Tra Cina e Vietnam, dove mangiare carne di cane “porta bene”

Parla John Dalley fondatore e presidente di Soi Dog, l’organizzazione che lotta contro il Dog Meat Trade

ROMA – Combattono ogni giorno una guerra senza quartiere contro i trafficanti di carne di cane, una piaga che riguarda, solo in Cina, dai 5 ai 7 milioni di cani che ogni anno vengono catturati, torturati e uccisi per finire sulle tavole di chi crede che mangiare la loro carne porti fortuna o, più semplicemente, per essere trasformati nelle pellicce, nelle scarpe e nei rivestimenti rivenduti poi a prezzi irrisori in Occidente. La Soi Dog Foundation, oggi la più grande organizzazione che di occupa di cani e gatti randagi nel Sud Est asiatico, è una spina nel fianco delle bande organizzate che, oltre alla carne di cane, commerciano fauna selvatica, droghe e legno pregiato. Spesso agiscono sotto copertura, affiancando la polizia locale nelle operazioni di salvataggio di questi animali. E quando riescono a liberarli, a volte pochi attimi prima che vengano sgozzati e scuoiati, gli offrono un rifugio sicuro sull’isola di Pukhet. Dove i cani possono riacquistare le forze e la fiducia negli umani, prima di essere dati in adozione in tutto il mondo.  

Soi Dog, la storia

«Nel 2003 –  racconta John Dalley, che l’ha fondata assieme a Gill Dalley e all’olandese Margot Homburg, e oggi ne è il presidente – eravamo sconvolti dalla tragica situazione dei 50 mila cani e gatti randagi dell’isola di Pukhet, per i quali nessuno faceva niente. Pensammo che l’unico modo di migliorare le loro vite fosse garantire  l’accesso alle cure mediche a quegli animali che ne avevano bisogno. La prima cosa da fare era un programma di vaccinazione e di sterilizzazione di massa: cominciammo con una sola unità di sterilizzazione. Io e Gill facevamo da accalappiacani, mentre veterinari e assistenti volontari seguivano le operazioni». Il lavoro non manca e prosegue anche grazie all’aiuto di alcuni veterinari locali si offrirono di effettuare le operazioni di sterilizzazione per Soi Dog a prezzi di costo. Poi nel 2004 ci fu il devastante tsunami che tutti ricordiamo. Diecimila morti e immagini di devastazione e di orrore da Pukhet arrivarono da tutto il mondo. «Migliaia di cani e gatti dispersi: Soi Dog cercò di salvare e curare tutti quelli che poteva. La tragedia però attirò sull’isola un flusso di veterinari volontari che volevano dare una mano. E questo significò essere in grado di attraversare la regione con due o tre cliniche mobili contemporaneamente». E oggi?«Oggi Soi Dog Foundation è la più grande organizzazione che lavora con cani e gatti randagi nel Sud est asiatico grazie a 4 team in quattro differenti aree della Thailandia che, contemporaneamente, sterilizza circa 3 mila cani e gatti ogni mese. Nel frattempo è nato anche un presidio in Vietnam. A Pukhet Soi Dog ha allestito un grande rifugio; ma è attualmente in costruzione, anzi in fase di completamento, quello che sarà il più grande e più moderno ospedale dell’Asia dedicato agli animali randagi. Poi c’è una clinica a Bangkok, mentre nel Burinam, nel nord della Thailandia, stiamo finanziando e realizzando grandi rifugi per cani domestici salvati dal commercio di carne di cane». 

La lotta contro il “dog meat trade”

Soi Dog ha un ruolo essenziale nel contrastare l’ormai tristemente famoso “Dog Meat Trade” il fenomeno del commercio di carne di cane che infesta soprattutto Cina, Corea e Sud Est Asiatico. Un lavoro sul campo costante e determinato che interviene su diversi piani. «In Thailandia operiamo soprattutto su due fronti. Da un lato collaboriamo con il governo Thai per garantire che l’attuale legislazione sul trattamento e il trasporto di animali vivi sia applicata più rigorosamente di quanto sia mai stato fatto in passato. Nel nord est della Thailandia, tradizionalmente la patria del commercio di carne di cane, Soi dog sta lavorando da tempo ad un progetto per fermare i camion che trasportano illegalmente gli animali in Cina e in Vietnam, e per chiudere canili clandestini, macelli e concerie. Il cuore di questa operazione è una campagna di affissioni di manifesti nel nord est della Thailandia che avverte tutti sulle conseguenze del commercio e fornisce un numero di telefono gratis 24 ore al giorno per denunciare l’avvistamento di attività di contrabbando, macelli e concerie. Alle telefonate risponde il Watchdog Thailand, l’unità che abbiamo creato proprio per l’intercettazione e la denuncia del fenomeno. Watchdog lavora con agenti della polizia e dell’esercito tailandese per intercettare il fenomeno del contrabbando, e chiudere i macelli e concerie. Insieme all’ACPA, Alleanza per la Protezione dei Cani in Asia, nel marzo 2015 abbiamo cominciato ad affiggere poster al confine tra il Laos il Vietnam per avvertire che contrabbandare cani e la loro carne è un’azione perseguibile per legge». Un’attività che certo espone Soi Dog a pericoli facilmente immaginabili. «Il nostro team lavora sotto copertura ed è a grande rischio poiché il commercio è effettuato da criminali che guadagnano grandi somme di denaro non soltanto dai cani ma anche dal contrabbando di fauna selvatica, droghe e legno pregiato». Quanti cani sono stati salvati in passato? E quanti di loro sono ancora vivi? «Difficile dire. Se si parla di cani che sono stati solo intercettati, allora dal 2011 parliamo di più di 20 mila. I cani intercettati diventano responsabilità dei governo ma non hanno budget per prendersi cura di loro: vengono sistemati in ricoveri destinati al bestiame riconvertiti in zone di quarantena. Così la maggior parte muore per malattie e fame. Con il sostegno delle donazioni e degli sponsor abbiamo costruito un grande rifugio che è costato circa 20 milioni di bath tailandesi (circa 500 mila euro), capace di contenere circa 3000 cani in condizioni decenti, riuscendo anche a provvedere al cibo e alle medicine»

“Dog meat trade”. I numeri del fenomeno

Nella serie web “Dogs of Thailand”, John Keeble afferma «Il commercio di cani randagi è stato per molti anni un business molto lucroso nel nord est della Thailandia, ma si tratta di un trend in diminuzione. Ora l’obiettivo sono i cani più costosi, soprattutto i cani domestici». E’ vero? Sei d’accordo? «I film di Keeble sono ormai datati, ma davvero a quei tempi i cani erano acquistati o scambiati con oggetti qualsiasi nei villaggi più poveri del nord est della Thailandia. Ma anche allora la maggior parte era rubata. Generalmente i cani randagi sono troppo difficili da catturare ma i thailandesi tengono i loro cani liberi e così è più facile che vengano rubati. In Cina e in Vietnam si stima che il 70% dei cani consumati siano cani domestici rubati». Le vostre stime parlano di circa 30 mila cani che ogni mese attraversano i confini della Thailandia verso il Laos lungo il fiume Mekong. «Questo accadeva nel 2013. Oggi i numeri sono diminuiti e rappresentano una frazione di quello che era a quel tempo. Ma la situazione del nord della Thailandia è molto cambiata: i cani sono ancora contrabbandati ma si tratta di casi molto meno frequenti. Come per le droghe che vengono assunte anche se illegali, le persone continuano ad uccidere a a mangiare i cani nel nord della Thailandia, ma molto meno adesso che le sanzioni sono più alte. Non siamo a conoscenza di nessuna conceria di pelle di cane ancora in attività». A parte la Thailandia, pessime notizie arrivano dall’Indonesia dove si dice che circa 200 mila cani sono mangiati ogni anno. Ti sembrano dati reali? «Si, probabilmente anche di più. Come membri del ACPA, abbiamo scritto al governo indonesiano per chiedere un incontro per discutere sulla prevenzione della rabbia. Si parla di 40 mila al giorno consumati nella sola Jakarta. Sembra difficile da credere ma, secondo le stime, ogni anno 20 milioni sono consumati in Cina e 5/7 milioni in Vietnam. 

Mangiare carne di cane: tradizione da rispettare o da debellare?

Tu hai scritto: «La questione non è se sia giusto o sbagliato mangiare carne di cane. Ma il modo in cui sono catturati, trasportati, torturati e uccisi è inumano!». È solo rispetto per le tradizioni altrui? O Soi Dog pensa che sia possibile un “commercio di carne di cane umano”?No. I cani non saranno mai allevati per essere bestiame. In nessun paese dove esiste un regolamento i cani sono considerati bestiame. E l’unico paese dove ad oggi ci sono allevamenti di cani destinati alla macellazione è la Korea del sud, dove sappiamo che le condizioni sono davvero terribili. Si è cominciato a consumare carne di cane migliaia di anni. Oggi questa carne è mangiata soprattutto come cibo di lusso, infatti il prezzo è 3 volte quello della carne di maiale o di pollo. La maggior parte dei consumatori sono uomini che credono fortemente che mangiarne li renderà più forti e accrescerà la loro virilità soprattutto insieme alla birra. In Vietnam la stagione di maggior consumo  è l’inverno, perché è considerata una carne “calda”, ma andrebbe mangiata solo in particolari momenti del ciclo lunare, in particolare quando si considera fortunato. In altri momenti i ristoranti rimangono deserti perché si pensa che porti sfortuna. In Corea l’alta stagione è l’estate perché invece è considerata carne “fredda”. In Cina i cani sono considerati felici e così si è diffusa la credenza che mangiarli rende felici. Alcune persone credono che infliggere dolore accresca l’adrenalina e che quindi la carne di cani che sono stati torturati prima della morte sia più gustosa. Nessuna di queste credenze è vera, mentre è vero che è pericoloso mangiare carne di cane perché le infezioni animali si possono trasmettere e se il cane è stato avvelenato può essere fatale mangiarne la carne, come è avvenuto recentemente in Cambogia».

Il Festival di Yulin

Ogni estate , in giugno, durante Festival di Yulin, migliaia di cani sono catturati, uccisi e mangiati: state preparando qualche iniziativa specifica?

Abbiamo tenuto un meeting di due giorni con i colleghi di World Dog Alliance di Hong Kong che hanno buoni contatti con la Cina. Abbiamo proposto una vasta campagna per mettere fine al festival ma ci hanno raccomandato un approccio più tranquillo, che inizi con il confronto con i referenti locali. Yulin è diventata famosa perché ospita il festival che celebra la carne di cane, ma bisogna ricordare che ogni anno 20 milioni di cani sono consumati in Cina e a Yulin ci sono molti ristoranti di carne di cane aperti tutto l’anno. Soi Dog non ha le risorse per lavorare in ogni nazione dove si mangia la carne di cane. Noi crediamo fortemente di essere efficaci con le nostre iniziative e siamo concentrati sulla Thailandia e, contemporaneamente, stiamo accrescendo la nostra presenza in  Vietnam. Pensiamo sia molto importante adoperarsi per cambiare l’atteggiamento all’interno del paese, aumentando la diffusione della cultura degli animali domestici in Asia. E a riguardo possiamo dire che si può già ravvisare un cambiamento di atteggiamento soprattutto nei giovani».

(Chi volesse adottare un cane salvato dal Dog Meat Trade può rivolgersi a www.soidog.org)

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