Garlasco. Stasi assolto anche in appello

MILANO –  I giudici hanno assolto Alberto Stasi, imputato per l’omicidio di Chiara Poggi. La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato la sentanza di primo grado.

L’ex studente della Bocconi era accusato di aver ucciso la fidanzata nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia), il 13 agosto 2007. Nonostante il verdetto a favore del giovane  non è convinta il sostituto procuratore Generale di Milano Laura Barbaini,, secondo la quale: “Stasi mente su quanto ha raccontato riguardo al ritrovamento del cadavere della sua fidanzata Chiara Poggi e  appare evidente come, dopo aver commesso l’omicidio, torna a casa e, nell’ambito del suo piano preordinato, si crea l’alibi dalle ore 9.36 in poi, con l’uso del computer e del telefono, ritornando nella villa dei Poggi  alle 13.45.. Lo ha sostenuto il sostituto procuratore Generale di Milano Laura Barbaini, nella memoria di repliche, consegnata questa mattina ai giudici della seconda corte d’assise d’appello di Milano chiamati a giudicare in secondo grado l’ex studente bocconiano, accusato di aver ucciso la sua fidanzata. Il giovane in primo grado era stato assolto.

Per il Sostituto Procuratore Barbaini, inoltre, Stasi avrebbe indotto i carabinieri a effettuare il primo accesso nella villetta di Garlasco  senza calzari in quanto fuorviati dalle parole  del giovane. L’ex studente bocconiano, come risulta da una annotazione di Polizia Giudiziaria del 16 agosto del 2007, il giorno del delitto e subito dopo aver ritrovato il cadavere di Chiara Poggi  si è presentato in caserma comunicando  che la sua fidanzata si era  sentita male  o aveva  avuto un incidente domestico. Per il pg  è logico che i carabinieri si siano precipitati a soccorrerla non preparati alla scena di un delitto così efferato, in quanto fuorviati dalle parole. Non possiamo non chiederci – osserva ancora il pg nella sua memoria – perchè Stasi, dopo essere entrato in casa ed essersi trovato di fronte a un primo lago di sangue in salotto e a un secondo lago di sangue davanti alla porta della cantina, e ad un terzo lago di sangue sui gradini della scala e dopo aver visto il corpo della sua fidanzata nell’ennesimo lago di sangue (e l’aveva visto bene perchè la luce in cantina era accesa). vada dai carabinieri e riferisca di un malore o di un incidente». Secondo l’accusa, dunque, questa «condotta, assurdo e illogica, non si spiega se non nell’ambito del suo piano (di Stasi, ndr), originario che ha avuto successo», in quanto il giudice di primo grado «ha affermato, contrariamente da quanto risulta dagli atti, che l’ipotesi dell’incidente fosse stata avanzata dai carabinieri, anzichè ‘suggerità dall’imputato».

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