Ilva Taranto. Prosegue lo sciopero e i blocchi stradali. Landini a Taranto

Bruno Ferrante annuncia ricorso contro la decisione del Gip

 

TARANTO  – Secondo giorno di sciopero oggi all’Ilva di Taranto indetto da Fim e Fiom (contrari la Fiom e il ‘Comitato dei cittadini e lavorartori liberi e pensantì). L’astensione dal lavoro si concluderà domani mattina alle 7. Proseguono anche i blocchi stradali sulle statali 7 Appia e 106 Jonica (per Metaponto e Reggio Calabria). Il blocco stradale oggi riguarda anche la strada provinciale per Statte. Per il momento, secondo fonti sindacali, ai blocchi partecipano circa 1.500 persone che hanno via via ingrossato gli sparuti gruppi che avevano mantenuto gli assembramenti sulle statali durante la notte.
Anche dentro la fabbrica continua la protesta di gruppi di operai issati sulla torre di smistamento dell’altoforno 5, sulla passerella del camino E312 dell’area Agglomerato e, da ieri, sulla torre del gasometro. Oggi a Taranto si svolge anche la Conferenza nazionale Fiom sulla siderurgia, col segretario generale, Maurizio Landini.

Ieri centinaia di operai  hanno bloccato le statali di accesso a Taranto dopo il provvedimento del gip del tribunale di Taranto, che ha bocciato il piano di risanamento dell’azienda e ribadito la sua chiusura senza possibilità di produzione.

Intanto Bruno Ferrante, annuncia ricorso. “Impugneremo subito la decisione del Gip – ha detto il  presidente dell’Ilva –  e combatteremo in tutte le sedi che la giustizia ci consente di adire, andremo in ogni sede giudiziaria a far valere le nostre decisioni”.

Il ricorso, precisa il presidente Ilva, «lo presenteremo ai primi giorni della prossima settimana» con «un incidente di esecuzione contro il provvedimento del Gip», e inoltre «faremo ricorso contro gli arresti».
«Ho sempre rispettato il ruolo, il lavoro e le decisioni dell’autorità giudiziaria, però combattere il reato è una cosa, dare indicazioni su scelte di natura tecnica e modalità d’intervento tecnico sugli impianti è un’altra- aggiunge Ferrante- e un’altra cosa ancora è adottare provvedimenti che dicono all’azienda di chiudere. Questo significa alterare l’equilibrio sociale, economico, industriale di una zona del Paese».

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