Juventus Campione d’Italia. La disfatta della Roma anticipa i tempi

Terzo sigillo consecutivo

ROMA – La Juventus, senza neppure giocare,  conquista matematicamente il terzo scudetto consecutivo, grazie ad un clamoroso, inimmaginabile,  tonfo della Roma che non solo perde ma si fa letteralmente surclassare (4-1) a Catania, dalla squadra ultima in classifica. 

La sorpresa della giornata, dunque, non è tanto la squadra di Conte che, con tre giornate d’anticipo,  materializza la strameritata vittoria finale, bensì una Roma del tutto demotivata,   che inaspettatamente, crolla, quasi obbediente e sottomessa alle dichiarazioni del suo allenatore che il giorno prima aveva ammesso, fra lo stupore generale, che la Juve ormai aveva vinto il campionato    e che non ci sarebbe stato più nulla da fare.     

 Ma,  indipendentemente da questa particolare soluzione finale,  la Juve, dall’alto della sua classifica e, soprattutto, della sua forza,  sarebbe, comunque, pervenuta all’esito felice che, per mesi, aveva  inseguito caparbiamente,  cavalcando record su record, con un consistente distacco dalla seconda,  la Roma appunto, che le aveva sempre consentito di non avere timori di sorta, nonostante anche l’avversaria raramente perdesse colpi o desse segni di cedimento. 

In pratica,  è stato un campionato nel quale Juventus e Roma hanno fatto storia per conto loro, lasciando alle altre solo le briciole di qualche qualificazione europea.   Ma chi ha costantemente giocato per sé e solo per sé, anche nella fase iniziale quando la Roma sembrava lanciatissima, è stata la Juventus che, a dicembre,  una volta acciuffata la vetta della classifica, grazie a quattro pareggi consecutivi dei giallorossi, ha marciato con una regolarità impressionante, perdendo due sole volte  a Firenze e a Napoli ma assorbendo bene anche queste battute d’arresto, grazie al notevole vantaggio accumulato. 

Di fronte ad un undici che è stato capace di vincere anche le partite più spigolose e difficili, risolte grazie alle puntuali invenzioni o genialità dei suoi fuoriclasse (le punizioni di Pirlo, i tiri da lontano di Pogba,  i colpi di tacco e le incornate di Llorente, la rabbiosità di Tevez)  non c’è stato nulla da fare  per nessuno.  Nel nostro campionato,  la Juventus è stata prima in tutto e  i suoi dati costituiscono ulteriori record che, negli annali,  si sommano o superano quelli storici delle formazioni allenate da Capello o da Lippi.  Ora ci si avvia a superare i fatidici 100 punti: con tre partite ancora da giocare il traguardo appare possibile, se Antonio Conte riuscirà a prolungare nei suoi uomini quella fame di vittorie  che ha costituito da subito il veicolo principale di questo splendido viaggio giunto alla destinazione finale programmata, perseguita e perfezionata pure in anticipo sui tempi stabiliti.  Meglio di così…..

Amarezze dall’Europa

Dell’annata 2013/14 in casa Juve, gli unici dispiaceri sono venuti dall’estero, dall’Europa, a seguito delle eliminazioni,  prima  quella rocambolesca di Istanbul,  dalla Champions  e, poi quella della scorsa settimana, dall’Europa League, che ha generato un’amarezza maggiore per tanti motivi. 

Certo, gli obiettivi iniziali prevedevano quanto meno un percorso più prolungato in Champions, interrotto, invece,  nella fase a gironi, e, successivamente, la finale in Europa League con la relativa conquista del trofeo sul proprio campo, davanti al proprio pubblico; fallire questo secondo traguardo per non essere riusciti a mettere a segno un solo gol ha costituito una grande delusione. 

I motivi per i quali la Juve, tanto , troppo forte in Italia, continua ad apparire debole in Europa, andranno approfonditi e, possibilmente, eliminati nella prossima campagna acquisti.                       Ora è il momento di gioire per la conquista del terzo scudetto che, non va dimenticato, consentirà di disputare  una partita secca contro il Napoli, vincitore della coppa Italia, per la conquista della Supercoppa. L’importante, quindi, è continuare a vincere perché un trofeo tira l’altro.    

Alla Roma l’onore delle armi   

Trascurando la rovinosa caduta ai piedi dell’Etna, della Roma e confrontando i dati della classifica con quelli della Juve, si comprende bene che la differenza di punti  (-8)  è quella originariamente  riveniente da quei quattro pareggi contestuali ad altrettante vittorie bianconere; la Juve, allora,  prese progressivamente il volo e diventò irraggiungibile.                                                                               

Per i giallorossi è stato, comunque, un campionato esaltante, storico,  con un rammarico limitato solo alla strapotenza juventina ma con la soddisfazione di una ritrovata partecipazione alla Champions League che consentirà di ridare finalmente visibilità europea alla squadra della capitale.  

La Roma, dopo questo torneo, ha una squadra super competitiva, affidata ad un fior di allenatore, prima da scoprire ed ora affermato,  composta da giovani campioni, molto ben quotati,  qualora si volesse immetterli sul mercato, e, fondamentali per guardare avanti verso nuovi,  più importanti traguardi, oltre il secondo posto di quest’anno.     

  

Finale di Coppa Italia, vista il giorno dopo.                                                                                                                                     

Il Napoli ha vinto la Coppa Italia  2014, superando per 3-1 una bella Fiorentina che, quanto a espressione di gioco, ha,  forse, fatto vedere qualcosa in più,  ma è risultata penalizzata dalle pesanti assenze in attacco che hanno finito col vanificare quanto di buono messo in mostra.

L’eroe in positivo della serata è stato Lorenzo Insigne che, con due gol fotocopia ha subito dato la svolta alla gara chiusa, poi, sul finale da Mertens.

Barbarie e inciviltà

La partita, purtroppo,  prima ancora di iniziare era stata condizionata, fuori dallo stadio,  dal grave ferimento di un tifoso napoletano a seguito di tafferugli, e, dentro l’l’Olimpico, per circa un’ora,  da scene che nessuno avrebbe voluto vedere e che, invece e purtroppo, hanno fatto il giro del mondo, ledendo l’immagine del nostro paese, ben oltre il fatto puramente calcistico. 

E’ stato unanimemente deprimente  osservare il conciliabolo fra il capitano del Napoli Hamsik con il capo tifoso detto  “Genny ‘a carogna” (già il soprannome è tutto un programma) che metteva in bella mostra una maglietta con la scritta inneggiante a  “Speziale libero”; Speziale, per chi non ricordasse, è l’ultrà del Catania condannato,  in tutti i gradi di giudizio, per la morte dell’ispettore di polizia Raciti. Nonostante oggi il questore di Roma abbia chiarito che la disputa della partita non sia mai stata in dubbio e che non ci sia stata alcuna trattativa  con il rappresentante degli ultras partenopei, in tv,  e’ stato,  comunque, offerto un pubblico riconoscimento ad un potenziale aizza popolo, oltre ad essere consentita una gratuita e deleteria pubblicità ad un conclamato assassino che sta scontando una condanna di otto anni in carcere.   

Fischiato l’inno nazionale

Al di là dei fattacci accaduti e regolati a colpi di pistola, da mera delinquenza comune, a colpire la sensibilità della gente normale è stata la gravità di quanto visto all’interno dello stadio dove, fra le altre indecenze, è stato pure fischiato l’inno nazionale a mò di ennesimo, incivile,  sfregio: a che pro ?  

Renzi era presente

Considerato che all’incontro era presente pure il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, quale tifoso viola, ci si augura che, alla stessa stregua della celerità adottata nei recenti provvedimenti finanziari, possa assumere rapidi, severi e pesanti provvedimenti per ripulire gli stadi da questi personaggi che non hanno nulla a che vedere con il gioco del calcio, mantenendo, però,  viva un’apparente  e interessata contiguità fra malavitosi e persone perbene.    

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