Femminicidio. Identità negata. PARTE 7

Dal libro di Manuela Gianantoni “Grasso Amaro. L’ Anoressia Mascherata. La Donna Identità Negata e Ritrovata.” Melusina Editore

Ecco una seconda testimonianza di una donna che ha vissuto violenza psicologica nella sua famiglia di origine, violenza psicologica  che poi si è riproposta nella famiglia che ha formato in età adulta. Penso a mia madre. Mamma mi allattava, il seno le doleva, le sue ragadi sanguinavano, ma DOVEVA, DOVEVA allattarmi. Tutti glielo ricordavano incuranti del suo disagio, del suo dolore. E lei prendeva un fazzoletto e se lo metteva in bocca per tapparsela, per non urlare, per stringere i denti quando il dolore diventava struggente. E il suo sguardo era lontano, andava contro i fantasmi dei suoi aggressori e li detestava.

Quando io richiamavo la sua attenzione, lo volgeva a me e guardandomi mi vedeva attraverso una lente deformata. Anche io ero uno dei suoi aggressori, come tutti gli altri anzi di più, ero io che le stavo massacrando il seno e il cuore, ero io che le toglievo la gioia della maternità. Quello sguardo… quello sguardo ha condizionato tutta la mia vita.

 Non ho mai potuto sopportare lo sguardo puntato su di me. Ogni sguardo di ammirazione l’ho sempre letto attraverso la stessa lente deformata di mia madre. Era di critica, di non accettazione, di non riconoscimento.

“E’ colpa tua”. E questa frase si è unita allo sguardo in me, nel mio intimo.  Lo stesso sguardo e la stessa accusa la vedo ora negli occhi di mio marito e la riconosco perfettamente. “E’ colpa tua se siamo a questo punto. L’unico problema è che sei grassa, dimagrisci e tutti i nostri problemi spariranno”. Sono magra ma i problemi rimangono identici a prima. Ancora una volta vengo vista attraverso una lente deformata, mi vengono buttate addosso cose che non mi appartengono. Ancora una volta mi viene detto che sono io la colpevole.

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