Messi e CR7: egemoni ma anche basta

Cristiano Ronaldo pallone d’oro per la quinta volta: raggiunge Messi, stabilisce un record che difficilmente sarà superato a breve e rinnova la sfida sportiva che ha egenonizzato questo decennio, dunque complimenti. Fatto sta, però, che non esistono solo loro due e che, andando avanti di questo passo, il premio stesso rischia di perdere interesse. 

A mio modesto giudizio, già non ha più alcun senso un premio che, a differenza di quanto avviene nel cinema con gli Oscar e al momento dell’assegnazione dei Nobel, tende a premiare “il più” senza tenere conto dei ruoli, decretando, va a capire perché, che i portieri non abbiano, di fatto, alcuna possibilità di conquistare questo ambito e prestigioso trofeo individuale. Molto più intelligente e utile sarebbe, pertanto, un Pallone d’oro assegnato per ruoli, il che ci avrebbe avrebbe consentito di veder trionfare, negli anni, i vari Zoff, Maldini, Nesta, Iniesta, Xavi, Pirlo, Buffon e molti altri ancora; tuttavia, se proprio non si vuole compiere questo passo avanti, e si vuole conservare una tradizione ormai arcaica, che la si smetta almeno di alimentare questa diarchia che sta assumendo contorni ridicoli. Già nel 2010, per dire, trovai scandaloso che il Pallone d’oro venisse consegnato a Messi, eliminato dall’Inter in semifinale di Champions e sconfitto 4 a 0 ai quarti di finale del Mondiale dalla Germania, anziché a Iniesta, sì eliminato, come Leo, con il Barcellona ma autore della rete decisiva nella finale del Mondiale vinta dalla Spagna contro l’Olanda. 

Allo stesso modo, non c’è dubbio che Buffon avrebbe meritato almeno un Pallone d’oro e che ormai tanto Neymar quanto Dybala siano pronti a raccogliere l’eredità dei due fuoriclasse che hanno illuminato questa stagione. Nulla contro di loro, intendiamoci, ma a meno che Messi non trascini l’Argentina o CR7 il Portogallo alla conquista del Mondiale russo, sarebbe opportuno che i giurati di France Football consegnassero questo duello rusticano ai libri di storia, accompagnassero con il dovuto rispetto i due nella fase discendente delle rispettive carriere e si guardassero intorno. Il rischio, in caso contrario, è infatti che trovi conferma l’atroce sospetto che a dominare non siano più le scelte tecniche e le vittorie raggiunte bensì gli sponsor, assai interessati al proseguimento di questa sfida all’ultimo dribbling che copre d’oro i protagonisti e di platino tutti coloro che investono sulle magie dei medesimi. Se non si vuole snaturare definitivamente lo sport, quindi, è meglio fermarsi. Nuovi talenti stanno sbocciando ed è doveroso incoraggiarli e valorizzarli, anche perché, altrimenti, quando la parabola dei due dei del calcio contemporaneo si sarà inesorabilmente esaurita, la sensazione collettiva sarà quella di un senso di vuoto impossibile da colmare. Invece non è cosi: gli appassionati stiano tranquilli. Se pensiamo ai già menzionati Neymar e Dybala, a Mbappé e ad altri fuoriclasse in erba od ormai prossimi a dare il meglio di sé, ci accorgiamo difatti che il distacco sarà sì doloroso ma non poi così devastante e che la gloriosa storia del calcio potrà proseguire serenamente, con nuovi eroi e nuove indimenticabili emozioni. 

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