La Juve, il Milan e la gioia di Ventura

È andata in archivio Juventus-Milan: una sfida secca, disputata a Doha (in Qatar) e valida per la conquista della Supercoppa italiana, e a sorpresa se l’è aggiudicata il Milan di Montella ai calci di rigore, a causa dell’errore decisivo di Dybala e della classe cristallina di Grigio Donnarumma.

È andata in archivio una partita ricca di fascino e di storia, una battaglia culturale e sportiva tra due scuole e due concezioni completamente diverse del calcio e della vita: da una parte, la solidità, la fisicità e la classe operaia mista a determinazione e feroce abnegazione, tecnica e tattica, dei ragazzi di Allegri; dall’altra la beata gioventù, la spensieratezza e la salutare incoscienza dei rossoneri, il cui futuro, se dovessero riuscire a trattenere i prezzi pregiati, si preannuncia veramente roseo. 

E così Davide ha prevalso contro Golia, come se quest’anno la strabiliante Juve costruita da Marotta e Paratici fosse vittima di un sortilegio per il quale, quando l’avversario si chiama Milan, la corazzata bianconera smarrisce i superpoteri e si trasforma in una squadra come le altre, a dispetto di una campagna acquisti che le ha portato in casa dei sontuosi pezzi da novanta. 

Ora, rendiamo merito al Milan per la sua impresa e a Montella per il suo coraggio e per la sua capacità di osare là dove pochi avrebbero osato; tuttavia, diciamo anche che la Juve ha avuto davvero una sfortuna mai vista, fra l’infortunio di Alex Sandro nel primo tempo, il cedimento di schianto di Sturaro, straordinario nel suo correre su e giù per il campo come il Gattuso dei tempi d’oro ma, proprio per questo, vinto dalla stanchezza e dallo sfinimento, e la condizione non ottimale di un Dybala che, comunque, ha regalato sprazzi di grande calcio. Se a ciò aggiungiamo che tre titolari come Dani Alves, Bonucci e Barzagli sono ancora fuori gioco, che il funambolo Pjaca non è al meglio e che l’armata allestita dalla dirigenza non si è potuta evolvere come avrebbe voluto e come molti di noi speravano, avete davanti a voi le ragioni di questa prima parte della stagione ampiamente positiva ma non esaltante come sarebbe stato lecito aspettarsi.

Incomprensibili e offensivi sono, invece, coloro che, in seguito a una sconfitta figlia più del caso e della mala sorte che di effettivi demeriti, si sono permessi di attaccare ed insultare Allegri: un signor allenatore che ha condotto la Juve a conquistare vittorie importanti, rendendola finalmente protagonista anche in Champions League, dove solo un Barcellona fuori dalla portata di chiunque e un Bayern Monaco formidabile e aiutato dalla dea bendata nella gara di ritorno sono riusciti ad arrestare la corsa di una Juve che quest’anno vuole quella coppa ad ogni costo, al punto che c’è persino il rischio che diventi un’ossessione, finendo col privare i giocatori della lucidità necessaria nelle altre competizioni.

Quanto al messiano Dybala, state pur certi che d’ora in poi non sbaglierà più: le sue lacrime a fine partita contenevano un desiderio di riscatto senza confini e Paulo appartiene a quella categoria dei fuoriclasse che può sbagliare un rigore o un gol che sembrava già acquisito ma non due e che, dunque, da questa sconfitta, trarrà le energie psico-fisiche indispensabili per diventare il condottiero della Juve e per lanciarsi alla conquista di quel Pallone d’oro che, dopo il decennio egemonizzato dal mito blaugrana e da quello madridista, sarebbe ora che incoronasse anche qualcun altro, e Dybala è uno dei più autorevoli candidati alla successione.

Infine, un pensiero a Giampiero Ventura, il quale, vedendo tutto quel ben di Dio di campioncini italiani in erba, si sarà lustrato gli occhi e, col suo solito sorriso sornione, avrà pregustato un avvenire radioso per una Nazionale che, se potrà contare sul blocco bianconero e su quello rossonero, più Insigne, Belotti, Candreva e altri, avrà la possibilità di candidarsi ad un ruolo da protagonista già a partire dal prossimo Mondiale russo. 

Al netto del risultato, per noi juventini sfavorevole, abbiamo assistito ad un’ottima partita fra due squadre in forma e desiderose di esprimersi al meglio, il che è positivo sia per il calcio italiano in generale sia per il riaccendersi di un duello che, al pari di quello con i nerazzurri, ha caratterizzato la nostra storia sportiva e sarebbe bene che continuasse a farlo. 

Perché senza dualismi il calcio non sarebbe il calcio e l’Italia non sarebbe l’Italia. Bentornato Milan!

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