Francesca Canepa, nazionale ultrarunner: Bisogna osare e lottare

Domenica 27 novembre si sta svolgendo a Los Alcazares, in Spagna, il Campionato Mondiale IAU della 100 km. Sono 8 gli atleti italiani in gara (6 uomini e 2 donne).  La squadra maschile difenderà l’argento a squadre conquistato all’ultimo Campionato Mondiale svoltosi il 12 settembre 2015 a Winschoten in Olanda, dove Giorgio Calcaterra ha vinto la medaglia di Bronzo. 

Quest’anno sono in gara Giorgio Calcaterra (Calcaterra Sport ASD), Hermann Achmuller (Laufclub Pustertal), 14° nella passata edizione, Andrea Zambelli (Ass. Pol. Scandianese), Silvano Beatrici (G.S. Fraveggio), Marco Ferrari (Atl. Paratico) e Paolo Bravi (Grottini Team). 

Le donne saranno solamente due, Elisabetta Albertini (ASD Maratona Mugello) e Francesca Canepa (Atl. Sandro Calvesi). Dal 3 al 9 settembre  si è corsa la prima edizione della 4K Alpine Endurance Trail Valle d’Aosta, sulle cime più alte delle Alpi: Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino e Gran Paradiso, vinta dalla fortissima Francesca Canepa.

Di seguito approfondiamo la conoscenza Francesca Canepa attraverso risposte ad un mio questionario che mi ha permesso di scrivere un libro sugli Ultramaratoneti e gare estreme  

Hai ancora sogni progetti? “I miei progetti in verità prendono forma in maniera del tutto casuale, in base alle situazioni in cui mi imbatto e alle opportunità che di volta in volta vedo dischiudersi. Non ho un piano preciso. Non ho gare iconiche che voglio fare per forza. Decido più o meno giorno per giorno. Quello che so per certo è che sarò un’atleta per sempre.”

Ora Francesca si sente svincolata da tutto e da tutti, continua ad andare avanti come un treno più sicura e con elevata autoefficacia.

Cosa vuoi dire alle donne del mondo? “Non è che mi piacciano tanto queste domande. Chi sono io per dispensare perle di saggezza? Dovendolo fare però, direi semplicemente alle donne di non vivere secondo la dicotomia maschio femmina che ci viene inculcata dalla nascita. Guardiamo piuttosto i leoni: chi caccia? Chi tiene le fila della famiglia? Chi fa tutto? La femmina. Appunto. E allora anche nella specie umana non vedo motivo al mondo per restare sempre un passo indietro. Bisogna osare. E lottare. E godersi i risultati senza permettere a nessuno di sminuirli o di farci sentire in colpa.”

Pari fatica, pari meriti, pari gloria. La filosofia di Francesca è andare avanti, lottare, senza distinzione, senza risparmiarsi, continuare allo stesso modo, essere artefici del proprio benessere.

Cosa vuoi dire ai ragazzi e genitori per farli avvicinare allo sport? “Qui andiamo ancora peggio. Ai ragazzi non voglio dire nulla, perché credo che le parole non siano così utili. Suggerirei loro piuttosto, di leggere le biografie di atleti che raccontano la loro storia. Credo sia molto più potente apprendere grazie all’esempio. Leggere e poi costruirsi un pensiero proprio. Leggere e arrivare a chiedersi ‘perché non io?’. Leggere e poi provare a scrivere la propria storia. Ai genitori vorrei proporre di aiutare i ragazzi ad individuare i propri talenti naturali, anziché magari seguire le masse e fare lo sport che fanno tutti solo per moda. E se si trova questo talento o comunque almeno un interesse, impegnarsi a eliminare la parola IMPOSSIBILE dal vocabolario e ragionare solo sul modo per rendere possibili i sogni. Lavorandoci, ovvio. Ma credendoci tutti: i ragazzi hanno bisogno di sentire il tifo della famiglia. Hanno bisogno di sapere che qualcuno crede in loro.”

Belle parole quelle di Francesca, denotano una grande esperienza di vita, lo sport per strada, all’aria aperta in autosufficienza è una grande scuola di vita, bisogna crederci, sognare, realizzare sogni, superare crisi e quant’altro, sviluppare consapevolezza, autoefficacia e resilienza, ha tanto da trasmettere ed insegnare Francesca per la enorme esperienza acquisita.

Con Francesca potremmo organizzare serate visite nelle scuole, siamo 2 atleti psicologi, entrambi competenti e resilienti e disponibili ad intervenire.

Il 2012 ed il 2013 Francesca Canepa vince il tor des Geants che si svolge in un tempo limite di 150 ore, in regime di semi-autosufficienza. Il tracciato misura circa 330 km per un totale di 24.000 metri di dislivello positivo. Lungo il percorso sono previsti più di quaranta punti di ristoro, riposo e soccorso, oltre a sette basi d’accoglienza (basi vita) che dividono il percorso in sette settori.

Nel 2014 Francesca subisce accuse di taglio di percorso nel Tor e viene squalificata ingiustamente.

Che significato ha per te la vittoria del 4K Alpine Endurance Trail? “Questa vittoria ha rappresentato per me la chiusura di un cerchio: tornare su questo percorso era necessario per la mia storia personale, e farlo circondata dall’affetto e dal calore di tutte le persone che mi aspettavano e tifavano è stato stupendo. Ogni km percorso mi rendeva più forte e più leggera. Ogni sorriso per me curava le ferite mai sanate di quelle accuse deliranti e della squalifica vergognosa che ne è conseguita. Con questa vittoria ho potuto rimettere insieme i pezzi della mia anima.”

Vuoi ringraziare qualcuno per il tuo benessere e la tua performance? “Ovviamente sì!!! Abbiamo Renato, mamma e papà, Silvia e Giovanni. Per citare chi ha fornito un aiuto sostanziale. Secondo me, solo chi divide con me anche la vita normale, quella senza corsa, può essere realmente capace di ESSERCI quando la corsa dura 350 km. Servono persone che sappiano leggere nel mio cuore e che, soprattutto, tengano al mio risultato quanto ci tengo io. E poi ci sono anche tutti coloro che, seppur da lontano hanno voluto starmi vicino, tifare, e sperare nella mia vittoria.”

Ora Francesca è serena, ha ricomposto i pezzi della sua vita, ha avuto conferma della sua condizione fisica e delle persone che gli stanno vicine. E’ importante avere persone vicine che tifano per te, che si fidano di te, che contribuiscono alla tua riuscita con il calore, con la presenza e vicinanza.

Cambia qualcosa ora? “No, in realtà ora non cambia nulla perché io continuo a correre e ad affrontare altre gare e nuove sfide. La sola cosa che forse è cambiata è appunto che adesso mi sento più leggera, mi sono tolta in parte quel velo nero che il 2014 aveva steso su ogni cosa. Quindi, semplicemente, mi sento più luminosa: di nuovo IO.”

Ha recuperato la sua persona. Francesca ora è più leggera ma allo stesso tempo più ricca dentro. 

Prossimi obiettivi? “Prossimo obiettivo, che posso raccontare proprio perché è vicino, è il mondiale 100 km su strada, dove vorrei migliorare il mio personale e possibilmente contribuire a lottare per una medaglia di squadra.”

Sono contento del ritorno in Nazionale per Francesca, sempre pronta a dare tutto per se stessa e per la squadra.

Ci sono stati momenti difficili al 4K Alpine Endurance Trail? “I momenti difficili sono stati sempre e solo collegati all’intensità del dolore al ginocchio. In salita e in piano ero fortissima e felicissima, nelle discese più ripide è stato un inferno. I momenti peggiori sono stati intorno a Valtournenche, dove ho dovuto considerare la possibilità di un ritiro. Il dolore era ingestibile. Poi la pausa, la doccia, la mangiata e le cure mi hanno permesso almeno di ripartire, pur con il dolore sempre presente. Da lì in poi non mi ha più lasciata, e le discese, TUTTE, sono state un incubo.”

I momenti più belli e più brutti delle giornate al 4K Alpine Endurance Trail? “I momenti più belli sono stati quelli in cui persone che non conoscevo mi dimostravano stima e affetto. Ho apprezzato molto anche le mie due lunghe dormite di circa 2.40 l’una e i pasti nelle basi. In pratica vivevo per mangiare e dormire, e così sono riuscita ad andare sempre in giro con il sorriso. Stando bene. FELICE.”

Importante ogni tanto fare una pausa, il punto della situazione, riprendersi un po’, recuperare, microrecuperi, e poi con autoprotezione e se ci sono anche coccole, si riprende alla grande con tanta forza e sicurezza.

 

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