Mondiali. Italia battuta. Martedì, con l’Uruguay, spareggio per qualificarsi

ROMA – E’ stata quasi una Corea… con l’unica, positiva,  differenza che esistono ancora buone possibilità per superare il turno e questa è l’unica motivazione a confortarci, dopo aver visto una pessima Italia soccombere, clamorosamente ma impietosamente, contro una super Costa Rica.  

Dal 1998, ancora una volta , la seconda partita si è rivelata maledetta, offuscando  quanto di buono

era stato fatto nella prima e, così, ci siamo proprio complicati la vita, trasformando il terzo incontro con l’Uruguay in un autentico spareggio per proseguire il cammino brasiliano. 

Tutti, poveri illusi

La vittoria con l’Inghilterra  aveva gasato tutti; nonostante la stessa fosse stata,  poi, ridimensionata dalla sconfitta con l’Uruguay, noi abbiamo continuato ad illuderci: con una Costa Rica che, nel contempo,  aveva surclassato gli uruguagi, i segnali premonitori sulla reale forza di questi avversari c’erano stati ma nessuno li aveva percepiti nella giusta misura, abbagliati com’eravamo dal felice esordio,  con tanti bla bla sulla reale forza della nostra nazionale. 

Si è passati dalle stelle, rivelatesi più che mai cadenti, alle stalle melmose e paludose, bonificabili solo con un’azione reattiva fuori dal comune nella decisiva partita di martedì con l’undici di  Tabarez. 

Non tutto è (già) perduto

Ora, per passare il turno, con l’Uruguay, abbiamo due risultati su tre a nostro favore ma, considerata la ben nota forza di questa squadra, bisognerà puntare solo a vincere, senza fare troppe alchimie, per non bissare l’ultimo mondiale in Sudafrica,  con il ritorno a casa dopo il primo turno. 

Prandelli, quanti errori !

Una obiettiva disamina di questa sorprendente sconfitta non può che partire dal “prima”, dalla 

formazione spedita in campo da Prandelli, rispetto a quella che aveva affrontato gli inglesi.    Giustificato il rientro di Buffon anche se Sirigu non aveva sfigurato; giustificatissima e indispensabile la sostituzione di Paletta, per il quale l’Italia intera si era chiesta non tanto perché  fosse stato schierato alla prima,  ma perché mai avesse fatto parte della rosa dei 23, lasciando a casa Ranocchia e in panchina Bonucci.   

E, da qui in avanti, Prandelli, nelle sue scelte,  diventa incomprensibile: dopo tanti, unanimi,  complimenti per l’eccellente centrocampo che aveva arginato l’Inghilterra, dallo stesso, senza alcuna motivazione accettabile, viene sfilata  la tecnica e il dinamismo di Verratti per sostituirli con la staticità e l’inutile esperienza di Thiago Motta, rivelatosi, alla fine del primo tempo, uno dei peggiori e, quindi, sostituito. 

Almeno, in questo caso, Prandelli comprendeva l’errore compiuto, ma rimediava male, sostituendo il brasiliano naturalizzato italiano non con Verratti, come logica avrebbe voluto in aiuto a Pirlo, bensì con Cassano che, anziché dare qualche pallone a  Balotelli, finiva per ostacolare il lavoro del regista juventino, invadendo la sua zona. All’errore iniziale si rimediava con altro errore…

Un’altra trovata del nostro allenatore che nessuno ha capito riguarda l’inserimento di Abate, nonostante De Sciglio fosse pronto al rientro, con forzato spostamento di Darmian a sinistra, zona non prediletta dal torinista,  con i risultati che si sono visti, perché la sua prestazione è stata ben differente da quella dell’esordio. Conseguenze di queste decisioni: Abate –  che,  nel Milan,  ha giocato solo spezzoni di partite,  inviso da Seedorf, non meritando la convocazione in azzurro – ha operato poco o nulla sulla fascia offensiva, manifestando grandi difficoltà in quella difensiva nel contrastare il dinamico  Bolanos. Candreva, a sua volta, ha risentito pesantemente del  suo mancato accompagnamento nella manovra dalle retrovie e si è trovato solo a doversi andare a cercare palloni da portare avanti, al contrario della prima partita quando c’era Darmian a sostenerlo attivamente. 

Quest’ultimo, a sua volta, è stato costretto a fare più il difensore  e senza l’aiuto di Marchisio, contro  gli scatenati Ruiz e Gamboa,  che il propulsore su di una fascia, quella sinistra,  non a suo agio, dove forse avrebbe potuto fare meglio De Sciglio.  

Disastroso Chiellini

A tutte queste storture tattiche, percepite da almeno 40 milioni di allenatori italiani davanti alla TV ma non da Prandelli, aggiungiamoci, poi,  la disastrosa forma di Chiellini che,  ad ogni intervento, faceva venire i brividi ed ecco spiegato perché gli attacchi della Costa Rica, arrivavano da tutte le parti, con salvataggi alla bene e meglio e qualche parata di Buffon.

Il grigiore azzurro sembrava, comunque, aver resistito per i primi 45′, anche, quando lo sciagurato Chiellini appioppava una solenne spallata in area che, l’arbitro, con pietosa e penosa clemenza, giudicava normale contrasto; ma, un minuto dopo, lo   stesso stopper bianconero – parliamo di una “colonna” della nazionale, non di un imberbe inesperto – rimaneva a due metri da Ruiz il quale aveva tempo e modo per uno spettacolare colpo di testa che batteva Buffon e l’Italia.

Si chiudeva con la Costa Rica meritatamente in vantaggio. 

Nella ripresa…

Dopo l’inutile entrata di Cassano, Prandelli pensava, finalmente ma troppo tardi, di allargare il gioco sulle fasce facendo entrare anche Insigne e Cerci con un insolito modulo delle quattro punte, tutte convergenti al centro dell’area dove Balotelli avrebbe dovuto ribaltare il risultato; nonostante questo sconsiderato attacco,  schierato più per disperazione che per logica tattica, si registrava solo un paio di tiri da lontano (Darmian e Pirlo su punizione) e una miriade di fuorigioco, tutti esatti, che bloccavano ogni iniziativa. 

E Balotelli, ? Ex eroe della patria 

Balotelli, nella ripresa, degno protagonista da “Chi  l’ha visto”.  Nel primo tempo,  due soli lampi, di cui uno neutralizzato da un ottimo intervento del portiere  costaricense Navas, (quello di cui il Balo aveva superbamente dichiarato di non conoscere neppure il nome…)  e il secondo, mancato pallonetto, che forse avrebbe meritato più concretezza che spettacolarità…

Del tanto osannato Balotelli inglese di pochi giorni fa si è visto solo questo, cioè ben poco e, pensando che in panchina era stato inchiodato, ancora una volta, Ciro Immobile,  il capocannoniere del campionato, per lasciare il posto al vacuo, impercettibile, volubile divo del gossip, allora si perviene alla degna, irreversibile conclusione che la Costa Rica poteva solo vincere, e lo ha fatto con pieno merito, e l’Italia, “questa” Italia, poteva solo perdere, in primis grazie ad un suicidio tattico attuato dal suo allenatore e poi per la indifferente mollezza di quelli mandati in campo. 

Giocatori, altri grandi colpevoli     

Diamo a Cesare quel che è di Cesare ma anche ai giocatori quel che spetta loro, in fatto di colpevoli mancanze.  Va bene che solo ora abbiamo scoperto che la Costa Rica non era la cenerentola che tutti avevamo creduto che fosse;   va bene che noi,  a differenza  dei centramericani, eravamo disabituati al caldo torrido (comunque inferiore a quello di Manaus);  va bene che la squadra era stata predisposta male e corretta peggio,  ma i giocatori, singolarmente, hanno,  comunque, deluso, con un incomprensibile tiki taka a centrocampo, con lo spirito molle, da partitella dopolavoristica per sgranchirsi le gambe e non da mondiale, con ritmi bassissimi, privi di slanci e lanci, poveri di idee e di concretezze, senza cuore e senza mordente, atleti stanchi, lenti, impacciati. Irriconoscibili.                  

In azzurro tirava la stessa, pesante,  aria di precedenti, scadenti, partite con Irlanda, Lussemburgo e, in parte, con Fluminense, dove, però, almeno, avevano rimediato, insieme, Immobile e Insigne con i loro gol, coppia, ieri, colpevolmente sparigliata da Prandelli.   

E ora, che fare ? 

Squadra da ricostruire sotto tutti gli aspetti, psicologico e tattico; spetta, quindi, all’allenatore recuperare il morale dei suoi uomini, senza colpevolizzare nessuno ma richiamando tutti all’attaccamento alla maglia; subito dopo, però, è bene che l’allenatore bresciano valuti bene l’undici da mandare in campo, approfondendo l’opportunità o meno di continuare a giocare con una sola punta che, fra l’altro, prima punta non è, e di tentare nuove soluzioni, magari con Bonucci in difesa, De Sciglio sulla fascia, Verratti di nuovo con Pirlo, Immobile e Insigne in coppia insieme a Balotelli:  una ventata di gioventù per apportare quella forza fisica e quel dinamismo che è non si sono visti contro la Costa Rica. Con l’Uruguay non si può fallire, non si po’ puntare anticipatamente al pareggio anche se dall’altra parte c’è gente tipo Suarez e Cavani, , bisogna scendere in campo con la mentalità vincente e la squadra andrà imposta in funzione della vittoria e per vincere bisogna segnare, quindi,  Prandelli, faccia di necessità virtù e  giochi con almeno due vere punte. Perché no a Balotelli e Immobile insieme ?       

Sospetto doping 

A fine partita si è verificato un episodio insolito : anziché effettuare solo due prelievi antidoping, fra i costaricensi,  ne sono stati esaminati ben sette e due fra gli italiani; questo ha suscitato ilarità e perplessità. Evidentemente, pure per il team addetto all’antidoping, il Costa Rica era apparso insolitamente troppo forte, senza, forse, valutare che era stata l’Italia a mostrarsi  insolitamente debole.  

Comunque, attendiamo gli esiti e, poi, valuteremo se riderci o piangerci su.  

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