Ed è vero, almeno in parte. Perché chiunque conosca la fortunata serie tv non può non riconoscere sul palco due dei volti più celebri delle tre stagioni - e del film - che hanno irriso con intelligenza e sfrontatezza la mediocrità della fiction italiana: Massimo De Lorenzo e Carlo De Ruggieri, qui affiancati da Cristina Pellegrino e da Franco Ravera.
Di questo 456 colpiscono i dialoghi feroci - in un dialetto non-dialetto che astrae dal tempo e dallo spazio protagonisti e luoghi - e la scenografia essenziale: un tavolaccio di legno con tre sedie, tre mele, una bottiglia di vino, un salame appeso a mo’ di lampadario e un fornello su cui cuoce il sugo perpetuo messo a bollire dalla nonna defunta quattro anni prima: “fine cottura mai: l’anima de nonna riviv’ dint’o suc’”.
Tre protagonisti immobilizzati dentro un sud incapace di guardare oltre se stesso, circondato dalla paura e dalla morte, chiuso in una realtà fatta di colline, vento e cibo. Tanto cibo. Ovidio, Ginesio e Maria Guglielma, con le loro piccole e grandi fissazioni, vivono ciascuno la propria tragedia personale: il figlio che vuol lasciare la casa per andare a Roma ma si trova bloccato dal padre-padrone: “sappi che nella vita si poti solo sugnari...”, la madre che vive per la cucina e per una tiella prestata anni prima e mai più riavuta indietro, il padre che aspetta l’arrivo di un ospite d’onore che - forse - risolleverà le sorti di una famiglia unita solo nel segno della morte.
Sarà la violenza neppure troppo mascherata, saranno i riferimenti espliciti alle piccole e grandi contraddizioni della società - al punto che farsi prete per non pagare le tasse appare una soluzione più che logica: “sto per addiventare omo de semichiesa: l’ultima volta che pagai l’IVA sentii la chiamata” - o, più in generale, le battute feroci che i membri di una famiglia cattiva e disgregata si scambiano come fossero coltellate, ma 456 funziona. Funziona scenicamente, funziona a livello recitativo, funziona perché non annoia, funziona perché è originale, funziona per quel suo irresistibile grammelot che abbraccia l’Italia intera in tutta la sua miseria umana. Perché, come insegna il protagonista, Ovidio, “in stu paisi l’unica cosa che ha a serviri è ‘na degna sepoltura”.
456, di Mattia Torre
Con Massimo de Lorenzo, Carlo de Ruggieri, Cristina Pellegrino e Franco Ravera
Regia di Mattia Torre
Al Teatro Piccolo Eliseo fino al 6 gennaio