Maratona. Monica Testa: mamma in corsa

ROMA – Monica Testa è una ultramaratoneta ma anche moglie e mamma ed ha pensato di creare un blog per raccontare le sue vicissitudini chiamandolo Mamma in corsa. 

Di seguito vi voglio presentare Monica che cortesemente ci racconta la sua passione per la corsa.

Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Per me essere ultramaratoneta significa percorrere tantissimi km, e perdere una notte di sonno.”

Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “Ho fatto tanto sport, mi sono appassionata alla corsa a 17 anni e ho continuato fino a quando non ho scoperto di aspettare il primo bimbo, prima di lui correvo tanti km ma tanti tanti al giorno forse è iniziato così il mio percorso senza rendermene conto, per passione senza pensieri.”

Monica correva giorno e notte per passione e con l’avvento del figliolo continua la sua passione così come succede a tante mamme e tanti papà.

Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Mi motiva, so che è sbagliato, poter essere considerata da un marito che ammira sportivamente un’altra donna e riuscire anche io nel mio piccolo mi carica.”

Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? “Pensato di smettere tante volte quando cominciavo a correre quando non avevo voglia, con il freddo, con la pioggia ma poi fatti i primi metri passato tutto.”

Come tante cose che non si conoscono e che sembrano difficili, tutto sta ad iniziare, a fare i primi passi, il resto viene da solo, quindi iniziare significa poi appassionarsi e portare a termine quello di cui hai passione. 

Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “Mi spingono la mia famiglia e mio marito, soprattutto lui, il suo giudizio, e so che è strasbagliato.”

Per Monica è importante lo sport nella sua vita, più fa chilometri e più si sperimenta benessere:” Io mi sento già realizzata con i tre figli ed il marito e riuscire a conciliare la corsa con loro è la mia realizzazione più totale.”

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Un meccanismo psicologico che mi aiuta molto in certi caso è provare ad andare fino a quella curva, quel l’albero poi il pensiero alla mia famiglia all’arrivo.”

Per Monica fare tanti chilometri significa osare, non accontentarsi, scoprire, cercare, andare oltre la cura, oltre il giorno, oltre la notte ed arrivare, tornare nella sua famiglia. 

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “La più difficile che ho fatto, trovarmi su un crinale stretto in discesa, io che soffro le vertigini e il massimo, e per di più da sola, comunque ce l’ho fatta ho superato quel punto critico senza farmi prendere dal panico e respirando.”

Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “I1-il tor de geant e l’utmb.”

Monica cerca di fare cose difficili ma con attenzione, respirando e con l’idea di tornare sempre a casa sana e salva e pertanto è consapevole che ci sono delle competizioni altamente pericolose che comportano un esercizio fisico prolungato nel tempo e con condizioni climatiche molto difficili ed anche con alte altitudini, pertanto resta con i piedi per terra ed è capace di dire anche no a questo.

Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “Per ora non sono mai andata oltre, credo che dopo i tre parti potrei superare tutto o quasi.”

Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Amici pensano che sia matta ma provano tanta ammirazione, famigliari che sono matta, solo il marito capisce.” 

Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Partecipare ad una gara estrema significa per me aver superato un limite, motivo di orgoglio personale.”

Ti va di raccontare un aneddoto? “Portare a termine una maratona in 3.45 con poco allenamento, con problemi fisici e freddo è stata la cosa più bella e soprattutto dopo 8 anni di stop e tre mesi dalla ripresa a correre.”

 Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Ho scoperto di essere testona e codigna.”

Hai un sogno nel cassetto? “Il mio sogno sarebbe poter partecipare al tor è cosa impossibilissima far parte di una squadra importante come tecnica o montura, sogni un po troppo infantili ma sono sogni.”

Del blog “mamma in corsa” com’è nata l’idea e che vuoi trasmettere? “Mi è nata questa cosa a dicembre, di impulso, senza tanto pensarci su, mi sono detta: dato che scrivi sempre su fb le tue gare perché non farci un blog o raccontare semplicemente che cosa faccio agli altri? E se ci sono mamme che hanno paura di ricominciare o incominciare, perché non far vedere a loro che si può? Non ti nascondo con mille sacrifici e salti mortali, e soprattutto ho i miei genitori e mia suocera che ci aiutano nel tenerli se no sarebbe impossibile correre insieme a mio marito. Io non mi pongo ne scrittrice ne blogger, infatti la sintassi a volte non è corretta, sono molto puerile nel raccontare ma rispecchia me stessa, quello che sono senza tanti vanti. Non metto in risalto le mie conoscenze universitarie in quanto laureata in scienze motorie, sono semplicemente una operaia normalissima come tutti. Voglio trasmettere questo.”

Non mi resta che augurare a Monica un proseguo di vita sportiva famigliare come donna, moglie e mamma ed invitare tutti, soprattutto le donne ed in particolare le mamme a leggere i suoi racconti sul suo simpatico blog: http://mamycorre.blogspot.it/

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