Pubblico mea culpa di Schwazer. Ma l’Italia guarda avanti con Settebello e Italvolley

LONDRA – Si conclude tra le lacrime la carriera di Alex Schwazer. L’atleta azzurro fa pubblicamente mea culpa, assumendosi le proprie responsabilità e provando a spiegare i motivi per cui si è procurato l’Epo, sostanza a causa della quale è stato squalificato da questi Giochi Olimpici. 

“Sono andato in Turchia, da solo, mi sono procurato l’Epo in farmacia con 1500 euro. Mi sono procurato quello che volevo e sono tornato”, dice Schwazer. “Vorrei chiarire le cose: ho deciso da solo, ho deciso di non dirlo a nessuno.  Non l’ho detto alla mia famiglia e alla mia fidanzata, era una cosa mia. Non volevo mettere nessuno nei guai, mi sono informato su internet”, spiega. “Queste ultime 3 settimane sono state le più difficili della mia vita.  Psicologicamente è stata una mazzata, ho dovuto dire bugie alla mia fidanzata (la pattinatrice Carolina Kostner, ndr)”.  “Non voglio sconti, non torno più. Voglio una vita normale” confessa Schwazer che non ha nessun interesse a ottenere riduzioni della squalifica antidoping. Il campione olimpico di Pechino 2008 a Londra 2012 avrebbe dovuto difendere il titolo nella 50 km di marcia. “Non avete idea quanto mi sia sacrificato per ogni gara, non voglio più essere giudicato per una singola prestazione. E non voglio essere osannato”. Circa 200 giornalisti hanno raccolto allo Sheraton di Bolzano lo sfogo dell’azzurro. “Ho fatto un grosso errore e in questo ho cercato di essere più onesto possibile. Spero che la gente mi veda come una persona, che purtroppo può sbagliare; mi sono dopato, ho confessato. Spero che la gente mi veda per quello che io sono e spero che valutino quello che sto facendo adesso”. “L’oro di Pechino era pulito. Io mi sono sempre allenato rispettando le regole. Da quando ho iniziato a doparmi la mia vita è diventata un inferno”. Schwazer ha detto anche di averlo fatto per le pressioni che subiva: “dopo Pechino tutti mi stavano addosso. Non era ammissibile lasciare a 23 anni; non ne potevo più. Se mi sono dopato è stato anche perché volevo disputare un altro anno da grande, prima di lasciare”. Infatti l’atleta ha spiegato che “L’errore è stato di volere fare a Londra a tutti i costi entrambe le distanze: i 20 ed i 50 km. Ma nella vita uno deve fare ciò che sa fare, senza strafare. Io non sono stato lucido: ho sbagliato. Volevo fare di più: vincere tutto; invece ho perso tutto. Nella vita comunque contano la famiglia e gli amici, che oggi sono qui. Io a Pechino ho vinto perché ero sereno. Posso dire solo agli altri, ai giovani, di non farlo, di non doparsi e di non chiedere di più a se stessi”. Intanto a Londra, l’Italia non si da per vinta e va avanti nella pallavolo. Infatti ieri gli azzurri del ct Berruto hanno dato spettacolo e sono volati in finale superando gli Stati Uniti campioni in carica. Un netto tre a zero (28-26, 25-20, 25-20) che ha permesso loro di passare il turno e di approdare alle semifinali dove domani sfideranno il Brasile, campione del Mondo. “Mai dare per morta l’Italia”, dice Gianni Petrucci, presidente del Coni, che esulta dopo l’impresa del Settebello contro l’Ungheria e dell’Italvolley contro gli Usa. “Abbiamo due squadre di grande personalità”, dice il n.1 dello sport italiano. “Ora nulla è impossibile, non sarà facile per noi ma per gli altri sarà ancora più difficile”. Insomma, chiuso il caso Schwazer, l’Italia può e deve comunque guardare avanti.

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