Musica. Paul Young, voce soul

Nel 1983 esce “No Parlez”, l’album del trionfo internazionale

“Vivendo di buoni-pasto 

acqua nel latte, cadeva da un buco nel tetto 

da cui entra la pioggia 

che cosa puoi fare? 

le lacrime della sorellina 

che piange perchè non ha un vestito 

senza una toppa per andare alla festa 

ma, sai, le passerà”

(Love of the common people, Paul Young) 

Una lunga gavetta per un grande cantante

Paul Young, grande cantante britannico emerso negli anni ’80 ha faticato non poco per imporsi dopo una lunga e faticosa gavetta musicale. Attivo dalla seconda metà degli anni Settanta con una serie di band come i Kat Kool, Streetband e Q-Tips, ha dovuto attendere il 1983 per ottenere il meritato successo internazionale. Dopo aver lasciato le tre band in cui la sua voce non aveva trovato il giusto spazio, cerca di ottenere un contratto discografico come cantante solista. La svolta arriva finalmente nel 1982 quando il 26enne compositore di Luton firma per la CBS. I primi due singoli non hanno successo ma la terza canzone, una cover di Marvin Gaye “Wherever I lay my Hat”, arriva inaspettatamente al primo posto in Gran Bretagna. Paul Young ha focalizzato la sua cifra stilistica in bilico tra il soul e il pop. Dopo un altro singolo di successo, “Come back and stay” (arrivato al 4° posto nelle chart) il cantante capisce che era finalmente arrivato il momento di debuttare con un album per mettersi definitivamente alla prova.

“No Parlez”, folgorante debutto

Per la preparazione del primo album Paul Young vuole fare le cose alla perfezione. Sceglie con cura i musicisti e si affida a Laurie Latham come produttrice che aveva lavorato con Manfred Mann, Squeeze, The Stranglers e Echo & the Bunnymen. Gli accurati arrangiamenti sono di competenza del tastierista Ian Kewley e della stessa Laurie Latham. Paul Young vuole dai due un suono moderno, squillante, soul e orecchiabile, in cui la voce deve essere trainante come se fosse uno strumento solista. Gli undici brani vengono composti tra la fine del 1982 e la primavera del 1983 negli studi di registrazione Workhouse di Londra con una vera e propria super band di eccellenti musicisti. Alla batteria Mike Pinder, alle percussioni Kim Leslie, Ian Kewley e Laurie Latham, alle tastiere Ian Kewley, Matt Irving e Steve Bolton, al basso lo straordinario Pino Palladino, alle chitarre Steve Bolton, Matt Irving e lo stesso Paul Young, infine Rico Rodriguez al trombone. 

Mike Pinder e Matt Irving si sono occupati anche della programmazione dei sintetizzatori. Grande importanza è affidata ai cori con le splendide voci di Nimsa Calliza, Chief Dawethi, Eyethu, Zundi Lekaui, Kim Leslie, Wally Loak, Jabu Mbato, Fats Mogoboya, Maz Roberts, Norman Zulu, Ian Kewley e Matt Irving.

Dopo aver scelto accuratamente i musicisti, Paul Young non trascura di assoldare alcuni fra i migliori compositori attivi nella new wave britannica come Jack Lee (Come back and stay), Ian Curtis (Love will trar us apart), Anthony Moore (No Parlez) e lo statunitense Steve Cropper (Iron out the rough spots). Paul Young ha scritto “Broken Man”e Tender Trap”. Musicisti e compositori si mettono totalmente a disposizione della voce di Paul Young con una serie di brani di eccellente qualità e con suoni accurati che fanno da sostegno alle grandi qualità interpretative del leader.

La voce di Young, sia nel registro acuto che in quello grave, offre una notevole performance che stupisce la critica specializzata e il grande pubblico. E i risultati sono immediati. “No Parlez”, pubblicato il 18 luglio del 1983, schizza al primo posto in Gran Bretagna, Germania, Olanda, Svezia e Svizzera, al terzo posto in Nuova Zelanda e Norvegia e al quarto in Austria. In Gran Bretagna ha conquistato ben tre dischi di platino.

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