatale al brasiliano e facendo un minuto di silenzio alle 14:17.  L’evento, che durerà fino a domenica, sarà composto da gare e opere letterarie sul campione scomparso troppo giovane. 

 

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