Vittoria in appello contro Green Hill. I Beagle salvati dalla sperimentazione sono salvi

Ad un anno esatto dalla prima condanna, la Corte d’Appello conferma la sentenza: condannati il veterinario, il direttore e il cogestore dell’allevamento. Non potrà più riaprire

ROMA – “Soppressioni facili dei Beagle, maltrattamenti sistematici e lacune nei controlli”. Finalmente è arrivata anche la condanna della Corte d’Appello che ha stabilito, senza possibili fraintendimenti, le colpe del veterinario, del direttore e del co-gestore di Green Hill, l’allevamento di cani razza Beagle destinati alla sperimentazione. 

La notizia arriva dalla LAV, Lega Antivivisezione Italiana, che nel 2012 aveva denunciato la situazione di gravi violenze nei confronti dei cani allevati nel noto allevamento.

“La Corte d’Appello – annuncia  LAV – ha confermato le condanne di primo grado nei confronti del veterinario Renzo Graziosi, e del co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislane Rondot, entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi, e del direttore dell’allevamento, Roberto Bravi, a un anno più risarcimento delle spese. Confermata anche la sospensione dalle attività per due anni, per i condannati, e la confisca dei cani. Green Hill resterà quindi chiusa: non vi è peraltro alcuna richiesta dell’Unione Europea per eliminare il divieto previsto dalla Legge italiana dal 2014 di allevamento di cani per la sperimentazione, nessuna procedura aperta da Bruxelles.”

“Con questa nuova sentenza – continua l’associazione – si confermano rigore morale ed equità nell’applicare il diritto a esseri viventi capaci di provare sofferenze e dolore, e con necessità etologiche che devono rispettate anche se in gioco ci sono gli interessi economici di una multinazionale americana come la Marshall. Con questa sentenza storica, senza precedenti per numero di animali tratti in salvo e per la portata innovativa sul piano giuridico, è stato smantellato, dunque, l’inaccettabile teorema del cane “prodotto da laboratorio” e per questo “usa e getta””.

La sentenza è davvero storica per molti motivi. Non solo perché con la conferma delle condanne di primo grado, sono confermate la sospensione dell’attività per due anni per i condannati, e la confisca dei beni, ma anche perché attesta che non vi è nessuna richiesta da parte  dell’Unione Europea per eliminare il divieto previsto dalla Legge italiana dal 2014 di allevamento di cani per la sperimentazione, passo importantissimo che in Italia si è raggiunto proprio grazie alla presa di posizione di LAV e grazie al movimento di protesta suscitato dagli avvenimenti che hanno riguardato Green Hill. 

“La battaglia giudiziaria di certo non finisce qui – prosegue la LAV – Le lacune nei controlli da parte dei veterinari Asl di Brescia, già emersi in modo evidente anche nel corso del processo di primo grado oltre che in Appello, saranno oggetto, infatti, di uno specifico processo che si aprirà il 9 marzo prossimo: cinque in tutto gli imputati, tra dipendenti e veterinari Asl. Un filone d’inchiesta che va letto e affrontato con lungimiranza, perché non può essere “un caso” né una fatalità che negli ultimi mesi la Procura di Brescia abbia avviato alcune clamorose inchieste giudiziarie e processi proprio a carico di personale medico veterinario”

A sostegno dei test senza uso di animali, per i beagle e per le decine di migliaia di altri animali ancora oggi destinati ai laboratori, la LAV a partire da sabato 5 e domenica 6 marzo sarà presente in centinaia di piazze con la campagna “Aiutali a uscirne” e una petizione nazionale rivolta al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per mettere fine all’uso di animali nella ricerca sulle sostanze d’abuso come tabacco, alcol e droghe. Per conoscere la piazza più vicina dove poter firmare la petizione, consulta la pagina “LA LAV IN PIAZZA” http://www.lav.it/lav-in-piazza sul sito www.lav.it. 

Questa la nota dell’andamento del dibattito processuale, diffusa dalla stessa LAV:

“Il processo, previsto per le 11, è iniziato poco dopo le 15, con il PM, Ambrogio Cassiani che ha respinto tutte le obiezioni degli avvocati di Green Hill. “Ogni singolo punto del capo di imputazione a Green Hill è stato provato”, ha dichiarato il PM, che, citando la sentenza 5979/2012 della Cassazione secondo cui “maltrattamento è privare i cani dei pattern comportamentali”, ha evidenziato come a Green Hill, come accertato durante il Processo di 1° grado, “l’etologia dei cani non veniva rispettata, ad esemoio non venivano fatti sgambare”, mentre “i controlli” all’interno dello stabilimento di Montichiari “erano sommari”. Cassiani ha ricordato inoltre, tra le prove dei maltrattamenti, i comportamenti stereotipati dei cani e l’ingestione di segatura. Il PM ha proseguito sottolineando come la “strategia aziendale” di Green Hill, prevedesse di “sopprimere i cani con problemi di rogna” nonostante la rogna non sia una “malattia incurabile tale da richiedere la soppressione dei cani”. Evidente, quindi, che “le patologie dei beagle a Green Hill non venivano curate perché non avevano interesse a farlo”. L’Avv. Campanaro (LAV) ha depositato una memoria processuale a difesa dei beagle. L’Avvocato di Green Hill, Frattini, ha esordito lamentando una “ostentazione di beagle”, dimenticando che il processo riguarda proprio migliaia di beagle uccisi e maltrattati. Frattini ha anche dichiarato che le ispezioni del Ministero avrebbero trovato cani in ottime condizioni, sorvolando sui circa 6 mila cani morti, documentati nel processo di primo grado. L’Avvocato degli imputati ha proseguito denigrando ripetutamente le “associazioni che si definiscono animaliste”, ignorando, forse, che la LAV è riconosciuta dal Ministero Salute ed è attiva da quasi 40 anni; ha definito una “minaccia” per gli avvocati della difesa, per i giudici, la difesa della sentenza di condanna di Green Hill in primo grado, riferendosi a fantomatici striscioni, chiedendone quindi la cancellazione della condanna, oltre alla restituzione dei cani per cui non è stato pagato deposito cauzionale. La richiesta della conferma della condanna, secondo la LAV è un principio di democrazia, civiltà e giustizia. Alle 16,30 il collegio giudicante della Corte, composto dai giudici Enrico Fischetti, Eliana Genovese ed Eleonora Babutri, si è riunito in Camera di Consiglio. Alle 18,49 la sentenza”. 

LE TAPPE DI QUESTA BATTAGLIA LEGALE E DI CIVILTA’ • 

Per anni cittadini, comitati, coordinamenti manifestano a Montichiari (Brescia) e in altre città per fermare Green Hill • 

28 aprile 2012: alcuni manifestanti entrano nell’allevamento Green Hill • 

18 luglio 2012: in seguito a una denuncia della LAV, i beagle di Green Hill vengono posti sotto sequestro e la LAV è tra i custodi legali dei cani • Circa 3000 i beagle tratti in salvo • 

Decreto Legislativo 26/2014: l’Italia vieta per legge l’allevamento di cani a fini sperimentali. In Italia Green Hill non potrà riaprire, in nessun caso. • 

23 gennaio 2015: tre le condanne di primo grado inflitte dal Tribunale di Brescia Green Hill (veterinario, co-gestore e direttore) 

23 febbraio 2016: conferma delle condanne di primo grado

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