La Juventus e le basi per ripartire

Onore al Real Madrid, ai suoi campioni, alla sua storia, alla sua vittoria, al dominio netto che ha esercitato nel secondo tempo e a tutto ciò che rappresenta nel mondo un club che ha conquistato tre delle ultime quattro edizioni della Champions e dodici in totale.

Onore a Zidane che ha rinvigorito Cristiano Ronaldo, rendendolo un uomo maturo e facendolo diventare persino simpatico ai più, oltre ad aver trasformato in una squadra un insieme rissoso di primedonne, spaventosamente subalterno all’egemonia culturale blaugrana. 

Onore ad una città, Madrid, che esprime due compagini di altissimo livello e ad una nazione, la Spagna, che domina, pressoché incontrastata, da circa un decennio nel panorama sportivo mondiale. 

Tutto ciò premesso, onore anche alla Juve che ha perso, ha perso male, ha giocato un secondo tempo da incubo ed è sparita progressivamente dal campo, trasformando il sogno di molti di noi in una tragedia (per quanto questo termine sia abusato ed andrebbe utilizzato unicamente in riferimento ad attentati come quelli che hanno sconvolto Londra o a drammi sfiorati come quello di piazza San Carlo a Torino), ma che, nonostante ciò, ha disputato un’annata straordinaria, i cui risultati devono non solo inorgoglirci ma darci l’esatta misura dello sforzo compiuto e delle prospettive che adesso si aprono davanti a noi.

Perché non c’è dubbio che quest’anno CR7 eguaglierà il record di Messi, conquistando il suo quinto Pallone d’oro e meritandoselo pienamente; tuttavia, non c’è dubbio neanche che il Real sia ormai prossimo alla fine di un ciclo glorioso, al pari del Barcellona, mentre la Juve il suo, almeno in Europa, deve ancora iniziarlo, con la prospettiva di poter crescere ulteriormente nei prossimi anni, grazie ad un’oculata politica societaria mirata all’acquisto non solo di grandi campioni affermati ma anche di giovani talenti con enormi prospettive davanti a sé. 

Allo stesso modo, non c’è dubbio che questa sconfitta abbia molti lati negativi ma anche uno estremamente positivo: ci ha riportato con i piedi per terra, ha evitato che il prossimo fosse un anno di transizione in attesa dell’inizio del nuovo ciclo e ha senz’altro spronato la società a intervenire sul mercato per rafforzare una rosa già di tutto rispetto. Pertanto, asciughiamo le lacrime, andiamo in vacanza per qualche settimana e torniamo alla carica con ancora più convinzione di prima: questa caduta ci farà bene e ci servirà da insegnamento nei prossimi anni. 

Bravi ragazzi, grazie lo stesso.

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