Teatro Quirino: una nuova stagione di ricerca tra tradizione e innovazione

“Parole d’autore”: è il nuovo slogan della stagione 2018/2019 del teatro Quirino, che promette una qualità di cui è già emblema. Una bocca aperta rossa, simbolo dello stupore per i quasi dieci anni di successi registrati dalla gestione di Geppy Gleijeses, a soli 3 anni dal 150esimo.

Con oltre 5.500 abbonati e quasi 100.000 presenze registrate, il Quirino si attesta come il primo teatro privato romano e per la prossima stagione offrirà ai suoi affezionati: 13 spettacoli invece dei consueti12 a prezzo invariati e senza l’ausilio di nessun finanziamento pubblico. E ironizza Geppy Gleijeses, istrionico attore e direttore del teatro al numero sette a via delle Vergini: “Non prendiamo noi i 12 milioni di euro stanziati per la cultura, ma vorremmo essere altrettanto meritevoli da averne una parte, senza toglierli a nessun altro, insieme ad altri storici teatri come il Sistina, il Cometa”. 

E invece, dal 2009 Gleijeses autonomamente con la sua cooperativa Gitiesse Artisti Riuniti prosegue in questo cammino di trionfi, diversificando ogni anno l’offerta del teatro, che offre anche una biblioteca liberamente consultabile, proiezioni di film patrimonio cult, laboratori ad hoc per le scuole, matinée, progetti di lavoro-studio, laboratori di recitazione per dislessia, disgrafia e problemi di logopedia. 

Tra i classici si ritorna a Pirandello nella prossima stagione con il trittico: “Il Fu Mattia Pascal”, “Il Berretto a Sonagli” e Sei personaggi in cerca d’autore”. Quest’ultimo diretto da Michele Placido, per il Teatro Stabile di Catania, con un adattamento in dialetto e basato su fatti di cronaca contemporanea. “Mi sono ispirato a fatti reali, crudi, odierni, tra cui il femminicidio, le morti bianchi e l’incapacità relazionale, ottenendo a Catania un grande successo di pubblico e critica, con una produzione a basso costo e  attori scelti tra i debuttanti: una pièce pirandelliana nello stile, ma non nella forma”.

Ispirati al cinema: “Otto donne e un mistero” novella noir di Robert Thomas, ispirato al film vincitore del Cèsar di François Ozon, con Debora Caprioglio, già beniamina del Quirino e  Anna Galiena, per la regia di Guglielmo Ferro; “Regalo di Natale” di Pupi Avanti, per la prima volta a teatro con una sua regia e un cast di sensazionali umoristi tra cui Giovanni Esposito (appena reduce da Circus Don Chischiotte, successo nazionale), Filippo Dini (Novantadue: Falcone e Borsellino 20 anni dopo), Giglio Alberti, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase. Spiega il regista Marcello Cotugno: “Niente ci rivela la persona morale come il poker: la partita di Natale rappresenta la crisi valoriale dell’amicizia rispetto al trionfo dell’interesse”; “Operazione San Gennaro: la leggenda”, tratto dal film cult di Dino Risi, nato da un’idea di Alessandro Siani e scritto a quattro mani da Stefano Reali e Massimo Ghini, che ne è anche regista e interprete principale. Già campione di incassi a Napoli, dopo sole tre settimane in cartellone.

E in prima assoluta in Italia “La cena delle belve”: versione italiana della pluripremiata commedia francese “Le repas des fauves” di Vahè Katchà (che a Parigi ha conquistato tre Premi Molière), ultimo adattamento teatrale del compianto Vincenzo Cerami, scomparso quattro anni fa. Una regia doppia, condivisa tra Julien Sibre e la giovane regista Virginia Acqua. “Uno spettacolo di vita vera, che farà salire sul palco la vostra anima, mettendovi in gioco. A Genova il pubblico ci ha premiato con 12 minuti di applausi cronometrati” aggiunge la regista. Il progetto è opera del vulcanico Gianluca Ramazzotti, che da anni inseguiva quest’idea, dopo aver assistito al successo della versione parigina. “E ci sono voluti sei anni per ottenere l’ adattamenti in italiano, il  tempo passava e non arrivava  niente – afferma Ramazzotti alla conferenza stampa – “non sapevo che il maestro Cerami stesse male; non lo sapeva nessuno. Eppure, con grande professionalità, nel febbraio del 2013 mi fece pervenire il lavoro, dicendomi solo di non chiedergli di rimettervi mano. Fu l’ultima sua fatica prima della scomparsa: dopo pochi mesi morì, lasciando questo suo bellissimo adattamento che dipinge con crudeltà ma anche con un tocco di leggerezza il meglio e il peggio dell’animo umano, sullo sfondo della Grande Storia”.

Immancabile anche Geppy Gleijeses e la sua Gitiesse Artisti Riuniti con “Così parlò Bellavista” tratto dal romanzo di Luciano De Crescenzo, con la bravissima Marisa Laurito, Benedetto Casillo e lo stesso Geppy nel duplice ruolo di attore e regista: un’iniziativa nata per celebrare il 90° compleanno del grande autore, su proposta di Siani. Innovativa anche la messa in scena di “Quartet” del commediografo contemporaneo inglese Ronald Harwood, per la regia di Patrick Rossi Castaldi, che segna il ritorno di Giovanna Ralli sul palcoscenico, dopo decenni di assenza. 

Una vera sfida è “I miserabili” di Victor Hugo, un classico imperdibile che ci riporta ai banchi di scuola: una produzione colossale per la regia di Franco Pero, con musiche originali di Antonio di Pofi e la presenza di Franco Branciaroli, indiscutibile talento italiano.

E tra i ritorni magnifici, anche il regista Giancarlo Sepe, che proprio al Quirino debuttò trent’anni fa con “Medea” insieme alla compianta Mariangela Melato. Ora qui innova il classico di Anton Checov “Il Gabbiano” con Massimo Ranieri, in un progetto di metateatro che dà spazio al bel canto in francese e all’originalità. E un inaspettato ritorno anche per Veronica Pivetti con “Viktor Viktoria”: una commedia musicale nota ispirata liberamente all’omonimo film di Reinhold Schunzel, per la regia di Emanuele Gamba. 

E infine, spazio alla danza con il “Balletto di Roma” con il classico “Otello”, per la regia e coreografia di Fabrizio Monteverde, su musiche di Antonin Dvorak.

Una nuova stagione che coniuga l’intrattenimento alla ricerca autoriale, senza perdere il gusto della leggerezza e della tradizione italiana, ispirandosi all’eccellenza cinematografica e aprendosi all’internazionalità teatrale. In una parola: imperdibile.

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